In Corea del Sud, una tragedia ha acceso un faro sulla pressione insostenibile che alcuni insegnanti affrontano a causa di genitori eccessivamente interventisti e talvolta ostili.
La tragica morte di Lee Min-so, una maestra di 23 anni, trovata senza vita, ha generato un’ondata di rabbia e sconcerto, scatenando una protesta nazionale.
La Bbc riporta che Lee, nell’arco di appena un anno di insegnamento, era stata sommersa da lamentele e pressioni da parte dei genitori. La situazione ha raggiunto un apice quando un suo studente ha ferito un altro con una matita, portando a una serie di confronti accesi con i genitori degli alunni coinvolti. Queste interazioni, a quanto pare, hanno contribuito al crescente disagio di Lee, culminando nella sua tragica decisione.
Le preoccupazioni degli insegnanti sudcoreani non si fermano qui e dichiarano che vengono spesso denunciati per aver tentato di gestire studenti violenti o indisciplinati, con un semplice rimprovero che viene etichettato come “abuso emotivo”. Di conseguenza, possono essere rimossi dal loro incarico, aumentando la loro ansia e il timore di intervenire.
L’esperienza di Lee Min-so rappresenta un triste esempio di come un sistema possa falire coloro che sono incaricati di educare e proteggere la prossima generazione. La crescente pressione, sia da parte dei genitori che dalle leggi, rende indispensabile una riforma che protegga il benessere degli insegnanti e, a sua volta, assicuri un ambiente di apprendimento sicuro e sostenibile per gli studenti.
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