La lezione di Enzo Biagi: un giornalismo senza  inutili orpelli

La lezione di Enzo Biagi: un giornalismo senza inutili orpelli

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di Aldo Grasso

Il documentario di Enrico Salvatori è il più bello e completo della vita professionale del grande giornalista. Una gigantesca miniera di materiali d’archivio Rai

Domenica, nel giorno del q uindicesimo anniversario della morte, Rai Cultura ha dedicato l’intera programmazione del pomeriggio di Rai Storia aEnzo Biagi (1920 – 2007) : un lungo palinsesto scandito dai suoi programmi e dai suoi reportage, e arricchito dai ricordi delle figlie Bice e Carla e di Franco Iseppi. La Rai deve molto a Biagi, fin dal settembre 1961 quando Ettore Bernabei lo chiamò alla direzione del telegiornale. Si pensò allora che l’arrivo di un professionista stimato potesse aprire una nuova epoca nell’informazione paludata della Rai. Biagi chiese solo di poter scegliere giornalisti svincolati dai partiti. Scelta impossibile, e il suo incarico durò pochi mesi. Sarebbe lungo qui fare l’elenco di tutti i suoi programmi. Consiglio di vedere «Enzo Biagi, giornalista» di Enrico Salvatori, il documentario più bello e completo sulla sua vita professionale, una gigantesca miniera di materiali d’archivio Rai.

Il tono quasi dimesso, che rappresenta la cifra inconfondibile di ogni programma tv di Biagi, è in realtà il frutto di un ostinato lavoro di spoliazione. La sua prosa tv è sempre stata senza aggettivi, ha mirato all’essenziale, ha sfrondato ogni orpello inutile: questo significa buttare via immagini, prosciugare le sequenze, disadornare i servizi. Nell’epoca trionfante del giornalismo spettacolo, Biagi si è ostinato a proporre lo spettacolo di un giornalismo che tocca ancora una corda molto nascosta e raggiunge il sortilegio più raro, quello dell’essenzialità. Amava raccontare i fatti: «Buttar giù un parere, in fondo, sarebbe più facile. Ma credo che la gente da me si aspetti altro: prima dei commenti, le certezze. E le sole certezze che può dare un giornalista sono i fatti. Niente è più dimostrato di ciò che è accaduto».Il grande insegnamento di Biagi è stato quello di forzare ogni acquiescenza, di lasciarsi sempre spingere dalla curiosità.

7 novembre 2022 (modifica il 7 novembre 2022 | 22:32)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-11-07 21:33:00,

di Aldo Grasso

Il documentario di Enrico Salvatori è il più bello e completo della vita professionale del grande giornalista. Una gigantesca miniera di materiali d’archivio Rai

Domenica, nel giorno del q uindicesimo anniversario della morte, Rai Cultura ha dedicato l’intera programmazione del pomeriggio di Rai Storia aEnzo Biagi (1920 – 2007) : un lungo palinsesto scandito dai suoi programmi e dai suoi reportage, e arricchito dai ricordi delle figlie Bice e Carla e di Franco Iseppi. La Rai deve molto a Biagi, fin dal settembre 1961 quando Ettore Bernabei lo chiamò alla direzione del telegiornale. Si pensò allora che l’arrivo di un professionista stimato potesse aprire una nuova epoca nell’informazione paludata della Rai. Biagi chiese solo di poter scegliere giornalisti svincolati dai partiti. Scelta impossibile, e il suo incarico durò pochi mesi. Sarebbe lungo qui fare l’elenco di tutti i suoi programmi. Consiglio di vedere «Enzo Biagi, giornalista» di Enrico Salvatori, il documentario più bello e completo sulla sua vita professionale, una gigantesca miniera di materiali d’archivio Rai.

Il tono quasi dimesso, che rappresenta la cifra inconfondibile di ogni programma tv di Biagi, è in realtà il frutto di un ostinato lavoro di spoliazione. La sua prosa tv è sempre stata senza aggettivi, ha mirato all’essenziale, ha sfrondato ogni orpello inutile: questo significa buttare via immagini, prosciugare le sequenze, disadornare i servizi. Nell’epoca trionfante del giornalismo spettacolo, Biagi si è ostinato a proporre lo spettacolo di un giornalismo che tocca ancora una corda molto nascosta e raggiunge il sortilegio più raro, quello dell’essenzialità. Amava raccontare i fatti: «Buttar giù un parere, in fondo, sarebbe più facile. Ma credo che la gente da me si aspetti altro: prima dei commenti, le certezze. E le sole certezze che può dare un giornalista sono i fatti. Niente è più dimostrato di ciò che è accaduto».Il grande insegnamento di Biagi è stato quello di forzare ogni acquiescenza, di lasciarsi sempre spingere dalla curiosità.

7 novembre 2022 (modifica il 7 novembre 2022 | 22:32)

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Pietro Guerra

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