di Carlo d’Elia
La vittima è un operatore sanitario colpito alla testa da un uomo arrivato in ospedale con la compagna. L’infermiere si stava occupando di più pazienti contemporaneamente vista la scarsità di personale
Voleva che l’infermiere fornisse un servizio immediato alla compagna, appena entrata in codice verde al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Lodi. Ma quando gli è stato detto che non era possibile, lo ha colpito al volto con una testata. «La mia compagna sta soffrendo», ha urlato l’uomo prima di aggredire fisicamente il malcapitato infermiere in quel momento a lavoro nel nosocomio lodigiano. Un episodio grave, avvenuto domenica 3 luglio poco dopo le 13. La vittima è ancora una volta, un operatore sanitario dell’emergenza/urgenza, uno di quelli costretti a lavorare in corsia tra turni massacranti e scarso personale. La paziente, secondo quanto ricostruito, era stata addirittura presa in carico, per le prime visite di rito, ma nel frattempo, vista la scarsità di personale, l’infermiere in servizio si stava anche occupando di effettuare esami su un altro paziente.
Così è scattata la rabbia, la furia cieca dell’uomo, che all’improvviso, entrando con la forza nell’area triage, ha iniziato a colpirlo con una ferocia inaudita. L’infermiere ha subito presentato denuncia e sarà assistito anche dell’Asst di Lodi nella battaglia legale. Dura condanna di Nursing Up, il sindacato degli infermieri. «A che punto siamo arrivati – ha commentato il presidente nazionale Antonio De Palma -? Difficile, probabilmente impossibile, prevedere in anticipo cosa scatti nella mente del parente di un paziente che, in questo caso, colto da improvviso malore, è in attesa di una prima diagnosi nell’affollata area di un pronto soccorso di un ospedale italiano. Mentre da un lato, amaramente, dobbiamo constatare, che i pronto soccorsi degli ospedali sono diventati una vera giungla, dove non vige alcuna regola, ci chiediamo cosa ci toccherà ancora subire, come professionisti della salute, con questo caos che regna sovrano nel nostro sistema sanitario».
La carenza di personale all’interno del pronto soccorso di Lodi è un problema ormai consolidato da tempo. Difficile anche trovare addetti qualificati da parte dell’Asst di Lodi che, da anni ormai, sta cercando in tutti i modi di sopperire alle richieste del personale. «Da un lato, ecco un infermiere, che da solo deve occuparsi, a volte, di 7-8, anche 10 pazienti, in reparti di elevata complessità assistenziale, e fa tutto quello che è nelle sue possibilità – sottolinea De Palma -. Dall’altra, la cronica carenza di personale che allunga, spesso, maledettamente i tempi dei pronti interventi, scatenando l’ira di soggetti che, in preda al panico e alla paura, non trovano altra strada che scatenarsi contro di noi, trasformandoci negli unici responsabili di un eventuale ritardo nelle visite preliminari di un paziente».
Nell’episodio avvenuto il 3 luglio a Lodi è stato decisivo l’intervento di alcuni agenti della polizia penitenziaria, in quel momento presenti nel pronto soccorso del Maggiore, e che hanno assistito all’aggressione. «È lecito chiederci in questo caso: se non fosse stato per la causale e provvidenziale presenza di alcuni agenti della polizia penitenziaria, intervenuti prontamente dopo la prima aggressione, cosa sarebbe successo al nostro infermiere? E allora chiedo la presenza fissa di forze dell’ordine nei pronto soccorsi italiani per proteggere tutto il personale».
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8 luglio 2022 (modifica il 8 luglio 2022 | 20:07)
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