di Paola Di Caro
Il braccio destro di Meloni: c’è stato il chiarimento. Il governo? Entro l’inizio della prossima settimana
Un incontro «estremamente positivo», nella forma e nella sostanza. Che «mette fine» alle polemiche furiose degli ultimi giorni. Francesco Lollobrigida, tra gli uomini più vicini a Giorgia Meloni, esce da via della Scrofa dove ha incontrato la leader subito dopo il colloquio con Silvio Berlusconi e, dalle parole e dal sorriso, si capisce che la gran parte del lavoro è stata fatta.
Come hanno fatto Meloni e Berlusconi a fare pace, dopo uno scontro così duro?
«Lo scontro, come lo definite, non è stato tanto tra Meloni e Berlusconi, ma con una parte di Forza Italia, che anche a giudicare dagli atteggiamenti e dalle parole del Cavaliere, considererei minoritari…».
Beh, il leader azzurro veramente ha messo in bella mostra un foglietto elencando tutti i «difetti» di Meloni: come se non fosse mai esistito?
«Forse ha davvero ragione il senatore Occhiuto quando racconta che su quel foglietto Berlusconi ha solo annotato la sintesi di una discussione avvenuta in un momento teso con i suoi senatori… Non credo fossero parole sue».
Però Berlusconi è il leader del partito che, al Senato, non ha votato per La Russa. Non è un vulnus difficile da superare?
«Attenzione, è vero che da FI al Senato è stata fatta una scelta in netta controtendenza con la saggezza e il ruolo rispettoso delle istituzioni che sempre ha mostrato quel partito. Una scelta peraltro molto malriuscita. Ma è anche vero che due persone si sono distanziate da quel gesto, perché ne sono anni luce lontani: una è appunto Berlusconi, l’altra una esponente di prestigio come Casellati. Il Cavaliere ha lasciato libertà ai suoi, come spesso è accaduto, forse per rispetto di chi lo aveva accompagnato in questi ultimi tempi in tutti i passaggi».
Insomma, si è sciolto il grande gelo. Perché c’è un obiettivo comune?
«Certamente sì. Ovviamente per Giorgia è una grande sfida quella di guidare il governo, ma lo è anche per Berlusconi, il fondatore del centrodestra. Lui può riconfermare l’importanza di Forza Italia in quel progetto che è sempre stato il suo: unire forze liberali e conservatrici per il governo del Paese, che mai come oggi è indispensabile per risollevare un Paese in sofferenza. In tantissimi ci hanno fatto arrivare la richiesta di non dividerci, di fare ciò per cui ci hanno votato. Due leader come Meloni e Berlusconi non possono non rispondere ai richiami degli elettori».
Ma umanamente, cosa resta sul terreno dopo questi giorni?
«C’è stato un chiarimento tra due persone che si conoscono da 20 anni, che hanno già avuto screzi in passato e anche momenti difficili, ma che hanno sempre saputo ricucire sedendosi attorno a un tavolo. Ci sono state incomprensioni, è chiaro. Ma sono appunto superabili: anche stavolta, gli avvoltoi che stavano girando attorno hanno dovuto cambiare preda».
Veniamo ai contenuti dell’accordo. Intanto, è chiuso?
«Ci saranno altri incontri immagino, non credo fra i leader almeno non prima che il capo dello Stato aprirà le consultazioni, dove andranno tutti insieme. Ma sì, siamo in dirittura finale».
FI aspira al ministero della Giustizia: l’ha ottenuto?
«Non credo si sia andati a una definizione specifica, si è condiviso un assetto generale. Chiaro che l’ipotesi di una squadra complessiva è stata valutata, ma è giusto che sui nomi si mantenga una certa riservatezza».
Si è parlato di esclusione dalla lista dei ministri dei senatori che non hanno votato per La Russa. Sarà così?
«Non penso ci sia stata una decisione categorica su questo. Chiaro che Giorgia ha voluto parlare con il presidente di FI e non con altri in questo caso, ma se c’è una risorsa utile al governo, non sarà l’incidente del Senato a mettere a rischio il cammino. Meloni non conosce il rancore. Questo è un elemento decisivo».
Ci saranno vicepremier?
«Se servirà alla squadra, non ci sono preclusioni. Quello che interessa a tutti noi è un approccio metodologico giusto, corretto. Andava sgombrato il campo da scelte o imposizioni dovute ad antipatie, ripicche, muro contro muro. Una volta tolti questi che potevano essere macigni, il resto è tutto in discesa».
Lei in questi giorni ha anche evocato uno scenario: escludendo che FdI possa siglare alleanze con forze politiche che non hanno vinto le elezioni — il terzo polo per intenderci — se non ci fosse accordo con gli alleati, si dovrebbe tornare al voto. Lo pensa ancora o ormai il problema è superato?
«In verità non è mai stata un’ipotesi in campo, perché abbiamo tutti sempre lavorato e voluto una cosa sola: un governo di centrodestra, non di fuoriusciti, nani e ballerine. Io credo che ci sia il 99,99% di possibilità che nasca, entro l’inizio della prossima settimana. Se mai non ci fosse, ci sembrerebbe giusto tornare davanti ai cittadini e chiedere loro conferma del proprio voto. Per noi, o per le altre forze politiche».
17 ottobre 2022 (modifica il 17 ottobre 2022 | 23:50)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-10-17 22:29:00, Il braccio destro di Meloni: c’è stato il chiarimento. Il governo? Entro l’inizio della prossima settimana, Paola Di Caro