Lettera alunno bocciato, uno studente ringrazia i suoi prof e risponde: Non ha senso dare la colpa alla scuola  INTERVISTA

Lettera alunno bocciato, uno studente ringrazia i suoi prof e risponde: Non ha senso dare la colpa alla scuola INTERVISTA

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Qualche giorno fa abbiamo pubblicato la lettera di un ragazzo che, dopo la bocciatura, ha scritto in forma anonima alla scuola in cui è emersa tutta la sua delusione nei confronti di un sistema che, a suo avviso, lo ha saputo solo buttare giù.

La lettera è diventata praticamente virale: al ragazzo hanno risposto l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e anche un docente che ha captato subito le sensazioni del ragazzo, ricordando la sua esperienza.

I ringraziamenti di un ragazzo alla scuola

Un altro studente, Rocco Bellantoni, della 5°AH dell’ITT Panella Vallauri di Reggio Calabria, Indirizzo Chimica e Materiali, ha invece scritto una lettera di commiato ai suoi professori che trasuda positività e gratitudine.

“Grazie a ognuno di voi per tutto ciò che avete fatto per noi alunni, per averci strappato dei sorrisi, per averci fatto scoprire ogni giorno un nuovo lato di noi, per aver sempre trovato il tempo di ascoltare i nostri problemi, per averci consigliato, spinto ad agire nel migliore dei modi e insegnato ad amare la vita così com’è e grazie anche per la disponibilità infinita, la comprensione, il bene che ci avete offerto, il tempo sia scolastico sia extrascolastico che avete speso per noi….Tengo a precisare che ognuno di noi ha anche avuto una Professoressa di sostegno sempre pronta a mettersi a disposizione per qualunque cosa. Non ha mai fatto distinzioni tra noi e il suo alunno, in quanto per lei siamo stati tutti suoi alunni, ‘sopportandoci’ per ben diciotto ore a settimana. Grazie di tutto questo Professoressa! Un grazie speciale va anche alla Dirigente Scolastica e al Vicepreside, per averci permesso di frequentare questo Istituto nel miglior modo possibile e per essere sempre stati disponibili nei nostri confronti. Cari compagni, tra qualche giorno usciremo da questa Scuola e le nostre strade si divideranno: vi ringrazio per i cinque anni meravigliosi che abbiamo trascorso insieme e spero che ognuno di noi possa realizzare ciò che il proprio cuore desidera, per poter vivere una vita dignitosa e serena. Non sarà tutto rose e fiori, è normale, ci saranno momenti anche molto difficili da affrontare, ma sono certo che ognuno di noi farà la scelta giusta…. Sappiate che io sarò sempre disponibile per ognuno di voi, compagni e Professori: per ciò che posso, farò sempre il possibile davvero con tutto il cuore”, questo un estratto dal messaggio.

Abbiamo avuto l’opportunità di fare qualche domanda al ragazzo per comprendere meglio il suo stato d’animo e il suo rapporto con la scuola.

Cosa risponderesti alla lettera di un alunno bocciato alla scuola, sicuramente molto negativa rispetto alla tua?

“Risponderei innanzitutto incoraggiandolo a non perdere mai la fiducia in sé stesso e quindi a continuare a impegnarsi dando il massimo. Ovviamente capisco che essere bocciato è un qualcosa che provoca tanto disagio e sconforto, ma è ovvio che la bocciatura è la conseguenza di qualcosa come, in particolare, mancato o scarso studio, disattenzione, numero elevato di assenze oppure un comportamento inadeguato. Queste cause dipendono per la maggior parte da noi, quindi siamo i responsabili di ciò che accadrà a fine anno. Ad esempio, è ovvio che se io tutti i pomeriggi invece di studiare mi metto a giocare oppure uscire con gli amici, il mio profitto non potrà essere pienamente positivo e quindi di conseguenza questo potrebbe portare alla bocciatura. Questa è una mia decisione!! Quindi, secondo me, è importante fare le scelte giuste al momento giusto, perché quando si arriva ai fatti è troppo tardi e tutto risulta inutile. Non ha senso dare colpa alla Scuola, che ha delle regole che devono essere rispettate. I responsabili siamo noi!!”.

Qual è il tuo ricordo più bello di questi cinque anni?

“In questi cinque anni ho accumulato tantissimi ricordi meravigliosi; uno tra questi è recente e riguarda l’ultimo giorno di scuola. I giorni sono trascorsi in fretta, ma forse era ancora troppo presto per renderci conto che dopo quel 10 Giugno non saremmo più rientrati in quella classe, dove abbiamo seguito le lezioni per cinque anni. Quando è arrivato davvero questo fatidico giorno, è stato un giorno particolare, in cui tutti i ricordi, tutte le emozioni si sono sovrapposti, e realizzando che davvero è finita. In quel giorno, insieme ai compagni e ai Professori, abbiamo un po’ ricordato tutti i momenti più belli e importanti che abbiamo trascorso insieme, ma soprattutto abbiamo provato ad immaginare la nostra vita dopo aver trascorso cinque anni insieme, ognuno seguendo la propria strada. È stato un giorno molto emozionante per me e lo terrò sempre nel cuore, insieme a molti altri momenti. Questo mi ha fatto riflettere sul fatto che, a volte, non ci accorgiamo che quello che viviamo quotidianamente è davvero qualcosa di speciale: te ne rendi conto solo nel momento in cui questa quotidianità arriva al termine!”.

