Magni con il tubolare tra i denti e la costola rotta di Nadal

Magni con il tubolare tra i denti e la costola rotta di Nadal

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GIOVEDÌ 24 MARZO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

il suo Nadal perde i pezzi…

Franco Catania, Roma

Per me Nadal può stare fuori pure due anni, è sempre il re, un mostro, un mito, uno che non molla mai e lo ha dimostrato migliaia di volte. Alla sua età è ancora il più forte, sulla terra sicuro. Ormai non ha più nulla da dimostrare, fossi in lui mi ritirerei.

Pasquale Saggese

Vediamo il lato positivo della cosa: non è niente di serio, e arriverà con più energie all’appuntamento di Parigi. Rafa ne ha superate a centinaia, supererà anche questa.

Luca Gori

Cari lettori,

L’infortunio di Nadal ha suscitato molti commenti, più qualche bonaria presa in giro da quanti tra voi conoscono la mia passione per Rafa. In realtà, aver raggiunto la finale di un torneo importante come Indian Wells con una costola rotta rappresenta una delle più grandi imprese nella storia dello sport, al livello delle tredici finali vinte su tredici al Roland Garros, statistica non umana e infatti mai verificatasi finora e destinata a non verificarsi mai più. Nadal stava già molto male in semifinale con Carlos Alcaraz, era già intervenuto in campo il fisioterapista per quello che pareva un disturbo al pettorale, ed era invece la costola. Ma chiunque avesse visto in tv la faccia di Nadal sulla safety-car, la macchinina elettrica che portava al campo sia lui sia Alcaraz, non poteva avere dubbi sull’esito della sfida. Perché la faccia di Nadal era la maschera stessa della ferocia agonistica, della spietatezza sportiva. Pareva un sacerdote inca alla vigilia di un sacrificio umano a una divinità lunare. La vittima sacrificale era appunto Carlos Alcaraz, diciottenne di forza prodigiosa e di sicuro avvenire, frettolosamente indicato dalla stampa spagnola come il nuovo Nadal; e quello vero non poteva assolutamente lasciarsi battere da lui. Anche se poi l’ha accarezzato e lodato, come fa sempre Rafa che nella vita è di animo gentile. E anche se stava così male che il giorno dopo nei primi quattro game letteralmente non riusciva a buttare la pallina di là. Poi ora come sempre ci saranno quelli che diranno che era tutto finto. Ma a me ha ricordato l’impresa di cui favoleggiava mio padre quand’ero bambino: Fiorenzo Magni che conclude il Giro del 1956 reggendo il manubrio con un tubolare stretto tra i denti, per via della clavicola fratturata. Non vinse quel Giro, arrivò secondo dietro lo scalatore lussemburghese Charly Gaul. Magni aveva 36 anni, l’età di Nadal, che in carriera avrà guadagnato mille volte più del grande ciclista italiano. Eppure talora lo sport riconquista la dimensione epica che ce l’ha fatto amare da ragazzi.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

«Terza dose negli Usa, il mio green pass qui non vale»

Dopo circa cinque mesi negli Stati Uniti (dove sono stato vaccinato con la terza dose di Pfizer) sono rientrato ieri in Italia ma la felicità per il ritorno è durata poco. Al bar non mi hanno servito l’agognato cappuccino con brioche, l’ufficio postale non mi ha permesso di ritirare due raccomandate, la banca mi ha pregato di uscire… Motivo? Il green pass italiano con le prime due dosi è scaduto, il QR code americano non viene rilevato e la documentazione cartacea rilasciata da Cdc ed autorità americane non viene accettata. Ho chiesto a Regione Lombardia cosa devo fare e mi è stato risposto di recarmi presso un centro vaccinale che però non mi ha fatto entrare invitandomi ad inviare tutta la documentazione via email. Impiegheranno circa 3 settimane per registrarmi e farmi avere il nuovo green pass italiano. In questo lungo periodo non potrò fare praticamente nulla a meno di vaccinarmi per la quarta volta ma per l’Italia sarà solo la terza dose oppure fare un tampone ogni 2 giorni. Credo che ci siano e ci saranno tantissimi compatrioti nella mia stessa situazione e pertanto mi rivolgo al ministro affinché emani una circolare di tre righe specificando che in attesa che la burocrazia svolga «lentamente» il suo compito, a noi cittadini collocati nel limbo venga riconosciuta la documentazione cartacea. Semplice no? E magari così si potrà dimostrare a me e ai tanti lettori del Corriere che anche in Italia non abbiamo una burocrazia ottusa e lenta e val la pena di ritornare in patria.

