Ljuba Rizzoli si racconta nella nuova edizione del suo libro: Quando ho detto no a Delon

Ljuba Rizzoli si racconta nella nuova edizione del suo libro: Quando ho detto no a Delon

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di Redazione Online

Io brillo appena tornato in libreria. Una vita da favola tra yacht e grandi corteggiatori, pronti a fare follie per lei. Cacciatrice di dote? Me ne sono sempre fregata

Il suo libro memoir Io brillo appena tornato in libreria con la nuova edizione (Cairo, 16 euro). Per Ljuba Rizzoli, classe 1932, l’occasione per ricordare, in un’intervista a F, settimanale di Cairo Editore, la sua vita da favola tra yacht, ville e uomini pronti a fare follie per lei, segnata per tragicamente dalla morte della figlia Isabella morta suicida a soli 23 anni nel 1987.

Ljuba, chi era prima di diventare la donna che diventata?
Una paesanella carina, gambe lunghe e seno prosperoso, che cantava Amado mio davanti allo specchio sognando di diventare Rita Hayworth. Abitavamo in viale Monza, periferia nord-est di Milano, i miei genitori fabbricavano macchine e utensili meccanici: non eravamo ricchi ma non avevamo nemmeno problemi economici. Famiglia normale, insomma.

Due anni dopo, galeotta una caduta da cavallo che le fece conoscere Ettore Tagliabue, era ospite di Onassis sul Christina.
Era la mia luna di miele. L’aveva organizzata Ettore dopo il nostro marriage l’italienne – un matrimonio simbolico come quello di Berlusconi con Marta Fascina, per intenderci, perch lui era sposato e il divorzio non c’era, ma voleva ufficializzare il nostro rapporto soprattutto per la mia famiglia. A Montecarlo, ad aspettarci c’era Onassis, sorriso gitano e capelli impomatati tirati indietro come si vedeva sui rotocalchi: era amico di Ettore, che – ho scoperto poi – era un petroliere. A bordo ci aspettavano la moglie, Tina Livanos, e i figli, Alessandro e Christina. E poi Winston Churchill, Ranieri e Grace di Monaco, Anouk Aime, Greta Garbo… Quando siamo tornati a Montecarlo, Churchill, di nascosto, mi faceva l’occhiolino: Andiamo al casin. Non si dava pace perch non riusciva a vincere: Ho battuto Hitler e non riesco a battere la roulette.

Un tale parterre non la metteva a disagio?
In un primo momento s: ero stata catapultata a sorpresa in una situazione molto pi grande di me, ma era tutto davvero interessante. Perci ho ascoltato molto e parlato poco. Per fortuna, il mio fisico e il mio guardaroba mi davano una certa sicurezza.

A Milano, in certi salotti, la bollavano come una cacciatrice di dote.
Lo so e me ne sono sempre fregata, mi creda. vero, sia Tagliabue sia Rizzoli mi hanno coperta di ricchezze e agi esagerati, ma se fossi stata interessata ai soldi avrei sposato Edmond de Rothschild, le pare? O Re Fahd. O Aly Khan. Ero libera, e mi hanno fatto tutti una corte sfrenata.

vero che ha detto no anche ad Alain Delon?
Ah, ma lei vuole sapere troppe cose! Ero a Megve con Marina Cicogna, Alain mi era stato ai fianchi tutto il giorno senza demordere e la sera, dopo la buonanotte, aveva infilato un biglietto sotto la porta: Ti aspetto nella camera 104, ti adoro. L’ho gettato nel cestino. Delon non mi attizzava per niente.

Con Tagliabue com’ finita?
finita che, avendo anticipato il rientro da una vacanza, l’ho trovato nel nostro letto con la figlia del fattore e non l’ho pi voluto vedere. Nella foga di uscire da casa, sono caduta e ho battuto la testa. Mi hanno ricoverata in neurologia. E l, per caso, passato Rizzoli a inaugurare una nuova ala dell’istituto. Mi ha vista: Che cosa ci fa lei qui? Domani la vengo a prendere. stato di parola. Mi ha portata a vedere la fabbrica, ci siamo dati il primo bacio in macchina, sui prati dietro la casa editrice. Anche lui era in crisi con la moglie.

Poi che cosa successo?
Poi stata una vita a mille all’ora (…).

Come si sentiva?
Su una giostra. Senza nessuna voglia di scendere. Avevamo due aerei nell’hangar e quattro piloti a disposizione. Se volevo mangiare caviale, mi portava a Mosca. Se desideravo aragoste si volava in Costa Smeralda o a Nizza. Per il bagno si decideva il mattino: Grecia, Capri, Ischia. E per il guardaroba sempre a Parigi. Per Andrea era normale, e anche per me lo era diventato.

Normale?
Al lusso ci si vaccina velocemente, glielo assicuro. Ma non quello che mi manca. Sono le persone. Certe persone. Isabella, Andrea: li sogno tutte le notti, come in una vita parallela (…). Le parlo e voglio pensarla felice, come in certi filmini dov’era piccola e rideva sempre. Ho fede, so che la rivedr. Cos come so che rivedr Andrea.

L’aiuta pregare?
Ci ho provato, sa? Andavo nella chiesetta di casa ma, alla fine, le pillole dovevo prenderle lo stesso. Invece – mi riferisco ai tempi prima del Covid – il tempo al casin allontana i brutti pensieri. Perci io ci vado, ma come si va a un club. Per incontrare nuove amiche con cui scambiare due chiacchiere, visto che quelle vecchie sono rovinate o sono morte, per sorseggiare un t, per salutare gli ispettori e i croupier, che per me sono di famiglia. Non per giocare: non si pu giocare il minimo quando si giocato il massimo. Meglio niente.

Le capita mai di pensare al fiume di denaro che, al gioco, le passato tra le mani?
Io non mai fatto un calcolo. N ho mai toccato del denaro. I miei due mariti avevano crediti illimitati al casin, per cui pagavano una volta all’anno. E io, in mano, ho sempre avuto solo fiche coloratissime.

31 gennaio 2023 (modifica il 31 gennaio 2023 | 19:20)

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