Lintelligenza artificiale prenderà il posto delluomo nelle professioni intellettuali. Nei prossimi 10 anni 300 milioni di posti di lavoro a rischio

L’avanzamento tecnologico, in particolare nel campo dell’intelligenza artificiale (AI), sta portando a cambiamenti radicali nel mondo del lavoro.

Un recente studio di Goldman Sachs, come riportato da La Stampa, evidenzia come siamo all’orlo di un vero e proprio “tsunami” in termini di impatto sul lavoro.

A novembre 2022, OpenAI ha rilasciato ChatGPT, un esempio emblematico di AI generativa. Questa tecnologia è capace di scrivere testi e creare immagini con una precisione quasi umana. In soli dodici mesi, ChatGPT ha raggiunto 1,5 miliardi di utenti e una valutazione di circa 80 miliardi di dollari. Questo fenomeno non è isolato, con competitori come Bard di Google e Grok di Elon Musk che entrano in scena. L’uso di queste AI spazia dalla scrittura di e-mail alla gestione finanziaria, dalle previsioni all’elaborazione di siti web e applicazioni.

Goldman Sachs avverte che nei prossimi dieci anni, l’AI potrebbe rimpiazzare circa 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno, rappresentando un quarto delle attività lavorative in Stati Uniti e Europa. Il Word Economic Forum stima che 85 milioni di posti di lavoro potrebbero essere sostituiti già entro il 2025. Sebbene i report indichino che l’AI possa generare nuove professioni, esiste l’evidente rischio che molte attività umane vengano replicate dai software.

Una peculiarità preoccupante di questa ondata tecnologica è che non si limita a sollevare l’uomo dai compiti manuali, ma si estende a quelli intellettuali. Ciò sottolinea un cambiamento fondamentale nella natura del lavoro, dove le capacità cognitive umane si trovano in concorrenza diretta con le capacità di elaborazione delle AI.