Licei annacquati? No, grazie. E ora di rivalutate gli istituti tecnici di qualità

Licei annacquati? No, grazie. E ora di rivalutate gli istituti tecnici di qualità

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di Anna Rosa Besana e Rossella Gattinoni*

Contro la divisione in scuole di serie A (licei) e di serie B (istituti tecnici e professionali), ridare dignit all’istruzione tecnica. E sottoporre a screening i nuovi licei facilitati: non sempre togliere il latino stata una buona idea

Che cos’ un liceo? Che cosa si intende per istruzione liceale? Al di l degli indirizzi specifici, liceo significa prima di tutto palestra mentale, acquisizione di conoscenze e competenze teoriche, sviluppo di strategie di apprendimento. Detto pi semplicemente, chi frequenta un liceo acquisisce non tanto, o solo, contenuti, ma un metodo che gli permetter di continuare a imparare, cos che gli argomenti studiati potranno anche essere solo parzialmente ritenuti, ma avranno creato humus fertile per la formazione continua. Lo sa bene chi ha sudato su versioni di latino o greco, domandandosi perch tanta fatica, non trovando, nell’immediato, una risposta soddisfacente. Salvo poi rivalutare la fatica quando si cimenta in ambiti completamente diversi, magari scientifici, in cui ritrova sorprendenti affinit metodologiche. Dunque, come si sempre detto, il liceo forma, non insegna un mestiere o rende capaci di attivit pratiche (eccezion fatta, forse, per l’artistico e il musicale) perch poi l’obiettivo quello di proseguire gli studi all’universit.

Purtroppo, tali caratteristiche sono spesso messe in contrapposizione a sminuire quelle peculiari dell’istruzione tecnica. Un rapido excursus storico conferma tale meccanismo. a partire dalla Riforma Gentile che nata la dicotomia tra istruzione liceale (riservata alla preparazione delle classi dirigenti) ed istruzione tecnica, a riprodurre, gi allora, una anacronistica contrapposizione tra cultura umanistica e cultura scientifica in una societ avviata ad una rapida industrializzazione. Dagli anni 70 in poi si assiste a una pletora di sperimentazioni e riforme, spesso calate dall’alto e condizionate da bisogni economici o spinte ideologiche. Tra aperture e chiusure di indirizzi fra i pi variegati, si registrato un aumento esponenziale, un accumulo di offerte educative, alcune vecchie e obsolete, altre profondamente innovative, tutte senza un monitoraggio attento degli obiettivi di processo e di quelli di risultato.

Tra il 1988 e il 1994 vi stato un ambizioso tentativo di riforma, messo in atto dalla Commissione Brocca. Il punto di partenza era l’esigenza di aggiornare i programmi del biennio delle superiori in vista dell’innalzamento a sedici anni dell’obbligo scolastico. Vi era la convinzione della necessit di mettere al centro della pratica didattica lo studente e il principio che si dovesse assicurare a tutti un sapere comune. Ecco, quindi, il disegno di un biennio unico per tutti i tipi di scuola con discipline comuni, a cui si affiancavano altre di indirizzo che avrebbero dovuto orientare le scelte degli studenti tra corsi diversificati: classico, linguistico, socio-pedagogico, scientifico, tecnologico, economico, artistico, professionale. Anche al triennio si manteneva la divisione al 50% tra discipline comuni (con filosofia presente in tutti gli ordinamenti) e materie di indirizzo. Insomma, il tentativo era di dare pari dignit a ogni indirizzo. Negli istituti tecnici la tendenza a implementare lo studio delle discipline umanistiche era controbilanciata da una altrettanto evidente valorizzazione di quelle tecniche. La sperimentazione Brocca naufraga abbastanza rapidamente per questioni burocratiche.

