di Marco CremonesiFdI sugli avversari: «Telenovela». Il leghista: come Stanlio e Ollio. Candidature, ancora lontana l’intesa sui collegi uninominali Il centrodestra se la ride. Una buona parte dei commenti e delle dichiarazioni, ieri irridevano le difficoltà di costruzione del centrosinistra e in modo particolare l’addio di Carlo Calenda a Enrico Letta. A partire da Giorgia Meloni: «Nuovo colpo di scena nella telenovela del centrosinistra — scrive sui social la leader di FdI —. Calenda ci ha ripensato e non si sposa più con Letta, forse scappa con Renzi. Letta mollato sull’altare pensa ora al suo vecchio amore, mai dimenticato, Conte. Il gran finale di stagione tra 7 giorni, quando scadrà il termine per la presentazione delle alleanze. Nel frattempo, nel mondo reale famiglie e imprese lottano contro crisi economica e caro vita». Matteo Salvini, senza commentare, posta la foto dei leader di Pd e di Azione che firmano il patto di qualche giorno fa sopra a quelle di Stan Laurel e Oliver Hardy, gli intramontabili Stanlio e Ollio. Le due immagini sono unite da un cuore infranto. Poi, è raffica. Per rimanere ai titoli delle agenzie, gli azzurri Renato Schifani («Ormai a sinistra le parole decenza e coerenza sono state cancellate dal vocabolario»), Maurizio Gasparri («Calenda la trottola cambia ancora»), Giorgio Mulé («Matrimoni, litigate, divorzi. Ormai le trattative del Pd per mettere insieme un’accozzaglia acchiappa-poltrone si è trasformata in Bruttiful…»), Ronzulli («Letta ha tentato un’alleanza contro natura») e il leghista Edoardo Rixi: «Altro che coalizione, Letta e i suoi alleati hanno aperto un fight club dove la prima regola è che non ci sono regole». In realtà, al di là dei lazzi sugli avversari, in tutto il centrodestra è convinzione diffusa che Calenda insieme a Letta sarebbe stato meno insidioso sotto il profilo elettorale: un nuovo soggetto politico potrebbe infatti avere un ascendente anche sull’elettorato più moderato della coalizione. A questo proposito, il cambio di direzione di Calenda ha spinto ieri l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini e il deputato Guido Della Frera a un appello che, partendo da un accordo Renzi-Calenda, inneschi la «nascita di un Terzo Polo che, in maniera competente, autorevole e pragmatica, porti avanti il programma di risanamento impostato dal Governo Draghi» per offrire rappresentanza politica a chi non si riconosce nelle coalizioni di destra e di sinistra. Peraltro, anche nel centrodestra non tutto gira come un orologio. Il primo dei tavoli dell’alleanza dovrebbe finire i suoi lavori martedì, con un documento generale utile soprattutto a presentare, entro domenica prossima, il programma della coalizione da collegare con i simboli elettorali. Nel merito, i temi saranno declinati da ciascun partito nel proprio. Di certo, non ci sarà il simbolo di Vittorio Sgarbi che comunque potrà contare su un collegio sicuro della coalizione. Ma il problema sono proprio le candidature nei collegi uninominali. Avrebbero dovuto essere pronte sabato per essere poi inviate alle segreterie regionali, ma a sentire i partiti — che si sono collegati anche ieri — il lavoro sembra lontano dall’essere concluso. Il problema, per tutti tranne che per Giorgia Meloni, è che la ripartizione dei collegi tra i partiti imporrà tagli dolorosi proprio nelle roccaforti, per la Lega in Veneto e soprattutto in Lombardia. Qui la scadenza imperativa è dilazionata di qualche giorno, le liste sono da presentare entro le 20 del 21 agosto. E intanto, la Lega si compiace del registro in qualche modo cambiato di Giorgia Meloni in tema di immigrazione. Nel post di ieri, infatti, la leader di FdI ha parlato di «fermare le partenze dei barconi, in accordo con le autorità nordafricane. È l’unica strada per ripristinare il rispetto delle regole e fermare le morti in mare». Senza parlare di blocco navale. 8 agosto 2022 (modifica il 8 agosto 2022 | 09:43) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-08 07:44:00, FdI sugli avversari: «Telenovela». Il leghista: come Stanlio e Ollio. Candidature, ancora lontana l’intesa sui collegi uninominali, Marco Cremonesi