l’editoriale
Mezzogiorno, 9 marzo 2022 – 09:12
L’assedio del crimine
di Alessio Viola
Abbiamo perso il conto di quanti comitati per l’ordine e la sicurezza si sono tenuti negli ultimi tempi, a Bari. Un rituale che si ripete stancamente ogni qualvolta accade un fatto di criminalità grave, o su richiesta di associazioni o enti locali, a cui la prefettura non manca di rispondere con i tavoli traboccanti di stellette e buoni propositi. L’ultimo ha preso in considerazione l’aumento di episodi di cosiddetta microcriminalità, che è invece criminalità pura e basta: ne è venuto fuori il consiglio ai commercianti, vittime di questi episodi, di mettere più telecamere e magari vetrine blindate. Convocare comitati per giungere a queste conclusioni sa di spreco di energie, di tempo, di risorse che meriterebbero tutt’altro impegno.
Da sempre ci affanniamo sul Corriere del Mezzogiorno a cercare di individuare le migliori strategie, almeno per la vita di strada della città. Altra cosa sono le inchieste di mafia che richiedono impegni di intelligence e di capacità investigative economiche e sociali. Per le strade vive l’antiStato di rapinatori, scippatori, spacciatori, e per le strade deve vivere anche lo Stato, l’equazione è semplice. Basta con i posti di blocco fissi, inutile orpello alle piazze della movida. Lo Stato deve ostentare la sua forza specularmente a quella dei mafiosi piccoli o grandi, ai ladri italiani o georgiani che siano, agli spacciatori di ogni nazionalità, a partire dai baresi. Non servono mille uomini per le strade.
Ma certo non bastano quelli che ci sono. Le strade cittadine vanno percorse ininterrottamente da forze dell’ordine mobili e visibili, senza pudore di ostentare la forza dello Stato. Il “topino”, il piccolo spacciatore, il ladro di appartamenti frequentano la strada come scuola di crimine. E lo sottolinea bene nell’intervista al Corriere il sociologo Domenico Mortellaro. Dunque, è a scuola che bisogna intervenire. Rendere difficile perfino lo stazionamento in piazze, piazzette e strade di spaccio. Prendere a modello le “stese” delle paranze giovanili di camorra per fare quelle che chiamammo tempo fa le “stese di Stato”, quando il sindaco Decaro organizzò una presenza massiccia in via Nicolai per impedire una cerimonia pseudo religiosa del clan di quella strada.
«A brigante, brigante e mezzo» diceva Pertini. Non possiamo continuare ad insistere sulla collaborazione dei cittadini e degli imprenditori, se poi la visibilità dello Stato non solo non rassicura ma impaurisce per la sua scarsa dimostrazione di forza e decisione. Al solito la questione riporta ad antiche discussioni sullo Stato forte, che nessuno vuole perché lo Stato per definizione deve essere forte. Lo Stato perdonista e misericordioso va bene fra le mura vaticane, non per le strade delle nostre città. Dove l’impegno contro furti, scippi e aggressioni distrae le sue poche forze dalle questioni di grande criminalità. Per questo è urgente e indispensabile affrontare di petto la criminalità di strada. Perché poi i “topini” crescono, i ladri di appartamento incominciano a costruirli e a venderli, gli appartamenti. E poi perché parliamo di una massa consistente di persone che votano. Spesso, per chi offre di più. Qualcuno ricorda le ultime inchieste sul voto di scambio in tanti Comuni di Puglia? Un comitato per questo no, non lo facciamo?
9 marzo 2022 | 09:12
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