di Giuseppe Sarcina
Le primarie tra le minacce per la figlia dell’ex vicepresidente repubblicano
DAL NOSTRO INVIATO
CHEYENNE (WYOMING) — I trumpiani si sono dati appuntamento ieri a mezzogiorno davanti alla sede dell’Fbi di Cheyenne, la capitale del Wyoming. Domani si voterà per le primarie repubblicane. Sarà il momento decisivo per Liz Cheney, l’anti-Trump, l’anti papa del mondo conservatore. Ma i fedelissimi dell’ex presidente sembrano pensare ad altro, alle manovre del «sistema» per impedire a «The Donald» di vincere nel 2024 . Forse perché il risultato del Wyoming appare scontato: Cheney ha poche speranze di restare deputata a Washington. Nel 2016 e poi nel 2018 vinse il turno preliminare con percentuali schiaccianti, tra il 65 e il 70%. Ora i sondaggi le accreditano un consenso pari appena al 28%, quasi trenta punti in meno rispetto alla sua rivale, Harriet Hageman, appoggiata da Trump e da circa 100 parlamentari del Congresso.
Sappiamo che il consenso di Cheney è in caduta libera da ormai un anno e mezzo. Con altri nove compagni di partito ha votato a favore dell’impeachment contro Trump e poi ha accettato la proposta di Nancy Pelosi: vicepresidente della Commissione di inchiesta sull’assalto a Capitol Hill.
Ora il Wyoming, 600 mila abitanti, lo Stato dei Cheney, potrebbe voltarle le spalle. Suo padre, ex vicepresidente di George W. Bush, vi arrivò con i genitori. Cominciò qui la scalata politica, mantenendo, dal 1979 al 1989, il seggio da deputato che ora è della figlia. Cheney, 56 anni, è cresciuta a Casper. Come il padre è partita da qui. Ha studiato, si è sposata, ha avuto cinque figli, si è costruita una fama di conservatrice inflessibile, intransigente, arrivando a litigare con la sorella Marie, omosessuale dichiarata (poi la crisi familiare è rientrata). Per almeno dieci anni Cheney ha dominato il territorio. Adesso è costretta a nascondersi. Nessun comizio, nessun evento pubblico. Solo interviste televisive e qualche incontro in circoli ristretti. Nelle ultime settimane ha ricevuto troppe minacce. Serie e credibili.
Così la campagna più attesa, osservata con attenzione dalla politica nazionale, sta scivolando via in un clima surreale. A Cheyenne non c’è agitazione. Dopo un lungo giro per le strade di questa cittadina di 65 mila abitanti, abbiamo contato pochi cartelli piantati nei giardinetti davanti alle casette e alle ville, e divisi tra Cheney e Hageman. Tutti gli altri per i candidati locali alla carica di segretario di Stato o di sceriffo. Anche gli attivisti sembrano mimetizzarsi. Sabato scorso, i sostenitori di Liz avevano organizzato il tour «Defend principles: knock doors for Cheney». Il programma era ambizioso: «bussare alle porte» delle abitazioni fino a domenica pomeriggio. Ma sabato mattina si sono presentati in pochi davanti al Municipio di Cheyenne, il punto di ritrovo. E alla fine la maratona si è risolta in un semplice e breve volantinaggio.
In teoria questa competizione non avrebbe ragione di essere. I programmi delle due concorrenti sono identici. Entrambe seguono alla lettera le indicazioni che il partito repubblicano ha messo in vetrina, nella sua sede, in centro, non lontano dall’unica attrazione di Cheyenne: l’antica stazione ferroviaria della Union Pacific. Per titoli: «Proteggere gli innocenti» (cioè no all’aborto); «no a nuove tasse»; «ridurre la spesa pubblica»; «no alla legalizzazione della marijuana»; «correttezza nei diritti civili». Del resto Harriet Hageman, 58 anni, avvocata, è stata una delle collaboratrici di Liz nel 2014, quando la figlia di Dick tentò, invano, la scalata allo scranno da senatore. Ora Harriet si è convertita al trumpismo puro. I commentatori dei media americani pensano che Cheney userà la sconfitta come piattaforma per proporsi come alternativa a Trump sul piano nazionale. Forse si presenterà come indipendente nelle elezioni di midterm. Forse correrà per le primarie repubblicane nel 2024. Sì, ma con quali «centurie», con quali voti?
Intanto sarà interessante verificare quanti democratici del Wyoming voteranno per lei. Magari in tanti, come sospettano i repubblicani, in questa tornata di primarie. Ma sul lungo periodo gli stessi elettori di Cheney sono scettici. La signora Johanna Vailpondo, 60 anni, si gode il fresco serale nel giardinetto di casa. È una fan di Liz, ma si chiede: «Perché mai i progressisti pro aborto dovrebbero appoggiare una come lei che è al cento per cento “pro life”»?
14 agosto 2022 (modifica il 14 agosto 2022 | 23:38)
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, 2022-08-14 22:50:00, Le primarie tra le minacce per la figlia dell’ex vicepresidente repubblicano, Giuseppe Sarcina