di Paolo Conti La scrittrice Lia Levi: serve una reale presa di coscienza morale . La memoria aiuta a fare in modo che un orrore non si ripeta «Una dichiarazione ineccepibile. Non possiamo e non dobbiamo agire o pensare in base a un preconcetto, basandoci solo sulle origini politiche o partitiche. L’essenziale è ciò che viene detto ora. Anche se, sia ben chiaro, noi non abbassiamo la guardia». Così Lia Levi, 91 anni, scrittrice e storica ebrea scampata alla Shoah, commenta le dichiarazioni di Giorgia Meloni sul 16 ottobre. Lia Levi ha fondato e diretto la rivista Shalom, ha poi scritto numerosi libri di successo: il più significativo è Una bambina e basta, in cui racconta l’atroce storia della sua espulsione da scuola per la sola «colpa» di essere ebrea. Dunque Giorgia Meloni ha colto il punto del 16 ottobre con la sua dichiarazione? «Anche se dentro di noi può esserci un dubbio, comprensibile viste le radici politiche di Giorgia Meloni, dobbiamo sempre sperare che ci sia la reale e definitiva presa di coscienza morale e storica di ciò che è accaduto in quel 16 ottobre qui a Roma. La dichiarazione, lo ripeto, è ineccepibile e spero che ora non ci sia qualcuno che pensi a un mio sdoganamento o altro, per carità. Non abbassiamo la guardia, semplicemente la frase corrisponde alla verità. La memoria serve davvero a fare sì che un orrore non si ripeta». Può contare il fatto che Giorgia Meloni sia romana, cresciuta alla Garbatella, e che quindi conosca da sempre anche i particolari del rastrellamento? «Penso di sì, la Giornata della Memoria è ormai entrata nella cultura diffusa italiana. Ma uscendo da Roma in pochi hanno la percezione della tragedia di quel giorno, di quella ricerca degli ebrei romani casa per casa. La dichiarazione riporta all’attenzione nazionale la pagina più nera della storia degli ebrei romani, così come lo è stata l’attentato del 1982, rievocato giorni fa con l’importantissima presenza del presidente Mattarella in Sinagoga». Giorgia Meloni usa l’aggettivo «nazifascista»: un rastrellamento non solo degli occupanti nazisti ma anche degli stessi fascisti italiani, com’è nella realtà storica. «In effetti è molto significativo. Il rastrellamento è stato purtroppo citato, in tante ricostruzioni storiche, come un’azione esclusivamente nazista. Invece è necessaria la consapevolezza di quanto il fascismo fosse coautore di quell’orrore. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare che a bussare alla porta dei questi ebrei inermi furono anche miliziani fascisti» La presidente della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello, ha rivendicato in sinagoga davanti al presidente Mattarella che gli ebrei italiani sono fieri di essere italiani anche se qualcuno spesso lo dimentica… «Capita anche a me di sentir parlare di ebrei “e” italiani. Quella particella, “e”, svela un retropensiero. Noi siamo ebrei italiani. Punto». 16 ottobre 2022 (modifica il 16 ottobre 2022 | 20:08) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-16 19:22:00, La scrittrice Lia Levi: serve una reale presa di coscienza morale . La memoria aiuta a fare in modo che un orrore non si ripeta, Paolo Conti