L’Unione europea sta lavorando alla messa al bando del petrolio russo. La notizia – riportata in anteprima dal New York Times — segna un passo in avanti potenzialmente decisivo nelle sanzioni varate dai Paesi occidentali contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca.
Secondo il New York Times, la misura è attualmente in discussione ma non finirà su tavoli ufficiali fino al ballottaggio delle presidenziali francesi, il 24 aprile.
Dati i costi particolarmente elevati di una messa al bando dei prodotti petroliferi importati dalla Russia per alcuni Paesi — e in particolare per la Germania — l’introduzione dell’embargo potrebbe essere graduale.
Se confermata, la decisione europea segnerebbe il secondo passaggio di una strategia mirata alla riduzione della dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili russi — per i quali l’Europa versa alla Russia circa un miliardo di euro al giorno.
Alcuni giorni fa, l’Europa aveva deciso la messa al bando del carbone russo. Non è ancora stato raggiunto un accordo, al momento, né sul petrolio né — soprattutto — sul gas.
La notizia del New York Times arriva mentre il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, reitera le sue pesanti accuse su questo punto ad alcuni Paesi europei. Nella mattinata di giovedì, parlando a un panel di esperti finanziari europei, Zelensky aveva detto che l’Europa deve «smettere di sponsorizzare la macchina militare russa» acquistando idrocarburi da Mosca.
In una intervista alla Bbc, Zelensky ha accusato i Paesi europei che continuano a comprare petrolio russo, parlando di «soldi sporchi del sangue di altre persone». Il presidente ucraino ha chiamato in causa soprattutto la Germania e l’Ungheria, accusandole di bloccare gli sforzi per un embargo sulle vendite di energia. «Alcuni dei nostri amici e partner capiscono che ora è un momento diverso, che non è più una questione di affari e denaro, ma è una questione di sopravvivenza», ha aggiunto.
Come scritto qui, l’Italia importa circa il 40 per cento del proprio gas dalla Russia. Nelle scorse settimane, però, il nostro governo ha avviato (e sta proseguendo con decisione) le mosse per ridurre la dipendenza da Mosca: dopo l’accordo con l’Algeria per 9 miliardi di metri cubi all’anno, ieri è arrivato quello con l’Egitto per altri 3 miliardi (un’intesa firmata dall’Eni, non dal governo, a causa del contenzioso con l’Egitto per l’uccisione di Giulio Regeni e la sostanziale impossibilità di processare in Italia i suoi assassini). Il Presidente del Consiglio Mario Draghi sarà in visita in Angola (mercoledì 20 aprile) e in Congo (giovedì 21) per lo stesso motivo.
Quando gli accordi saranno in vigore, l’Italia potrà rimpiazzare quasi i due terzi delle forniture russe.
Nelle scorse settimane, Mosca ha varato un piano per obbligare gli acquirenti europei a pagare il gas in rubli, attraverso un meccanismo finanziario che passa da Gazprombank, istituto collegato al gigante del gas russo Gazprom. Il presidente russo Vladimir Putin ha minacciato lo stop alle forniture di gas nel caso in cui questo schema non venisse accettato.
Secondo una nota interna dell’Unione europea di cui dà conto l’agenzia Reuters, e che al momento è un documento «tecnico, preliminare e basata su una traduzione non ufficiale del decreto presidenziale russo del 31 marzo scorso», l’Unione europea sostiene che lo schema ideato da Putin costituirebbe comunque una violazione delle sanzioni da parte dei Paesi europei. La nota sottolinea come lo schema ideato da Putin consentirebbe alla banca centrale russa di mantenere un controllo totale sulla quotazione del rublo.
Il governo olandese — secondo Reuters — dirà dunque alle sue aziende di non pagare il gas con quelle modalità, ma di attenersi alle modalità previste dai contratti (che prevedono il pagamento in valuta diversa dal rublo). L’unico Paese europeo ad aver dato la sua disponibilità a pagare in rubli è l’Ungheria.
Nella giornata di oggi, Putin ha sottolineato come per l’Europa sia per ora impossibile sostituire il gas in arrivo dalla Russia («Ciò che sorprende è che i “Paesi ostili” ammettono di non poter fare a meno delle risorse energetiche russe, incluso il gas naturale, per l’Europa il suo sostituto semplicemente non c’è») e annunciato che le esportazioni di energia saranno riorientate verso altri mercati.
Nei giorni scorsi, il presidente statunitense Joe Biden ha incontrato il presidente indiano Narendra Modi per chiedergli di non aumentare l’import di petrolio dalla Russia. Dall’inizio dell’invasione, l’India ha acquistato dalla Russia almeno 13 milioni di barili di greggio, contro i 16 milioni di barili comprati in tutto il 2021, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters.
Nelle scorse ore, la segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen ha avvisato i Paesi che «aiutano la Russia» a sopportare il peso delle sanzioni che «gli Stati Uniti e loro alleati non rimarranno indifferenti».
, 2022-04-14 22:13:00, Secondo il New York Times, la misura è in discussione tra i Paesi europei ma non sarà su tavoli ufficiali fino alla conclusione del ballottaggio delle presidenziali francesi; dati i costi per alcuni Paesi, tra cui la Germania, l’implementazione sarebbe graduale, Redazione Online