M5S, i 20 parlamentari già sicuri di strappare: «Se Draghi apre, lo votiamo»

M5S, i 20 parlamentari già sicuri di strappare: «Se Draghi apre, lo votiamo»

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di Emanuele BuzziL’ex Luigi Di Maio si inserisce nel dibattito interno: alla Camera diranno sì. L’outsider Alessandro Di Battista: «Un suicidio entrare nell’esecutivo. Mi devono chiedere scusa» Percorsi da funamboli: i Cinque Stelle si muovono su un filo sottile sia per tenere insieme la truppa parlamentare sia nella trattativa sotterranea per sondare la tenuta del governo. A muovere ancora gli equilibri è lo scontro interno tra i vertici, che vede contrapposti i contiani barricaderi e i governisti guidati da Davide Crippa. Il braccio di ferro con Giuseppe Conte (che sabato notte è stato ricoverato al Gemelli per una intossicazione alimentare) prosegue. È proprio il capogruppo alla Camera a lanciare un messaggio chiaro di apertura e sostegno nei confronti dell’esecutivo. «C’è una variabile: Draghi deve dire qualcosa. L’oggetto è cosa dirà il premier e come si reagirà alle sue dichiarazioni — dice Crippa al termine della conferenza dei capigruppo —. Ribadisco la mia posizione: ascolteremo il discorso di Draghi in Aula. Trovo chiaro che, se aprirà ai principali temi posti all’interno dei 9 punti da parte del M5S, non confermare la fiducia diventa ingiustificabile». Le parole del capogruppo arrivano dopo un messaggio analogo lanciato nella chat dei 5 Stelle (con reazione veemente dei contiani) e suona a diversi esponenti come un segnale nei confronti di Palazzo Chigi. I governisti — una quarantina alla Camera e una decina al Senato — sono alla finestra: per tutto il giorno si rincorrono voci di uno strappo. I numeri di chi è pronto alla rottura ovviamente si riducono in modo drastico: 15-20 deputati e 3-4 senatori. Le deputate Rosalba Cimino e Maria Soave Alemanno già di prima mattina confermano sostegno a prescindere dal presidente del Consiglio. I governisti cercano di far sentire il loro supporto. Nel dibattito interno al Movimento interviene anche Luigi Di Maio . «Il direttivo della Camera del gruppo M5S, oggi partito di Conte, ha espresso la volontà di votare la fiducia al governo Draghi, al di là della volontà dei vertici», dice il ministro degli Esteri durante l’assemblea congiunta di Insieme per il futuro. Le parole dell’ex leader del Movimento lasciano il segno e provocano la reazione stizzita di suoi ex colleghi di partito. «Quanto riferito dal ministro Di Maio in riunione col suo gruppo parlamentare, a proposito di una volontà precostituita da parte dei componenti del direttivo del gruppo M5S Camera, non risponde al vero», replicano i Cinque Stelle con una nota. Alla fine la scissione rimane in stand-by per altre ventiquattro ore. Tra le pieghe del dibattito si fa sentire anche Alessandro Di Battista, che molti analisti vedono in rampa di lancio per tornare in prima linea nel M5S. L’ex deputato dalla Russia definisce un «suicidio» l’ingresso dei Cinque Stelle nel governo Draghi e attacca: «Io non ho parole per le str… totali che sono riusciti a fare questi pseudodirigenti in questi due anni e mezzo. Dovrebbero chiedere scusa, non solo a me, che sono stato trattato come quello che parla da fuori. Mi dicevano è facile parlare da fuori… Ma forse da fuori non si hanno i conflitti di interesse legati a poltrone e stipendi». Le parole di Di Battista vengono commentate con sarcasmo da parte dei governisti: «A proposito di poltrone: ha fretta di venire a prendersi quella di leader del Movimento?». Le mille anime Cinque Stelle anche alla vigilia di una giornata campale continuano a scontrarsi tra loro. 20 luglio 2022 (modifica il 20 luglio 2022 | 09:28) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-20 07:31:00, L’ex Luigi Di Maio si inserisce nel dibattito interno: alla Camera diranno sì. L’outsider Alessandro Di Battista: «Un suicidio entrare nell’esecutivo. Mi devono chiedere scusa», Emanuele Buzzi

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