di Francesco Giambertone
Tre puntate sul sito del Corriere in cui la senatrice a vita racconta la sua storia: dalle leggi razziali alla deportazione, dall’amore per il padre a quello per il marito, in un racconto potente, delicato e onesto
Per convincersi a raccontare cos’era stata la sua vita nel campo di concentramento di Auschwitz, Liliana Segre ci ha messo diversi decenni. Fu Goti Bauer, sopravvissuta come lei e diventata presto un’attivista contro gli orrori della Shoah, a spingerla a trasformare la sua esperienza in una testimonianza utile per gli altri; a cristallizzare il ricordo tenendolo vivo, per salvare s stessa e invitare le generazioni future a non dimenticare, imparando la terribile lezione della storia. Lo stesso motivo di fondo per cui dal 2005 le Nazioni unite hanno istituito un Giorno della memoria, in cui le voci come quella di Liliana Segre arrivano pi forti.
Quella di Liliana Segre, come lei stessa ha raccontato a Myrta Merlino nel podcast Tienimi la mano, 3 puntate prodotte da Chora Media in collaborazione con My communication per il Corriere della Sera e che oggi pi che mai vale la pena di ascoltare, una storia di molte vite.
(Qui sotto la prima puntata del podcast, qui la serie completa)
la storia della Liliana bambina, rimasta presto orfana di madre, e figlia di Alberto, padre premuroso, che un giorno scopre dall’indifferente maestra Cesarina di non poter pi andare a scuola, per le leggi razziali. Cos, come molti altri, tenta la fuga in Svizzera attraverso il gelo delle Alpi ma finisce a San Vittore, e poi sul treno che la deporter ad Auschwitz, dove perder suo pap.
C’ la Liliana selvaggia e ineducata, quella che riemerge dall’inferno del campo con un numero tatuato sulla pelle da tenere nascosto, ma che al mare divide l’asciugamano con il ragazzo di cui s’innamorer, e che un po’ – racconta a distanza di ottant’anni – la rimetter al mondo; e c’ la Liliana adulta, che soffoca il dolore fino alla depressione, ma che a un certo punto riesce ad accettarlo e sceglie di ricordare, di elaborare e farsi voce.
Con potenza, delicatezza e onest, il racconto di Liliana Segre a Myrta Merlino in Tienimi la mano (ascoltabile qui) non nasconde nemmeno le piccole meschinit a cui un orrore come quello dell’Olocausto pu condurre: la Liliana ragazza che nel campo di concentramento non pronta a condividere con nessuno la sua misera razione di cibo, costretta all’egoismo dall’istinto di sopravvivenza.
E con la sua voce di oggi, anziana e insieme forte, svela che tutt’ora prima di dormire guarda ancora una foto del padre, quell’Alberto che le tenne la mano fino alle porte di Auschwitz, e pensa a quando, pi tardi possibile, si ricongiungeranno. La Liliana che ripensa all’amore di una vita, Alfredo, e si rammarica perch oggi, a 92 anni, dopo tutto quello che ha passato, vorrebbe aggiungere qualche scena ancora al film della sua incredibile vita.
26 gennaio 2023 (modifica il 26 gennaio 2023 | 19:20)
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