Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri, è stato sconfitto nel collegio uninominale di Napoli-Fuorigrotta da Sergio Costa, del Movimento 5 Stelle. Il suo partito non ha raggiunto nemmeno l’1 per cento dei voti
ROMA — Gli odiatori da tastiera sono pronti a sfornare vignette feroci contro Luigi Di Maio , il ministro che si sfracellò volando in pizzeria sulle note di Dirty Dancing (vedere video per credere, ndr). «Gigino verso il ritorno al San Paolo», ironizzano sul web quando è ormai notte fonda e per il fondatore di Impegno Civico si profila la disfatta.
La sfida testa a testa nel collegio uninominale di Napoli-Fuorigrotta con Sergio Costa e Mariarosaria Rossi è all’ultima scheda, Mara Carfagna è quarta e Di Maio secondo. È lui che ha tutto da perdere, o ha già perso tutto.
Con la scissione del M5S voleva salvare il governo Draghi, ma il senno di poi dice che ha contribuito ad affossarlo. Sognava di rendere «irrilevante» Conte e invece, portandogli via mezzo partito, ha fatto la sua parte per resuscitarlo. E adesso, in tandem con Tabacci, rischia di restare fuori dal Parlamento.
Impegno civico balla attorno all’1%.
Cifre che renderebbero vano l’azzardo di Enrico Letta, il quale ha offerto a Di Maio una zattera in coalizione col Pd dopo avergli perdonato le polemiche sul «partito di Bibbiano».
Ha difeso il reddito di cittadinanza, sbandierato l’agenda Draghi, gridato che sarebbe stato «la rivelazione di queste elezioni», siglato un accordo con il quasi estinto Psdi e schierato sul palco una sagoma di cartone di Salvini per denunciare che aveva rifiutato il confronto. Non ha funzionato.
A sconfiggerlo alle porte di casa sua, nel collegio di Fuorigrotta che abbraccia Posillipo, Bagnoli e Quartieri Spagnoli, è stato l’ex ministro dell’Ambiente, Costa: raccontano che gli avesse giurato fedeltà assoluta, poi ci ha ripensato e si è candidato con Conte.
Ora i tanti nemici di Di Maio, a cominciare dall’ex premier e presidente del M5S, sono pronti a esultare.
Come esultò lui dal balcone di Palazzo Chigi, gridando agli italiani di avere «abolito la povertà» grazie al reddito di cittadinanza. L’immagine-icona del suo mandato da leader grillino, scattata nel 2018 con Conte premier gialloverde, continuerà a perseguitarlo, anche se Di Maio si è pentito perché «un uomo delle istituzioni non esulta così».
A proposito di pentimento, forse al ministro toccherà scusarsi con quella settantina di parlamentari che lo hanno seguito sulla via della scissione. Le «apette» del simbolo ideato con Bruno Tabacci raccontano di aver combattuto «a mani nude», dalla Campania alla Sicilia. Eppure potrebbero restare tutti fuori, da Azzolina a Di Stefano, da Battelli a Castelli.
La botta più forte l’hanno presa proprio dal partito di Conte, sbeffeggiato Spadafora come «una truffa mediatica». Di Maio si è giocato la faccia, ha combattuto fino all’ultimo voto. A notte però i numeri sono impietosi, come lo sono stati avversari ed ex amici in queste settimane velenose.
«Traditore» è l’epiteto più gentile che gli è arrivato dagli stessi 5 Stelle di cui per quasi tre anni è stato il capo politico. Beppe Grillo lo ha bollato come «Giggino ‘a cartelletta». E quando gli hanno dato del «bibitaro», lui ha risposto che i lavoretti della giovinezza gli hanno insegnato «più di questi dieci anni in Parlamento». Il decimo potrebbe essere l’ultimo.
Doloroso contrappasso per un leader che l’8 ottobre 2019, quando il taglio dei parlamentari diventava legge, fu immortalato a Montecitorio con i forbicioni di cartone con cui fare simbolicamente a pezzi le poltrone della «casta».
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26 settembre 2022 (modifica il 26 settembre 2022 | 07:00)
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, 2022-09-26 05:20:00, Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri, è stato sconfitto nel collegio uninominale di Napoli-Fuorigrotta da Sergio Costa, del Movimento 5 Stelle. Il suo partito non ha raggiunto nemmeno l’1 per cento dei voti, Monica Guerzoni