Si arriva cos all’anno scolastico 2010-2011 quando viene varata la Riforma Gelmini che opera una drastica riduzione degli indirizzi esistenti e del monte ore. I licei sono ridotti a una manciata: classico, scientifico, linguistico, delle scienze umane (che ha assimilato gli istituti magistrali) con un taglio deciso degli indirizzi esistenti e delle varie sperimentazioni; ad essi si affianca il liceo musicale e coreutico e liceo artistico. Altra novit: l’introduzione di due nuovi percorsi opzionali senza il latino, scienze applicate ed economico-sociale. Per quanto riguarda gli istituti tecnici anche qui si riducono indirizzi (da 39 a 11) e monte ore. In tutto questo rincorrersi di riforme, ci che apparso da subito evidente come si sia indirizzata l’attenzione pubblica sul liceo come luogo d’elezione dell’istruzione, riproponendo un dualismo, che sottende un giudizio di valore, lesivo del significato stesso di scuola. Se, come la Strategia di Lisbona del lontano 2000 aveva caldeggiato, necessario che l’istruzione si ampli nei termini di una scuola che crei competenze adeguate al contesto economico sociale di riferimento, nell’ottica di un reale lifelong learning (apprendimento continuo), ecco che le scelte effettuate negli ultimi decenni non hanno centrato l’obiettivo. Questi i punti critici, tra l’altro oggetto di osservazione dell’UE: abbandoni scolastici, livello di istruzione, formazione continua al di l dell’apprendimento formale (a scuola). E l’Italia, rispetto agli altri Paesi dell’UE ben indietro.

Uscire dal divario netto tra formazione tecnica e liceale, cercando di divellere quel pregiudizio che pone il sistema scolastico diviso in istruzione di serie a (liceale) e di serie b (tecnica e poi professionale) arrecherebbe vantaggi a tutti. Chi insegna sa che spesso si creano situazioni difficili perch la scelta non adeguata dell’indirizzo di studi produce nell’alunno disamore per la scuola in toto. Se, come da anni gli psicopedagogisti spiegano, esistono intelligenze multiple, ognuno dovrebbe essere posto nelle migliori condizioni per sviluppare le proprie potenzialit seguendo le inclinazioni naturalmente presenti. Non tutti possono sudare e poi gioire dell’esito di una traduzione di Tacito. Allora la strada non : creo un liceo semplificato, tolgo il Latino, aggiungo un’altra disciplina (magari dal nome altisonante), riduco il numero di ore di materie scientifiche o teoriche; piuttosto favorisco l’accesso ad un’istruzione diversa dove le potenzialit di ognuno vengano valorizzate, innalzando il pregio dell’istruzione tecnica su un piano del tutto paritario a quella liceale. E qui, davvero occorre un cambio di rotta radicale per orientare l’immaginario collettivo ad un corretto approccio al tema dell’istruzione.

Che poi il meccanismo attuale non funzioni o si inceppi evidente negli studi terziari, altro punto debole dell’istruzione in Italia, con il numero di laureati che, negli anni, fatica a crescere. Oppure si vogliono creare lauree ad hoc? Ma poi spendibili come? Quando si cambia, o si propongono nuove prospettive, un’occhiata agli esiti potrebbe essere illuminante: se il Liceo, secondo le caratteristiche indicate, funziona, allora il successo universitario va da s. Quali tipologie di liceo indirizzano adeguatamente agli studi universitari? Se le varie riforme non hanno dato grande valore aggiunto, dai modelli che funzionano meglio che bisognerebbe partire prima di operare scelte di qualsiasi tipo. Analizzati i vari piani di studi, valutati obiettivi e competenze perseguiti, si potrebbe capire perch alcuni garantiscano maggior successo rispetto ad altri. Per arrivare ad una valutazione obiettiva, infine ma non ultimo, importante prescindere da ogni sostrato ideologico che orienta pregiudizialmente e non permette di leggere oggettivamente i dati di realt. In un mondo in cui i cambiamenti dettati da scienza, economia, tecnica sono rapidissimi, non si pu chiedere alla scuola acquiescenza e adattamento acritico, quanto piuttosto apertura e visione.

*docenti di Lettere dell’IISS A. Greppi di Monticello in Brianza (Lecco)

18 luglio 2023 (modifica il 18 luglio 2023 | 19:39)

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