Mafia, droga e potere: dietro le quinte de «Il Padrino»

Mafia, droga e potere: dietro le quinte de «Il Padrino»

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di Maurizio Porro

La fiction in dieci puntate segue la preparazione e la lavorazione del film, dall’uscita del best seller di Mario Puzo al debutto della pellicola con cui Coppola vinse tre premi Oscar

Sulla nuova piattaforma della Paramount+, la gloriosa major di Hollywood con la montagna, c’ un’offerta che non si pu rifiutare, per dirla coi toni di Corleone: The Offer, serie cult che racconta la tempestosa preparazione e lavorazione del Padrino, dall’uscita del libro best seller di Puzo al debutto (’72) del film capolavoro di Coppola che vinse tre Oscar (ma Brando non ritir il suo in polemica a sostegno degli indiani) ed ebbe poi due sequel. Come Mank, sulla storia di Quarto potere di Welles, The Offer racconta la difficile nascita di un film che le grandi famiglie italoamericane non volevano, che Sinatra odiava per un personaggio troppo somigliante e in cui la parola mafia doveva apparire massimo una volta.

Non sono gli attori, per una volta a dominare: Brando si vede in due scene, un poco di pi un giovane Pacino che all’inizio viene protestato. Veri protagonisti sono i produttori che fanno miracoli per rispondere ai tycoon della Paramount seduti col sigaro: primo il potente Bob Evans (Matthew Goode) nel suo momento di fulgore (far pure Chinatown e Cotton Club) prima di essere travolto da scandali degni della Hollywood Babilonia, al fianco di Ali McGraw che lo tradisce verso la fine con Steve McQueen; secondo ma fondamentale (fu suo un Oscar) Albert S. Ruddy (Miles Teller) al cui coraggio e alla cui testardaggine si deve la realizzazione e la riuscita del film.

Per riuscirci dovette stringere alleanza e amicizia col capofamiglia italiano Joe Colombo, vittima poi d’un attentato, finendo sulle prime pagine non solo di Variety. tutto molto vero e verosimile, il cast incredibile, gli attori che fanno Puzo lo scrittore (Patrick Gallo) e soprattutto Dan Fogler che raffigura Coppola sono somiglianti e specialmente somigliante la confusione, il clima, le lotte, il cinismo, l’incomunicabilit tra due tipi di cinema nel momento di massima crisi del sistema Hollywood.

E sapendo come va a finire, col trionfo di un film memorabile anche a rischio dell’onore di famiglia (capitava anche con Al Capone e Bonnie and Clyde), interessante curiosare tra gli sviluppi di un set per allora milionario, con l’ottima segretaria di produzione (Juno Temple) infine premiata. Se le parentesi sentimentali e le droghe sono le cose pi ovvie e la trasferta in Sicilia legata al folklore, le dieci puntate della serie ideata da Michael Tolkin e diretta da Dexter Fletcher hanno una grande spinta propulsiva nel farci curiosare nell’ambiente senza fare gossip di cattivo gusto, ma tenendo alto il concetto di cinema come specchio della societ, in questo caso legato al potere delle famiglie che rischiarono di bloccare per sempre un film che alla fine fu anche per loro un veicolo pubblicitario non calcolato, perch The Godfather appartiene ora alla storia del cinema e inizia quel nuovo stile americano che render irripetibili, innovatori e coraggiosi i loro anni 70.

18 dicembre 2022 (modifica il 18 dicembre 2022 | 07:58)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-18 06:58:00,

di Maurizio Porro

La fiction in dieci puntate segue la preparazione e la lavorazione del film, dall’uscita del best seller di Mario Puzo al debutto della pellicola con cui Coppola vinse tre premi Oscar

Sulla nuova piattaforma della Paramount+, la gloriosa major di Hollywood con la montagna, c’ un’offerta che non si pu rifiutare, per dirla coi toni di Corleone: The Offer, serie cult che racconta la tempestosa preparazione e lavorazione del Padrino, dall’uscita del libro best seller di Puzo al debutto (’72) del film capolavoro di Coppola che vinse tre Oscar (ma Brando non ritir il suo in polemica a sostegno degli indiani) ed ebbe poi due sequel. Come Mank, sulla storia di Quarto potere di Welles, The Offer racconta la difficile nascita di un film che le grandi famiglie italoamericane non volevano, che Sinatra odiava per un personaggio troppo somigliante e in cui la parola mafia doveva apparire massimo una volta.

Non sono gli attori, per una volta a dominare: Brando si vede in due scene, un poco di pi un giovane Pacino che all’inizio viene protestato. Veri protagonisti sono i produttori che fanno miracoli per rispondere ai tycoon della Paramount seduti col sigaro: primo il potente Bob Evans (Matthew Goode) nel suo momento di fulgore (far pure Chinatown e Cotton Club) prima di essere travolto da scandali degni della Hollywood Babilonia, al fianco di Ali McGraw che lo tradisce verso la fine con Steve McQueen; secondo ma fondamentale (fu suo un Oscar) Albert S. Ruddy (Miles Teller) al cui coraggio e alla cui testardaggine si deve la realizzazione e la riuscita del film.

Per riuscirci dovette stringere alleanza e amicizia col capofamiglia italiano Joe Colombo, vittima poi d’un attentato, finendo sulle prime pagine non solo di Variety. tutto molto vero e verosimile, il cast incredibile, gli attori che fanno Puzo lo scrittore (Patrick Gallo) e soprattutto Dan Fogler che raffigura Coppola sono somiglianti e specialmente somigliante la confusione, il clima, le lotte, il cinismo, l’incomunicabilit tra due tipi di cinema nel momento di massima crisi del sistema Hollywood.

E sapendo come va a finire, col trionfo di un film memorabile anche a rischio dell’onore di famiglia (capitava anche con Al Capone e Bonnie and Clyde), interessante curiosare tra gli sviluppi di un set per allora milionario, con l’ottima segretaria di produzione (Juno Temple) infine premiata. Se le parentesi sentimentali e le droghe sono le cose pi ovvie e la trasferta in Sicilia legata al folklore, le dieci puntate della serie ideata da Michael Tolkin e diretta da Dexter Fletcher hanno una grande spinta propulsiva nel farci curiosare nell’ambiente senza fare gossip di cattivo gusto, ma tenendo alto il concetto di cinema come specchio della societ, in questo caso legato al potere delle famiglie che rischiarono di bloccare per sempre un film che alla fine fu anche per loro un veicolo pubblicitario non calcolato, perch The Godfather appartiene ora alla storia del cinema e inizia quel nuovo stile americano che render irripetibili, innovatori e coraggiosi i loro anni 70.

18 dicembre 2022 (modifica il 18 dicembre 2022 | 07:58)

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, Maurizio Porro

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