Linsegnante referente formato sulle tematiche adottive e linserimento degli alunni nelle classi. Cosa fa

Linsegnante referente formato sulle tematiche adottive e linserimento degli alunni nelle classi. Cosa fa

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Cosa fa l’insegnante referente, formato sulle tematiche adottive (a tal riguardo si segnala che la CAI, grazie al protocollo con il MI ha messo a disposizione un apposito modulo di formazione ad hoc fruibile in modalità online), a seguito delle disposizioni organizzative contenute nelle “Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio delle alunne e degli alunni che sono stati adottati” trasmesse con nota 1589 del giorno 11 aprile 2023 del Ministero dell’istruzione e del merito

Durante la prima accoglienza precedente l’iscrizione porta a conoscenza della famiglia adottiva che contatta la scuola:

  • i progetti inseriti nel PTOF;
  • le eventuali esperienze e conoscenze pregresse nel campo dell’adozione;
  • le risorse e gli strumenti disponibili volti a facilitare l’inserimento dei bambini e dei ragazzi che sono stati adottati.

Le informazioni necessarie e i dati sensibili

Il docente referente appositamente individuato dal DS (o il Dirigente scolastico stesso) raccoglie tutte quelle informazioni utili per garantire un corretto inserimento degli alunni, servendosi degli strumenti suggeriti nelle Linee di Indirizzo e, per la verità, non solo di quelli. Le “Linee di Indirizzo suggeriscono alcune informazioni sulle quali fare leva ma da utilizzare con molta cautela trattandosi, pur sempre, di dati sensibili:

  • Nome e cognome dei bambini o dei ragazzi;
  • Indicazioni sulla tipologia di adozione: necessario e più che altro utile individuare se si tratta di adozione nazionale o di adozione internazionale;
  • sottolineare se si tratta di periodo di affido preadottivo;
  • Provenienza geografica;
  • età di inizio della scolarizzazione nel paese di origine (nei casi di bambini e bambine nati all’estero);
  • eventuale pregressa scolarizzazione dei bambini (o assenza di scolarizzazione);
  • possesso di eventuale documentazione di pregressa scolarizzazione;
  • Eventuale valutazione degli operatori dei servizi e/o degli Enti Autorizzati sulla situazione emotiva e affettiva del bambino.
  • Esperienza dei genitori rispetto all’inserimento in famiglia.
  • Durata del periodo di ambientamento del bambino nella nuova famiglia prima dell’entrata a scuola;
  • tempo trascorso dall’arrivo in Italia al loro inserimento in famiglia per i bambini e le bambine nati all’estero;
  • Potenziale situazione di età presunta.

L’età presunta e i passaggi a classi diverse dopo il primo inserimento

Ci sono alunni (bambini e ragazzi) con un’età dichiarata di uno o più anni diversa da quella reale. In questi casi dopo un primo periodo di inserimento scolastico e sulla base delle capacità manifestate, possono necessitare di transitare ad una classe inferiore o successiva. La scuola deve pertanto prevedere la possibilità di consentire il passaggio a classi diverse attraverso specifici percorsi di flessibilità.

Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) è necessario? Sì, per attivare percorsi personalizzati che tengano conto della speciale attenzione richiesta