Gian Carlo Frigerio, M.D.,Executive Manager Italian Association of Obstetrics &Gynecology

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-03-23 23:46:00,

GIOVEDÌ 24 MARZO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

il suo Nadal perde i pezzi…

Franco Catania, Roma

Per me Nadal può stare fuori pure due anni, è sempre il re, un mostro, un mito, uno che non molla mai e lo ha dimostrato migliaia di volte. Alla sua età è ancora il più forte, sulla terra sicuro. Ormai non ha più nulla da dimostrare, fossi in lui mi ritirerei.

Pasquale Saggese

Vediamo il lato positivo della cosa: non è niente di serio, e arriverà con più energie all’appuntamento di Parigi. Rafa ne ha superate a centinaia, supererà anche questa.

Luca Gori

Cari lettori,

L’infortunio di Nadal ha suscitato molti commenti, più qualche bonaria presa in giro da quanti tra voi conoscono la mia passione per Rafa. In realtà, aver raggiunto la finale di un torneo importante come Indian Wells con una costola rotta rappresenta una delle più grandi imprese nella storia dello sport, al livello delle tredici finali vinte su tredici al Roland Garros, statistica non umana e infatti mai verificatasi finora e destinata a non verificarsi mai più. Nadal stava già molto male in semifinale con Carlos Alcaraz, era già intervenuto in campo il fisioterapista per quello che pareva un disturbo al pettorale, ed era invece la costola. Ma chiunque avesse visto in tv la faccia di Nadal sulla safety-car, la macchinina elettrica che portava al campo sia lui sia Alcaraz, non poteva avere dubbi sull’esito della sfida. Perché la faccia di Nadal era la maschera stessa della ferocia agonistica, della spietatezza sportiva. Pareva un sacerdote inca alla vigilia di un sacrificio umano a una divinità lunare. La vittima sacrificale era appunto Carlos Alcaraz, diciottenne di forza prodigiosa e di sicuro avvenire, frettolosamente indicato dalla stampa spagnola come il nuovo Nadal; e quello vero non poteva assolutamente lasciarsi battere da lui. Anche se poi l’ha accarezzato e lodato, come fa sempre Rafa che nella vita è di animo gentile. E anche se stava così male che il giorno dopo nei primi quattro game letteralmente non riusciva a buttare la pallina di là. Poi ora come sempre ci saranno quelli che diranno che era tutto finto. Ma a me ha ricordato l’impresa di cui favoleggiava mio padre quand’ero bambino: Fiorenzo Magni che conclude il Giro del 1956 reggendo il manubrio con un tubolare stretto tra i denti, per via della clavicola fratturata. Non vinse quel Giro, arrivò secondo dietro lo scalatore lussemburghese Charly Gaul. Magni aveva 36 anni, l’età di Nadal, che in carriera avrà guadagnato mille volte più del grande ciclista italiano. Eppure talora lo sport riconquista la dimensione epica che ce l’ha fatto amare da ragazzi.

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L’ingiustizia

«Terza dose negli Usa, il mio green pass qui non vale»

Dopo circa cinque mesi negli Stati Uniti (dove sono stato vaccinato con la terza dose di Pfizer) sono rientrato ieri in Italia ma la felicità per il ritorno è durata poco. Al bar non mi hanno servito l’agognato cappuccino con brioche, l’ufficio postale non mi ha permesso di ritirare due raccomandate, la banca mi ha pregato di uscire… Motivo? Il green pass italiano con le prime due dosi è scaduto, il QR code americano non viene rilevato e la documentazione cartacea rilasciata da Cdc ed autorità americane non viene accettata. Ho chiesto a Regione Lombardia cosa devo fare e mi è stato risposto di recarmi presso un centro vaccinale che però non mi ha fatto entrare invitandomi ad inviare tutta la documentazione via email. Impiegheranno circa 3 settimane per registrarmi e farmi avere il nuovo green pass italiano. In questo lungo periodo non potrò fare praticamente nulla a meno di vaccinarmi per la quarta volta ma per l’Italia sarà solo la terza dose oppure fare un tampone ogni 2 giorni. Credo che ci siano e ci saranno tantissimi compatrioti nella mia stessa situazione e pertanto mi rivolgo al ministro affinché emani una circolare di tre righe specificando che in attesa che la burocrazia svolga «lentamente» il suo compito, a noi cittadini collocati nel limbo venga riconosciuta la documentazione cartacea. Semplice no? E magari così si potrà dimostrare a me e ai tanti lettori del Corriere che anche in Italia non abbiamo una burocrazia ottusa e lenta e val la pena di ritornare in patria.

Gian Carlo Frigerio, M.D.,Executive Manager Italian Association of Obstetrics &Gynecology

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Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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, Aldo Cazzullo

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