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Negli ultimi anni, la parola “mobbing” è diventata sempre più frequentemente utilizzata per descrivere uno stato di disagio fisico e mentale sul luogo di lavoro, sia nelle aziende private che nella pubblica amministrazione.
Il termine è stato introdotto nel 1976 da Brodsky nel suo libro “The Harassed Worker” e poi adottato da Leymann nel contesto della psicologia negli anni ’80.
Il mobbing, come descritto da Leymann, interferisce con la soddisfazione dei bisogni fondamentali dell’uomo descritti da Maslow nella sua “piramide dei bisogni”. Questo può avere conseguenze psicofisiche come insonnia, inappetenza, emicrania, ansia e stress.
Nel settore pubblico, il 71% delle denunce di mobbing riguardano i dipendenti della pubblica amministrazione, in particolare le donne. Anche nella scuola, come abbiamo scritto, il fenomeno del mobbing può essere identificato come “school bossing” quando è il preside a comportarsi in maniera discriminatoria o persecutoria. Viene anche chiamato “straining” quando un insegnante diventa vittima di comportamenti ostili da parte della dirigenza scolastica. Questo si traduce in una richiesta di periodi di malattia certificati per motivi di stress psicologico, non sempre denunciati come mobbing per via della paura di ritorsioni o atti persecutori da parte dei vessatori. I dipendenti scolastici, loro malgrado, perdono così mesi o addirittura anni preziosi per la propria formazione ed esperienza, contribuendo ad acuire il fenomeno della precarietà e della discontinuità didattica (nel caso in cui il mobbizzato si tratti di un docente), a spese degli alunni ma anche proprie.
Per prevenire il mobbing, è richiesto dalla legge che le aziende implementino sistemi di monitoraggio che riportino in modo anonimo eventuali abusi di potere o atti di mobbing. In Italia, a partire dal 2011, le aziende sono obbligate a valutare lo Stress Lavoro Correlato. Nelle scuole, sono necessari sportelli d’ascolto per combattere il mobbing e il bossing.
Il bossing può essere denunciato alle autorità competenti in prima persona o rivolgendosi ad un avvocato penalista e al sindacato. Nel sistema giuridico italiano non esiste una normativa specifica che riguarda il fenomeno del mobbing o bossing. Tuttavia, ci sono diverse leggi che proteggono la salute, la sicurezza e il benessere dei lavoratori e che possono essere utilizzate per contrastare le condotte di bossing. Queste leggi includono il Codice Civile, con gli articoli 1170, 1375, 2043, 2049 e 2103, e il Decreto Legislativo 81/2008, con l’articolo 28. Inoltre, alcune forme gravi di comportamento persecutorio potrebbero integrare reati previsti dal Codice Penale, come l’offesa all’incolumità individuale, all’onore, alla libertà personale e morale, come descritto negli articoli 323, 582, 590, 610, 612 e 660.
Il rinnovo della parte normativa del contratto nazionale del personale della scuola potrebbe rappresentare un’opportunità per affrontare il problema del bossing nelle scuole.
, https://www.orizzontescuola.it/quando-il-preside-si-comporta-in-maniera-discriminatoria-o-persecutoria-ecco-lo-school-bossing/, Scuole, ,