di Viviana Mazza«Hanno realizzato una dittatura moderna lasciando andar via dal Paese una élite di scontenti e tenere così in pugno una cittadinanza poco istruita»
«Per il mondo occidentale, questa guerra è iniziata la mattina del 24 febbraio. Ma la Russia di Putin è in guerra con l’Occidente già da molti anni e l’Occidente non ha voluto vederlo. Non c’è dittatura senza guerra. La dittatura ha sempre bisogno di nemici, il che significa anche guerra. La banda criminale di Putin ha preso in ostaggio l’intero Paese e ha cominciato a costruire la propria Russia, a sua immagine e somiglianza. Per vent’anni si sono investiti milioni non nella sanità, nell’istruzione e nelle infrastrutture, ma in yacht, ville e club calcistici all’estero. Però la colpa della miseria e della disperazione, come afferma la tv, è dell’Occidente, dell’America. E il nemico numero uno del regime di Putin è l’Ucraina, dato che un’Ucraina prospera e democratica è un esempio pericoloso per i russi. Con gli ucraini abbiamo in comune un tragico passato, perché non costruire insieme un luminoso futuro libero? Se potevano farlo gli ucraini, allora anche i russi potevano, ma questo per Putin era del tutto inaccettabile. E ciò era assolutamente chiaro a chi vedeva dove Putin stava portando il paese, il regime che stava costruendo».
È di questo che Mikhail Shishkin ha scritto nel libro Guerra o pace. L’Occidente e la Russia. «E finora, purtroppo, tutto sta andando secondo lo scenario che vi è descritto», dice lo scrittore cresciuto a Mosca, vincitore dei tre maggiori premi letterari russi e residente in Svizzera. Ma è il suo romanzo Punto di fuga, uscito in Russia nel 2010 e appena pubblicato in Italia da 21lettere, a risultare ancora più premonitore: si tratta di un libro esclusivamente composto da lettere, tra un ragazzo russo mandato al fronte e una ragazza. Ricorda i messaggi del soldato russo scritti alla madre prima di morire in Ucraina letti alle Nazioni Unite alcuni giorni fa.
Qual è la guerra raccontata in questo romanzo?
«Mentre l’Occidente ammirava Putin, un’atmosfera delirante di esaltazione patriottica stava già saturando l’aria russa. Poi nel 2008 è scoppiata la guerra contro la Georgia, inaspettata per le democrazie occidentali. Era chiaro che Putin non si sarebbe fermato. In un’intervista dissi che la guerra successiva sarebbe stata con l’Ucraina per la Crimea. Per il mio romanzo cercavo una metafora per l’imminente, inevitabile guerra e la trovai nella storia. Ho spedito il mio protagonista in una sporca, ingiusta e terribile guerra, non in una remota Cina ai tempi della Ribellione dei Boxer, ma in quella stessa futura guerra c
he è in atto ora. Questo libro parla di ciò che non dovrebbe essere e di ciò che si può opporre alla guerra. All’odio e alla morte si possono opporre solo il calore umano e l’amore».
La popolazione e i soldati russi credono alla propaganda di Putin?
«Quelli che sono andati in Ucraina con le armi sono vittime della propaganda di Putin. Per anni la tv ha continuato a martellare che il potere a Kiev è in mano ai nazisti, che è in corso il genocidio della popolazione russofona, che l’America sta conducendo una guerra contro la Russia per mano dei fascisti ucraini. Hanno fatto il lavaggio del cervello ai russi facendogli credere che è tempo di difendere la patria come i nostri nonni durante la Seconda guerra mondiale e che gli ucraini ci aspettano come liberatori. Il peggio è che Putin stesso è diventato ostaggio della sua propaganda e insieme ai suoi generali ha creduto che l’esercito andasse incontro a una facile campagna di liberazione salutata con i fiori. Adesso la propaganda russa si è scontrata con la realtà ucraina. Vediamo l’intero popolo ucraino — indipendentemente dalla lingua, sia gli ucraini che i russi che vivono lì — compattarsi contro l’aggressore. La linea di tiro non è tra russi e ucraini, ma tra uomini liberi e schiavi imbrogliati. Una volta in Ucraina, i soldati russi non ci hanno trovato i fascisti. Hanno realizzato che i comandanti li avevano mandati a uccidere dei civili. Per quelli che non sono caduti, è giunto il brusco ritorno alla realtà: i fascisti erano loro stessi. Come nel XIX secolo i polacchi insorti hanno combattuto contro lo zarismo “per la vostra e la nostra libertà”, così ora gli ucraini combattono per la vostra e la nostra libertà. Russi e ucraini hanno un nemico comune: il regime di Putin. Nel XXI secolo, l’arma principale è l’informazione. E con quest’arma lo stato maggiore russo sta perdendo la guerra in Ucraina. Ogni sera nei loro resoconti mentono sui successi delle forze armate russe, minimizzano le perdite, sostengono che a essere bombardati sono solo obiettivi militari e in nessun caso quartieri residenziali. Affinché la gente non abbia fonti alternative di informazione è stata instaurata la censura militare. Gli ultimi media indipendenti sono stati soppressi: il canale televisivo “Dožd” e la radio “Echo Moskvy”. Stanno bloccando YouTube, Facebook e Twitter. La maggioranza della popolazione russa è plagiata dalle bugie di Putin. Il poeta satirico Koz’ma Prutkov una volta ha detto: “L’uomo è come una salsiccia: diventa ciò che ci ficchi dentro”. I cervelli sono imbottiti della disinformazione sulla vittoriosa “operazione speciale” in soccorso di un popolo fratello. Più spaventoso e doloroso della guerra scatenata da Putin sarà il risveglio alla realtà».
