Lo storico russo Zorin: «Putin prigioniero della mitologia popolare che ha inventato»

Lo storico russo Zorin: «Putin prigioniero della mitologia popolare che ha inventato»

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di Marco ImarisioIl docente all’università di Oxford Andrei Zorin: per lui l’Ucraina è il simbolo dell’Urss smembrato e si vendica per non aver concluso la guerra del 2014

«Vladimir Putin è ormai prigioniero della mitologia popolare che lui stesso ha creato». Non è un giorno qualunque, per Andrei Zorin, docente all’università di Oxford, autore di numerosi libri sulla storia del suo Paese, tra i quali una importante biografia di Tolstoj e un saggio intitolato «La periferia d’Europa», nel quale spiega come la Russia abbia alterato la percezione di quelle terre, come l’Ucraina, che la separano dal nostro continente. La chiacchierata su Skype si interrompe quando Zorin riceve la telefonata che tanto attendeva. Sua moglie e suo figlio sono appena arrivati da Mosca con uno degli ultimi voli disponibili. «Questa volta è un viaggio di sola andata. Dispiace lasciare la propria patria. Ma non ci sono più le condizioni per rimanere».

Professore, a quale mitologia si riferisce?
«Con grande sorpresa di tutti noi, negli ultimi anni Putin si è trasformato in uno storico amatoriale, cominciando a scrivere saggi sul passato della Russia. Molti l’hanno considerata una bizzarria, invece era un modo per creare consenso e giustificare una guerra immotivata come questa».

Quali sono i punti più importanti della storia russa secondo Putin?

«Sono tre. Primo: noi amiamo voi occidentali, ma siete voi che ci odiate. Quindi, abbiamo diritto a difenderci. Un principio diffuso a piene mani attraverso la televisione, e alle giovani generazioni con libri di scuola riveduti e corretti alla luce di questo assunto».

Secondo?
«Trasformare le sconfitte in vittoria, o in una promessa di futura vittoria. La nostra narrazione storica è definita dalla miracolosa trasformazione delle umiliazioni in trionfi assoluti. Contro la Polonia nel diciassettesimo secolo, contro Napoleone, contro i nazisti nella Seconda Guerra Mondiale. Lui ha scelto di cristallizzare questa visione, di farla diventare permanente, creando una eterna aspettativa di rivincita».

Quale sconfitta starebbe vendicando con l’invasione dell’Ucraina?
«Lo ha detto lui stesso. In questo senso, se non altro è coerente con la sua visione distorta. La vendetta è doppia. Per la dissoluzione dell’Urss che lui giudica una tragedia assoluta, non una liberazione ma una umiliazione, e per la mancata conclusione della guerra del 2014, non portata a termine per colpa dell’Occidente».

E in tutto questo l’Ucraina?
«È il terzo punto, forse il più importante. Putin considera l’Ucraina come il simbolo dello smembramento della “famiglia” dell’Urss. Quando dice che russi e ucraini sono lo stesso popolo, come ha detto per la prima volta in un saggio pubblicato la scorsa estate, torna indietro nel tempo».

Fino a dove?
«A prima della rivoluzione del 1917, quando con il termine russo si intendeva il nostro popolo, gli ucraini e i bielorussi. Eravamo semplicemente Velikorosy, Malorosy e Belorusy, che significa Grandi russi, piccoli russi e russi bianchi. Già in questa distinzione appare chiaro il ruolo da “fratello maggiore” assegnato a noi. Putin non può tollerare che gli ucraini si riferiscano ai russi come “Moskal”. Per lui, questa guerra è una riunione di famiglia».

Sono tesi che hanno qualche fondamento?
«Sono teorie bizzarre, che potrebbero essere frutto del suo isolamento anche fisico degli ultimi due anni. La storia non si fa scegliendo dalla ciotola solo le ciliegie che ci piacciono di più. La storia è una successione di eventi continua e inscindibile. Non si può ignorare come un popolo, in questo caso quello ucraino, consideri sé stesso. Non si può ignorare la volontà “occidentale” emersa in piazza Maidan. Altrimenti, è solo propaganda distorta».

In questa visione, quale ruolo si assegna Putin?
«Il culto della vittoria finale trasformato in una specie di religione statale prevede la mitologia del leader, che ha senso solo in tempi difficili. La “sua” Storia è propedeutica al mantenimento del potere e di una presa forte sul popolo russo. Se vuoi essere una persona decente, è questo il messaggio imposto a forza, non puoi che stare dalla parte giusta. Quella di Putin».

12 marzo 2022 (modifica il 12 marzo 2022 | 10:52)
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, 2022-03-12 14:53:00, Il docente all’università di Oxford Andrei Zorin: per lui l’Ucraina è il simbolo dell’Urss smembrato e si vendica per non aver concluso la guerra del 2014, Photo Credit: , Marco Imarisio

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