di Pasquale Elia
A Campovolo oltre 100.000 fan per il cantante. «Amo l’Italia ma troppe cose non funzionano». Duetti con De Gregori, Finardi, Bertè
CAMPOVOLO È una notte in Italia in cui qualcuno è tornato a urlare contro il cielo. Un grido che gli è rimasto strozzato in gola per due anni e che avrebbe potuto spedire da solo verso le stelle godendosi il coro dei 103 mila paganti di Campovolo. E invece Ligabue ha voluto condividere quel gesto liberatorio con alcuni colleghi inaugurando con loro la nuova RCF Arena di Reggio Emilia. D’altronde festeggiare «30 anni in un giorno» può essere faticoso e farsi aiutare da un po’ di amici a spegnere le candeline aiuta a trasformare il concerto in una grande festa di circa tre ore ad alto tasso di decibel.
Una lunga cavalcata che si snoda attraverso 31 canzoni che ripercorrono tutta la carriera di un rocker nominato di recente Ufficiale dell’Ordine al merito. Certo, ne è passato di tempo da Anime in plexiglass che aprì la strada ad una vita Su e giù da un palco e che ha permesso al Liga di incrociare la strada di altri protagonisti della musica italiana che ieri hanno diviso il palco con il festeggiato: da Loredana Bertè a Elisa, da Mauro Pagani a Gazzelle («l’ho scoperto dopo aver visto in rete una sua versione toccante di L’amore conta, lo metto tra quelli bravi») da Eugenio Finardi a Francesco De Gregori. E con quest’ultimo, gettando forse un ideale ponte con Viva l’Italia , a Luciano è venuto naturale duettare su Buonanotte all’Italia. «Sarà che a 62 anni divento sempre più sentimentale — racconta Ligabue dietro le quinte — ma quella canzone è nata come una lettera d’amore frustrato al mio Paese ed è ancora così. Tuttavia provo amore ma anche disprezzo per le cose che non funzionano. Un doppio sentimento che mi fa sentire legato alla mia nazione nonostante tutto».
Ma nell’anno in cui nell’Europa dell’est le bombe distruggono cose e persone, è inevitabile che il brano Il mio nome è mai più (realizzato nel 1999 insieme con Piero Pelù e Jovanotti per schierarsi contro la guerra nella ex Jugoslavia i cui proventi furono destinati a Emergency) finisca al centro delle chiacchiere prima di salire sul palco. Avrebbe dovuto cantarlo con Piero Pelù, tra gli ospiti annunciati, ma poi è stato costretto a dare forfait per via di una caduta dal palco di pochi giorni fa a Milano.
Un’assenza che non impedisce a Luciano di ricordare lo spirito con cui fu composto quel pezzo, evidentemente molto simile all’indignazione che prova oggi: «L’anno scorso si è raggiunta una cifra record per la spesa militare. Un dato che mi affligge, perché con il nostro armarci, la tanto decantata civilizzazione non fa altro che trasformarci in una bomba che si innesca». E tanto per essere chiari su come la pensa sul conflitto in Ucraina, sul palco Liga si fa raggiungere dal suo storico manager, Claudio Maioli, che alla platea mostra le scritte sulla sua maglietta: «Io non sono un pacifista, io s ono contro la guerra». Firmato: Gino Strada.
Il programma della serata va avanti consentendo qualche attimo di stop solo tra un cambio di set e un altro. Anche perché gli ospiti che hanno deciso di raggiungere questo rocker resident (è il suo terzo Campovolo, senza contare i concerti degli esordi e Italia Loves Emilia) non sono pochi. Ognuno peraltro chiamato da Luciano per dei motivi non casuali. Il duetto con Eugenio Finardi su Musica ribelle, ad esempio: «Nel 1990 feci il primo concerto a Milano aprendo i suoi show. Inoltre, negli anni 70, il testo di quel brano era una chiamata a svegliarsi e a darsi da fare. Ed era il miglior esempio di come una canzone d’autore potesse sposarsi ad uno spirito rock». E anche qui, giusto per rimarcare le sue posizioni in merito alla guerra, sullo sfondo del palco compare una bandiera della pace.
Per inaugurare questa arena unica in Italia, in scaletta Ligabue mette in fila tutte le sue hit per non scontentare nessuno dei presenti. Perché questo è il suo giorno dei giorni che aspettava di celebrare da tempo. Ma, dopo gli anni passati lontano dai palchi per colpa della pandemia, non è che il suo primo bagno di folla perché Il meglio deve ancora venire e perché i Sogni di rock and roll non svaniscono tutti in una notte, anche se magica.
4 giugno 2022 (modifica il 4 giugno 2022 | 23:49)
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