Se è un bene pensare ai problemi estetici delle malate e dei malati oncologici proponendo una legge che possa garantire loro delle parrucche, ci viene spontaneo pensare che forse sarebbe opportuno soffermarsi sui problemi che gli stessi hanno ancor prima di giungere alla necessità della parrucca. L’alopecia transitoria da chemioterapici è spesso una conseguenza evitabile se si favorisce la diagnosi precoce con gli screening. Proprio cosi’. Alcune donne fortunate che hanno aderito alla ripresa degli screening nel 2012 hanno giovato di diagnosi precoce che hanno stentato a credere che si siano giovate della solo della sorveglianza e della radioterapia.
Il gruppo formato da oltre 350 donne Calabresi che nel 2020, con uno striscione che riportava le nostre facce, si è installato davanti alla cittadella regionale per sollecitare un incontro alla presidente Jole Santelli, per chiedere l’approvazione della rete oncologica regionale nella quale era prevista l’istituzione delle Breast Unit in Calabria, ha portato a casa il DCA100. Purtroppo, Jole Santelli non c’è più e tutto sembra essersi fermato a quell’approvazione. Si, dopo 19 mesi e tante chiacchiere e promesse elettorali quale è la situazione delle Breast Unit in Calabria e del corredo di provvedimenti per la salvaguardia della salute e la prevenzione? Ci sono solo screening attivi su base volontaristica laddove a fatica hanno sempre operato: Cosenza a macchia di leopardo, con un’unità mobile che costa un tot fare spostare, perché non attrezzata di personale; Crotone dotato di ottime macchine, buono il personale ma non organico ad una Breast Unit; Catanzaro con un’intensa attività sparsa equamente nel territorio, ma non adeguatamente pubblicizzata presso i Medici di Medicina Generale, per l’adesione volontaristica per chiamata delle pazienti; Vibo Valentia con un efficiente organigramma di medici attivi, ma lasciati al “fai da te” per il secondo livello, manca un collegamento istituzionale con una delle Breast Unit; Reggio Calabria galassia a sé, provincia da sempre densa di chiaro scuro… Come può essere legittimata una Breast Unit senza uno screening organizzato?
Eppure a Locri è da qualche mese attivo un ottimo servizio di senologia radiologica di cui nessuno è a conoscenza. Se è così difficile fare prevenzione, effettuare gli screening, e conseguente diagnosi precoce, comprenderete che le donne calabresi potrebbero incazzarsi: “Perché chi è in grado veramente di curarti e non di confonderti, non viene correttamente segnalato, ne viene controllato o sorvegliato così come prevede la legge presa in considerazione dalla Conferenza Stato Regione del 18 dicembre 2014, in adeguamento alla legge europea in tema di Sanità, capitolo del 2006. Sono anni che tante associazioni si occupano di questa difficoltà, di cui l’estetica del paziente è solo una parte. per accettare di curaci in Calabria pretendiamo cure controllate come nel resto d’Italia e d’Europa. La regione ha fallito se non ci garantisce un sistema di controllo delle cure. Il database e gli audit semestrali, incubo delle Breast Unit delle altre regioni italiane, devono essere una realtà anche in Calabria.
Sappiamo bene quanto psicologicamente è importante continuare a sentirsi donne anche durante le cure e dopo un intervento demolitivo di necessità. Ma prima non pensate che sia giusto dare alle pazienti un luogo sicuro dove potersi curare ed essere prese seriamente in considerazione? Se vogliamo parlare di estetica facciamolo dicendo che oltre alla parrucca è necessario far sì che un intervento per tumore al seno non diventi uno sfregio. Facciamo sì che le Breast Unit funzionino perché una paziente abbia a disposizione subito, non dopo mesi, un’ equipe che la segua dal sospetto alla diagnosi certa. Che sappia cosa si deve fare con un linfonodo sentinella e che non lascia attendere perché poi possa esserci come unica alternativa “l’intervento risolutore”. Ma risolutore di cosa? La Calabria Regione purtroppo molto disattenta e poco preparata ad affrontare i problemi della Sanità a tutto tondo, in tema oncologico arranca come pochi altri luoghi d’Italia. In questo nostro intervento non c’è di certo il riferimento ai professionisti che in Calabria tentano di dare risposte pari ad altre Regioni, perché non hanno nulla da invidiare in quanto a preparazione ai loro colleghi del Nord. In quello che noi chiediamo c’è la consapevolezza che non è stato preso seriamente in esame il mondo delle malattie oncologiche e soprattutto quello del cancro alla mammella. Potremmo snocciolare dati ma siamo certe che non servirebbe a niente perché lo abbiamo già fatto non ci hanno ascoltato.
In questa sede vogliamo sottolineare che il Decreto 100 con il quale sono state istituite le Brest Unit, a 19 mesi dalla sua promulgazione non ha avuto un’attuazione efficace. Chiediamo che le 4 Breast Unit in Calabria siano dotate dei sistemi di sorveglianza che permetto correzioni ad eventuali deviazioni dalle buone pratiche. Certo ci sentiamo di ringraziare la consigliera Luciana De Francesco per la sua Proposta di Legge n.44/12^ , recante: “Interventi in materia di sussidio a favore di pazienti oncologiche affette da alopecia”, allo stesso tempo chiediamo a lei e alla terza Commissione Sanità di equiparare i malati calabresi a quelli del resto d’Europa, dando alla popolazione calabrese la sensazione che oltre alla buone pratiche mediche che ogni giorno sperimentano, sono assistiti da una politica materna e non matrigna.
, 2022-03-15 11:34:00, Se è un bene pensare ai problemi estetici delle malate e dei malati oncologici proponendo una legge che possa garantire loro delle parrucche, ci viene spontaneo pensare che forse sarebbe opportuno soffermarsi sui problemi che gli stessi hanno ancor prima di giungere alla necessità della parrucca. L’alopecia transitoria da chemioterapici è spesso una conseguenza evitabile […]
L’articolo Malate oncologiche alla Regione Calabria: Vogliamo la possibilità di curarci come nel resto d’Italia oltre alle parrucche proviene da Calabria News., Lorena Iuffrida
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