Lipu, i Rifugi climatici per le grandi migrazioni. Così si salva l’ecosistema

Lipu, i Rifugi climatici per le grandi migrazioni. Così si salva l’ecosistema

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di Paola D’Amico

L’obiettivo è creare aree da destinare agli uccelli d’alta quota colpiti dai cambiamenti climatici, una sorta di «stazioni di posta». L’iniziativa e una mostra a Parma

Li chiamano «Rifugi climatici», sono aree da destinare agli uccelli d’alta quota colpiti dai cambiamenti climatici, una sorta di «stazioni di posta», luoghi sicuri dove riposare e dove trovare cibo. È un sogno della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) che è diventato progetto e viene raccontato con una mostra a Parma (aperta fino al 28 febbraio) all’interno della nuova sede nazionale, «Casa Lipu», nata dall’acquisto (grazie a una donazione importante) e rigenerazione di un capannone industriale dismesso, mille metri quadrati nei pressi della Stazione ferroviaria. E qui non poteva non trovare posto anche un giardino per uccelli e insetti con recupero dell’acqua piovana.

Un’occasione per lanciare un messaggio contro il consumo di suolo. Quanti luoghi simili nelle periferie delle nostre città potrebbero essere così rivitalizzati? Ma è nelle zone di alta quota che ora dovranno nascere i Rifugi. Nelle aree montuose, laddove il clima si sta riscaldando a circa una velocità doppia rispetto al normale. E gli uccelli sono particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici, in particolare la pernice bianca, il fringuello alpino, il sordone e lo spioncello, che infatti sono le 4 specie «target» di uno studio effettuato per capire a che punto di non ritorno siamo arrivati. I «rifugi climatici» sono aree chiave che possono permettere la sopravvivenza a specie e habitat minacciati dai cambiamenti climatici e che dovranno andare a integrare la rete delle aree protette esistenti. Sono luoghi in cui il degrado ambientale, il disturbo e altre interazioni di origine antropica (per esempio gli impianti sciistici) dovranno essere evitati a tutti i costi. E dovranno essere riconosciuti come aree protette e avere delle «misure di conservazione».

Essere insomma luoghi del rispetto e del silenzio. Sono molti i partner del progetto di studio per la ricerca e l’individuazione dei Rifugi climatici insieme a Lipu: BirdLife Italia, Dopps-BirdLife Slovenia, BirdLife Austria e tantissime le istituzioni scientifiche coinvolte (tra cui il Museo Scienze Trento e la Fondazione Lombardia per l’ambiente e numerose altre). Questi rifugi sono cruciali in un Paese come il nostro, che è anche una delle più importanti autostrade per i migratori. Che sono, ricordiamolo, importantissimi per la salvaguardia dell’ecosistema e per la nostra vita: grazie a loro, semi e microorganismi vengono trasportati tra diverse zone geografiche. Possono usare piume, zampe o il loro apparato digerente per assicurarsi che durante il viaggio ciò che portano non vada perduto, controllano gli insetti nocivi, fertilizzano il suolo con i loro escrementi. In questo modo ci aiutano a mantenere la biodiversità. Sono una delle meraviglie della natura: come i nostri navigatori del passato usano le stelle per orientarsi. E anche il campo magnetico terrestre.

Due volte l’anno compiono migliaia di chilometri per salvaguardare la loro vita, la sopravvivenza della specie, per trovare il luogo più adatto dove nidificare, dove trovare cibo. E poi il loro volo è intriso di significati. Per molti secoli si pensò fosse un modo con cui gli dèi mandavano messaggi, piuttosto che una via, ritenuta pressoché certa, per predire il futuro. Nell’Antica Grecia si credeva che in inverno volassero fin sulla Luna. Aristotele sostenne invece che le rondini per sopravvivere al freddo si trasformassero in anfibi. Infine, c’è chi pensò che posandosi sugli alberi ormai spogli si tramutassero in rami secchi per riprendere le sembianze a primavera. Sono trascorsi millenni e uccelli e migratori non smettono di sorprendere e stupire. E ancora molto su di loro dobbiamo imparare.

17 ottobre 2022 (modifica il 17 ottobre 2022 | 18:09)

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, 2022-10-18 05:09:00, L’obiettivo è creare aree da destinare agli uccelli d’alta quota colpiti dai cambiamenti climatici, una sorta di «stazioni di posta». L’iniziativa e una mostra a Parma, Paola D’Amico

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