Letta: «Preoccupati per la situazione. Se si andrà a uno showdown, il Pd è pronto al voto»

Letta: «Preoccupati per la situazione. Se si andrà a uno showdown, il Pd è pronto al voto»

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di Roberto GressiIl leader del Partito democratico: nessun altro governo se cade questo «Non c’è nessun altro governo se cade questo. Troppo alte e impegnative le sfide che il Paese ha davanti». Il segretario del Pd, Enrico Letta, non ha dubbi: «C’è preoccupazione per la situazione. Il partito è comunque in salute ed eventualmente pronto al voto. Non c’è alcuna agitazione, semmai grande determinazione, se si dovesse andare ad uno show down elettorale». Questo è lo scenario che il segretario non teme, ma non quello al quale lavora. Ha incontrato Giuseppe Conte a Cortona, venerdì scorso, all’assemblea della corrente guidata da Dario Franceschini, e da allora i contatti non si sono mai interrotti. Ancora ieri sera, alla vigilia del faccia a faccia tra il leader dei Cinque Stelle e il presidente del Consiglio, Mario Draghi, i due si sono sentiti. L’obiettivo dichiarato di Letta è quello di lavorare con grande impegno per tenere Giuseppe Conte e il Movimento a bordo. Per il Nazareno è quindi soprattutto l’ora della diplomazia e non degli ultimatum, perché la scelta prioritaria è quella di continuare con questo governo e con questa maggioranza fino alla fine naturale della legislatura. Certo, non ci sono sconti possibili. Impensabile andare avanti come se nulla fosse se il leader dei Cinque Stelle scegliesse la strada dell’appoggio esterno al governo. Ma Letta è convinto, e lo va dicendo a Conte, che far prevalere la linea massimalista non solo sarebbe un male evidente per il Paese, ma anche per le prospettive elettorali del suo Movimento. Che senso ha, si ragiona al Nazareno, per un leader che ha fatto il presidente del Consiglio, che ha portato a casa le fondamenta del Pnrr, che ha dato al Movimento una prospettiva istituzionale, farsi mangiare affidandosi a capi popolo come Alessandro Di Battista e Virginia Raggi? Enrico Letta ovviamente vede di quanti ostacoli è irto il cammino per la prospettiva del campo largo, ma non sarà certo lui a mollare, perché è convinto che sia l’unica strada che possa contrastare il passo alle destre, che — per quanto divise — si presenteranno alla fine unite alle elezioni. Al Nazareno in questi giorni si guarda e riguarda l’ultimo sondaggio fatto da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera. E si dice, numeri alla mano: controllate, la sinistra divisa perde. Se invece si unisce, per la prima volta dal 2016, il risultato torna a darle ragione. E questo senza rinunciare alle prospettive di crescita del Pd. Al Nazareno è molto piaciuta l’intervista di Roberto Speranza, che alla Stampa ha detto di vedere la possibilità di un nuovo Ulivo vincente, sotto la guida di Letta. Il segretario del Pd è tutt’altro che contrario a rivedere la legge elettorale, considera quella attuale una normativa pessima, ma teme che i margini per modificarla in Parlamento siano davvero esigui, e quindi è necessario organizzarsi al meglio, in vista del voto del 2023, nell’ipotesi probabile che il sistema non cambi. Non c’è quindi alcun conflitto di sostanza con l’altro uomo forte del Pd, Dario Franceschini, che ieri ha chiuso il lavori della sua componente. Tutti e due pensano che non ci siano margini qualora Giuseppe Conte scegliesse la via della rottura dell’alleanza di governo, semmai il segretario del Pd, anche per il suo ruolo, è maggiormente impegnato perché i conflitti si ricompongano e la rottura non si verifichi. Bocche cucite invece al Nazareno sull’altra polemica di giornata, quella che ha avuto protagonista Franceschini nel ruolo di difensore delle correnti e che ha esplicitamente criticato Nicola Zingaretti, reo di essersi dimesso da segretario del Pd contro la deriva correntizia del partito. Se anche si fosse trattato di un avvertimento trasversale all’attuale guida dei Dem, in vista delle candidature per le elezioni regionali e per quelle politiche, ai vertici non gli si dà importanza, ben altre sono le preoccupazioni del momento. Ci si limita a osservare che le correnti possono svolgere un importante ruolo culturale, che arricchisce il dibattito e il pluralismo interno. Altra cosa sarebbero frazionismo e faide, contro le quali Enrico Letta — che non ha fatto una sua corrente né messo in piedi cerchi magici — si è battuto fin dal primo istante del suo arrivo alla segreteria. 4 luglio 2022 (modifica il 4 luglio 2022 | 07:25) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-04 05:25:00, Il leader del Partito democratico: nessun altro governo se cade questo, Roberto Gressi

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