di Camilla Palladino
«Non dorme più e non riesce a andare a scuola». L’aggressore 32enne è stato condannato a 10 mesi con pena sospesa, ma la Procura generale ha impugnato la sentenza davanti alla Cassazione
«Ricordo bene quel 23 dicembre 2020, quei tanti uomini al comando dei Carabinieri della Romanina che si prodigavano per cercare un individuo che per qualche assurdo motivo aveva deciso di rompere il cranio a un bambino». È un racconto pieno di sofferenza quello di Laura, madre di Antonio (i nomi sono di fantasia) l’adolescente colpito con un pugno in fronte da un 32enne quando aveva solo 15 anni. Per capire meglio i contorni della vicenda bisogna fare un passo indietro e tornare al giorno del pestaggio. Antonio era nel parcheggio di un supermercato MD della Romanina, dove vive, con un gruppo di amici. Ridevano e scherzavano, e proprio questo «chiasso» avrebbe spinto l’uomo, classe 1988, ad aggredirli.
Dopo una prima operazione d’urgenza al Bambino Gesù, conclusa con 70 punti di sutura in testa, è iniziato il calvario di Antonio tra interventi chirurgici e visite di controllo. A quasi due anni di distanza, infatti, il ragazzo è ancora lontano da una guarigione completa. «Quello che sembrava essere l’unico ostacolo si è tramutato soltanto nell’inizio», dice la mamma. Antonio si è sottoposto all’ultima operazione al cranio lo scorso 9 settembre, poco più di un mese fa, per rimuovere le placche che gli erano state inserite subito dopo il pestaggio. Ed è solo la punta dell’iceberg. Ciò che preoccupa di più i suoi genitori sono i danni psichiatrici e il disagio psicologico che l’adolescente si porta dietro da quando è stato assalito senza motivo da una persona che ha più del doppio della sua età.
Oggi Antonio ha 17 anni, «non è più un bambino – sottolinea Laura – ma sta crescendo con tutte le difficoltà psicologiche del caso. Sì, è vero: è vivo, respira e cammina, ma mio figlio non dorme più». E questo, continua la madre, «gli crea delle difficoltà nelle relazioni personali, nella quotidianità, nello studio, nella concentrazione, nella sicurezza in se stesso». Tant’è che il ragazzo da quel dicembre 2020 non è più riuscito a frequentare regolarmente la scuola in presenza, fino a decidere, insieme con genitori, di iscriversi a un liceo online.
A tutto ciò si aggiunge una sentenza «ingiusta», secondo i familiari di Antonio, con cui il 32enne era stato inizialmente condannato a 10 mesi con pena sospesa. Con l’impugnazione della Procura generale davanti alla Cassazione, tuttavia, si apre la strada per una riqualificazione del reato. Nonostante «sappiamo che questo è solo l’inizio, auspichiamo che la Suprema Corte accolga l’impugnazione», afferma la legale che sta seguendo il caso di Antonio, Maria Nellina Spataro. Un barlume di speranza che si nota anche nelle parole della madre: «Voglio sperare di non sentire più dire: “Questa è l’Italia”. Non è così, non deve essere così. Mio figlio è ancora minorenne e deve continuare a credere nella giustizia: non voglio che anche lui, da adulto, diventi un pericolo pubblico». Laura non ha certezze sul futuro del ragazzo e sulla sua ripresa psicologica, per questo chiede riservatezza. «Voglio rispettare la sua privacy. Questa storia, come ancora segna me, sicuramente segna lui, e certo molto di più», conclude la donna tra le lacrime.
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13 ottobre 2022 (modifica il 13 ottobre 2022 | 20:21)
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, 2022-10-13 21:31:00, «Non dorme più e non riesce a andare a scuola». L’aggressore 32enne è stato condannato a 10 mesi con pena sospesa, ma la Procura generale ha impugnato la sentenza davanti alla Cassazione, Camilla Palladino