“Riguardo ai docenti, potrei scriverci un libro, in quanto mi ritengo fortunatissimo ad avere avuto accanto professori come loro. Hanno trasformato il proprio lavoro in amore e passione nei confronti di noi alunni. Sono sempre stati a disposizione delle nostre richieste, delle nostre curiosità, hanno fatto di tutto per semplificarci lo studio nei momenti difficili che abbiamo trascorso, come esempio il periodo Covid, ma soprattutto si sono impegnati per formarci nel modo migliore possibile, grazie alla passione che hanno avuto nel loro lavoro. Ricordo le spiegazioni di ognuno di loro, come anche le chiacchierate per farci comprendere al meglio gli argomenti, senza trasmetterci eccessiva angoscia. Hanno presentato tutti una grande disponibilità anche al di fuori delle lezioni: molte volte mi è capitato di doverli contattare per qualche necessità e sono sempre stati cortesi, disponibili all’ascolto e a eventuali ulteriori chiarimenti sulle lezioni. Sono sempre stati in grado di consigliarci e farci riflettere quando abbiamo avuto problemi personali o incomprensioni con i compagni di classe. Sottolineo la disponibilità della professoressa di sostegno, che non ha mai fatto distinzione tra il suo alunno e l’intera classe, fornendo consigli, aiuti e disponibilità in tutto e per tutti”.

Cosa ti aspetti dal tuo futuro e quanto credi che gli insegnamenti imparati a scuola ti serviranno?

“Dal futuro mi aspetto quello che io sto costruendo sino ad oggi, perché secondo me, lo costruiamo noi con lo studio, l’astuzia, l’impegno e la volontà che ognuno di noi presenta in modi diversi. Quindi farò sempre del mio meglio. Di sicuro, tutto ciò che ho imparato fino ad oggi, in particolare in questi ultimi cinque anni, segnerà la base del mio futuro, in quanto a scuola ho imparato ad essere responsabile, ad amare le persone che mi stanno accanto, ad accettare i modi differenti di pensare e di fare degli altri, e tanto altro che io considero la base del mio domani”.

Cosa ti ha spinto a scrivere questa lettera?

“La motivazione che mi ha spinto a scrivere questa lettera è stato il desiderio di ringraziare tutti per avermi permesso di trascorrere questi cinque anni insieme. A ciò si è aggiunta la gratitudine nei confronti dei compagni e dei docenti che mi sono stati accanto: porterò sempre nel mio cuore il ricordo di ognuno di loro”.

La docente di sostegno: “Docenti e alunni hanno bisogno di esempi positivi”

Abbiamo intervistato anche la docente, Valentina Buglioni, che ci ha esposto il suo punto di vista.

Nel segnalare la lettera dello studente ha sottolineato il fatto che c’è bisogno di positività nella scuola, a fronte di notizie spiacevoli: a cosa si riferisce?

“Mi riferisco a notizie, anche recenti, di docenti accoltellati da alunni, di insegnanti assenti da scuola per decenni, di episodi di bullismo in classe, tanto per fare degli esempi. Sicuramente questi fatti destabilizzano chi, come me, lavora nel mondo della scuola: professori e alunni hanno bisogno di esempi positivi, che rassicurino tutti e diano un senso al nostro mestiere di educatori”.

Che effetto ha fatto a lei e ai colleghi ricevere una lettera del genere?

“Il testo (di fatto un commiato) è stato letto a sorpresa dal rappresentante di classe al termine del pranzo di fine quinto anno, il clima era di spensieratezza, ma anche velato da un po’ di tristezza e la lettera è stata per tutti una sorpresa di grande impatto emotivo. Docenti e compagni hanno provato commozione, gratitudine, gratificazione ed hanno anche sorriso nel ricordare questi cinque anni trascorsi insieme”.

Che rapporto ha con il suo alunno e con la classe?

“Come docente specializzata ho lavorato con questi ragazzi per cinque anni e per diciotto ore settimanali: ho cercato di essere l’insegnante a sostegno di tutta la classe, aiutando, ascoltando, confortando e scherzando, quando necessario. Sicuramente, avendo molte ore con questi ragazzi, si è creato un legame speciale, ma come me, così è stato per tutti i colleghi: siamo stati un team che ha collaborato sempre nell’ interesse degli alunni e la lettera riassume in maniera semplice e chiara il clima di armonia e serenità respirato in aula. Il nostro rapporto con tutti i ragazzi è stato segnato dal rispetto reciproco: posso affermare, anche a nome dei colleghi, che abbiamo avuto l’onore e il piacere di avere degli alunni meravigliosi”.

Una lettera del genere dà tanta speranza, in un momento in cui la nuova generazione viene demonizzata perché violenta e egoista: questo ragazzo è un’eccezione?

“Assolutamente no: basti pensare che, come precedentemente scritto, tutta la classe è stata esemplare: il clima di serenità, di collaborazione e di armonia si è respirato fino agli Esami di Stato, quando i ragazzi più bravi si sono collegati in via telematica assieme ai compagni che avevano bisogno di aiuto per ripassare. Personalmente ritengo che in Italia ci siano tanti altri esempi come questi: dobbiamo credere che sia così, dobbiamo fare risaltare le positività affinché non siano considerate delle eccezioni, anche perché gli adolescenti spesso prendono ad esempio i coetanei, più che gli adulti”.

Come avete affrontato, da classe unita come scrive il ragazzo, le difficoltà dovute al Covid?

“Collaborando reciprocamente, alunni e insegnanti. Il COVID, per certi versi, ha consolidato le relazioni umane, in quanto abbiamo dovuto fare fronte comune in una situazione di emergenza”.

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