Le proteste delle madri e dei padri dei soldati potrebbero fermare la guerra?
«La parte ucraina ha offerto, attraverso la Croce Rossa, di restituire alla Russia i feriti e i corpi dei soldati russi caduti. Putin ha rifiutato. Questo è tutto quello che c’è da sapere sull’atteggiamento delle autorità russe nei confronti dei propri soldati e del proprio popolo. Putin se ne frega sia dei soldati che dei padri e delle madri. Adesso chi partecipa ai raduni contro la guerra è accusato di estremismo. Nel mio Paese, durante l’impero sovietico come anche adesso, le parole non significano quello che dovrebbero significare, ma quello che il potere vuole che significhino. La guerra è la lotta per la pace. Se esci con lo slogan “No alla guerra” sei un traditore e un estremista. Il tuo posto è in prigione».
Putin agisce guardando al passato e alla storia.
«I dittatori cercano di imparare dalla storia, ma sono cattivi studenti. Putin e la sua banda hanno cercato di creare la dittatura moderna del XXI secolo. Per esempio, hanno preso l’esperienza dell’Unione Sovietica, dalla quale era impossibile fuggire, e hanno lasciato le frontiere aperte. Negli ultimi vent’anni hanno invitato apertamente tutti gli scontenti ad andarsene. Cosa che hanno fatto milioni di russi, soprattutto laureati, ricercatori, programmatori, ingegneri. L’élite intellettuale ha praticamente lasciato il Paese. Un disastro per il futuro della Russia, ma un successo per il regime, perché è più facile tenere in pugno una popolazione povera e poco istruita. Solo il 17% dei 140 milioni di russi ha un passaporto, gli altri non hanno mai viaggiato all’estero e visto come si vive nel resto del mondo. Ma la lezione principale della storia per i dittatori, Putin non l’ha imparata. Sono tutti finiti male. Probabilmente ora si sogna Saddam impiccato o Gheddafi linciato».
Le parole e le storie hanno il potere di plasmare la realtà. Accadrà con i discorsi di Putin? Come andrà a finire?
«Putin è abituato a parlare per ore all’annuale appuntamento televisivo “Filo diretto con Vladimir Putin”. La gente è abituata alle sue infinite e vuote promesse di una vita migliore e alle sue tipiche battute e “colpi bassi”. I discorsi di Putin non lo salveranno. Putin perderà questa guerra. L’ha già persa la mattina del 24 febbraio, quando ha dato ordine all’esercito di entrare in Ucraina. Voglio credere che quando per disperazione deciderà di premere il pulsante rosso, uno degli esecutori all’ultimo secondo non eseguirà l’ordine e salverà il mondo dall’inferno nucleare. E dopo Putin, inizierà un nuovo capitolo della storia mondiale. L’Ucraina si riprenderà rapidamente dalle ferite della guerra, il mondo intero l’aiuterà. La Russia molto probabilmente non sarà già più sulla carta geografica: l’impero continuerà a disintegrarsi. Ma questa è già un’altra storia».
Ha collaborato per la traduzione Emanuela Bonacorsi
8 marzo 2022 (modifica il 8 marzo 2022 | 09:19)
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, 2022-03-08 08:19:00, «Hanno realizzato una dittatura moderna lasciando andar via dal Paese una élite di scontenti e tenere così in pugno una cittadinanza poco istruita», Photo Credit: , Viviana Mazza
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