Il metal detector non è uno strumento usuale per gli archeologi. In un libro di testo per la scuola primaria, invece, questo è tra gli arnesi del mestiere.
Un’archeologa, in servizio presso il Parco archeologico di Ostia Antica, ha evidenziato l’errore quando suo cognato le ha inviato una foto del libro di sua nipote, dove, tra gli strumenti dell’archeologo, figurava proprio un metal detector.
Come segnala La Repubblica, il metal detector, benché utile per rilevare reperti in metallo, non è comunemente impiegato in archeologia. La studiosa spiega che tale rappresentazione nel libro è una grossolana semplificazione. Altri strumenti mostrati, come reticoli e pennelli, sono più accurati, ma l’inserimento del metal detector risulta fuorviante.
Per illustrare l’importanza della deontologia professionale, l’archeologa racconta un episodio con suo cugino Roberto. Disperato per aver perso la fede nuziale, chiede all’archeologa un metal detector, credendo fosse uno strumento comune in archeologia. La studiosa ha dovuto spiegargli che gli archeologi non utilizzano tale strumento, sottolineando una diffusa incomprensione del lavoro archeologico.
L’uso improprio di un metal detector in un testo scolastico non solo induce in errore gli studenti, ma contribuisce anche a una rappresentazione semplificata e talvolta erronea di una disciplina complessa come l’archeologia.
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