Dopo il primo inserimento in una classe di un alunno straniero è possibile prevedere un secondo incontro specifico scuola-famiglia. Gli incontri successivi possono naturalmente anche – ma non solo – essere finalizzati alla definizione (se necessario e utile) di un Piano Didattico Personalizzato (PDP) utile a questo ad agevolare il primo inserimento. La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 e la conseguente Circolare applicativa n. 8 del 6 marzo 2013 ben descrivono la complessa realtà delle nostre classi evidenziando che “ogni alunno con continuità o per determinati periodi, può evidenziare bisogni educativi speciali: o per motivi fisici, biologici o fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta.” Nel caso degli alunni adottati, bisogna prevedere dunque, laddove si mostri necessario, la possibile elaborazione del PDP in ogni momento dell’anno, fermo restando che, se tra l’arrivo a scuola dell’alunno e la chiusura dell’anno scolastico non vi è il sufficiente tempo utile per l’osservazione e la stesura del documento, la scuola dovrà comunque prevedere delle misure didattiche di accompagnamento da formalizzare nel PDP nell’anno scolastico successivo. Al riguardo appare utile rammentare che l’eventuale elaborazione di un PDP ha lo scopo di attivare percorsi personalizzati che tengano conto della speciale attenzione richiesta mettendo in campo tutte le strategie educative e didattiche ritenute opportune nella fase di accoglienza e/o di transizione tra gradi di scuola.

Il docente referente e le famiglie

Dunque, quale è il ruolo del docente referente nei rapporti con le famiglie? Nelle fasi descritte prima, il docente referente offre alla famiglia:

  • informazioni sul sostegno psicopedagogico (per le scuole dotate di apposito sportello);
  • disponibilità a collaborare con altre risorse e servizi del territorio.

Il docente referente e i docenti

Il docente referente collabora, anche, con gli insegnanti di riferimento degli alunni nelle fasi di accoglienza per:

  • renderli partecipi delle specificità ed eventuali criticità;
  • monitorare il percorso educativo/didattico in accordo con la famiglia e i docenti di riferimento;
  • partecipare, se richiesto, agli incontri di rete con altri servizi, sempre previo accordo della famiglia e dei docenti di riferimento.

I docenti del consiglio di classe

In presenza di alunni adottati, il consiglio di classe attiva prassi mirate a valorizzarne le specificità, a sostenerne l’inclusione e a favorirne il benessere scolastico. Nello specifico, quindi:

  • partecipano a incontri di formazione mirata sulle tematiche relative all’adozione;
  • si fanno carico di avere, in classe, un atteggiamento di tipo equilibrato, evitando di sovraesporre gli studenti adottati e, congiuntamente, di dimenticarne le specificità;
  • se necessario, predispongono percorsi didattici personalizzati calibrati sulle esigenze di apprendimento dei singoli;
  • tengono contatti costanti con le famiglie ed eventualmente con i servizi pubblici e/o privati che accompagnano il percorso post-adottivo.

Le famiglie dell’alunno adottato 

Ultimo elemento importante in questo rapporto sono, evidentemente, le famiglie. Sono loro, infatti, destinate a collaborare con la scuola al fine di favorire il benessere e il successo scolastico dei propri figli. Pertanto:

  • danno alla scuola tutte le informazioni necessarie a una conoscenza del minore al fine di garantirne un positivo inserimento scolastico;
  • recuperano e forniscono, ove possibile, ogni utile informazione sul percorso scolastico pregresso del proprio figlio;
  • sollecitano la motivazione e l’impegno nello studio del figlio con giusta misura, nel rispetto quindi dei suoi tempi e delle sue possibilità di apprendimento;
  • mantengono contatti costanti con i docenti, rendendosi disponibili a momenti di confronto sui risultati raggiunti in itinere dall’alunno.

LINEE DI INDIRIZZO, NOTA e ALLEGATI

Minori adottati, nuove linee guida: cosa fa il Dirigente, adempimenti scuola, circolare pronta da scaricare. SPECIALE per gli abbonati PLUS

Adempimenti e provvedimenti con cui si formalizza il rapporto dell’alunno adottato e della sua famiglia con l’istituzione scolastica

I documenti previsti dalla normativa per l’iscrizione di un alunno adottato nelle scuole italiane: in allegato un esempio di scheda di raccolta informazioni a integrazione dei moduli d’iscrizione

Minori adottati, cosa fa il Dirigente: competenze e priorità

Trasmissione “Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio delle alunne e degli alunni che sono stati adottati – 2023”. Scarica circolare

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