di Gianni Santucci, foto di Maki Galimberti
Incontro con la cantautrice e violoncellista, figlia di immigrati e cresciuta alla periferia della metropoli, cos perfida, eppure cos generosa. Il mio ricordo pi intenso? Quel tram, linea 27, che mi riportava dal centro ai confini della citt. E Milano per me un tram chiamato opportunit
Guardate quella ragazza, s quella seduta a met del tram, con i suoi bagagli ingombranti. La custodia del violoncello, lo zaino con i libri del liceo, la borsa sportiva, perch oggi ha avuto anche educazione fisica. Seguitela, o meglio, state con lei: sul tram linea 27, partito da piazza Fontana, che ha gi oltrepassato piazza Cinque Giornate, e ora continua ad avanzare nel traffico diretto a Est, verso la periferia; passa sotto al ponte della ferrovia e qui, a osservarla dai finestrini, Milano gi un’altra citt, mentre il tram imbocca via Mecenate, uno stradone che non finisce mai, ed era buio e c’era quel freddo d’autunno inoltrato, la nebbia densa, i semafori interminabili; mi rivedo su quel tram che viaggia verso la fine della citt, dopo non c’ pi niente, nessun palazzo, solo la tangenziale, e spazi vuoti abbandonati, un panorama di tristezza immensa: per quel viaggio ipnotico mi faceva pensare: “Adesso dove mi porta? Pu arrivare ovunque”. Invece, proprio l in fondo, il tram gira un angolo ed finita, ti ritrovi sul marciapiede, al capolinea.
ALLE ELEMENTARI HO VISTO LA PERFIDIA NELL’USO DEL TERMINE “MAROCCHINO”. SI METTEVANO NOTE IN CLASSE PER QUESTO… PARADOSSALMENTE IN UNA REALT PI RISTRETTA E PERIFERICA CHI VIENE DA FUORI PU SEMBRARE MINACCIOSO
Ora, serve solo un piccolo transfer temporale: ambientate questa scena alla fine degli Anni 90. E sarete accanto a quella ragazza, che si tira dietro il violoncello e tutto il resto: Malika adolescente. Malika prima di Malika Ayane, dei cinque Sanremo, i due premi della critica, i dischi di platino, l’inno di Mameli cantato alle Olimpiadi di Pechino, un curriculum artistico sterminato. Tutte le scelte pi importanti della mia vita le ho fatte riflettendo durante quei viaggi in tram. Ogni mattina. Ogni sera. Il primo aereo che ho preso era un low cost, pubblicizzato sul manifesto a una fermata. Il centro di gravit della memoria mi riporta l. Quel tram per me Milano. Il mio ricordo pi denso.
Malika Ayane e la sua citt. Milano mondo. Primo concerto?
I Bluvertigo, al Rolling Stone di corso XXII Marzo.
Posto mitico. In trent’anni ci passata la storia del rock.
Io invece ci passavo davanti ogni giorno, sempre sul “mio” tram. E sognavo di fare l il mio primo concerto.
Ci riuscita?
L’ho sfiorato. Ho suonato la prima volta al Rolling Stone per la festa dei licei milanesi. Poi un’apparizione da supporter, ma non avevo ancora fatto il primo disco. La terza volta era quella vera. Aprivo per Duffy. Ero pronta.
E che successo?
Poco prima hanno venduto il palazzo. Fine del Rolling Stone. Club demolito. E ciao.
HO STUDIATO AL CONSERVATORIO… LA SCUOLA A PIU’ ALTO LIVELLO MA ANCHE LA PIU’ DEMOCRATICA: PAGAVO 150 MILA LIRE L’ANNO. ERA ACCESSIBILE A TUTTI. ANCHE QUESTO E’ MILANO: OPPORTUNITA’
Per nel 1997 aveva cantato alla Scala, scelta da Riccardo Muti.
Ho studiato al Conservatorio. Era la scuola di pi alto livello, ma anche la pi democratica. Pagavo 150 mila lire l’anno. Avevamo il noleggio degli strumenti a lungo termine. Era accessibile a tutti. Una scuola pubblica nel senso pi alto del termine. Anche questo Milano. Opportunit.
Ragazza di periferia. Madre italiana e padre marocchino. Ha mai sentito il pregiudizio.
Non al Conservatorio, anche se l ero palesemente un pesce fuor d’acqua. Era stato peggio prima.
Alle elementari?
L ho visto la perfidia nell’uso del termine marocchino. Si mettevano note in classe per questo. Come al solito, paradossalmente, in una realt pi ristretta e periferica chi viene da fuori pu sembrare minaccioso.
In che Milano cresciuta?
Una citt in cui convivono tante realt parallele e intrecciate.
Quali ha attraversato?
Il mio quartiere di periferia. Il Conservatorio in centro. La prima casa da sola in piazza Abbiategrasso, dove c’era il Sert per i tossicodipendenti e un enorme scavo che poi sarebbe diventato il metr. La stanza in una casa condivisa con due ragazzi venezuelani che cercavano la loro avventura, un parrucchiere, un culturista. Gli amici jazzisti che iniziavo a frequentare. Poi la Milano notturna, come barista a Le Trottoir. Diversi mondi, uno dopo l’altro, uno insieme all’altro.
Ha mai pensato di andarsene?
Non cambiare paesaggio che fa cambiare le cose.
Le piace ancora la sua citt?
Mi d fastidio tante volte. Vero che a Milano te la cavi sempre, un modo lo trovi. A volte per mi sembra che deleghi troppo, lasci troppi spazi di solitudine, sia un po’ slegata.
Slegata in che senso?
Quando tornavo a casa la sera, dopo il mio giretto col cane in largo Tel Aviv, e chiudevo la porta di casa, mi interrogavo sempre: cosa succede agli altri? Cosa succede a una ragazza come sono ed ero io, ma con meno struttura, con meno fantasia, che poi sono le cose che ti salvano sempre? Chi se ne prende cura?.
MIA FIGLIA OGGI HA 17 ANNI. PER I RAGAZZI DELLA SUA GENERAZIONE NON PUO’ ESSERCI SOLO IL CHUPITO A DUE EURO: L’ALCOL PER STORDIRSI. SE AI RAGAZZI DAI UNO STIMOLO… SE DIAMO UN SEGNALE ALLA LORO ESISTENZA, L’ULTIMA COSA CHE VOGLIONO FARE STORDIRSI
Sua figlia ha 17 anni. Che Milano la sua?
Totale assenza di pregiudizi. Molto trasversale. Anche “delocalizzata”. Quando ero una ragazzina, si andava tutti al cinema e far le vasche in centro.
Oggi invece?
Vivono e passano tra quartieri diversi, pi indipendenti dal centro, interessanti. I ragazzini maneggiano la citt, se ne sentono parte, la vivono come fosse loro, la scoprono.
Da madre, cosa le fa paura?
La vacuit. Vedo i butta-dentro dei locali, i ragazzini di 15 anni rovinati di alcol. Mi dispiace.
Avrebbe detto lo stesso quando l’adolescente era lei?
Una “ciocca” brutta se la sono presa tutti. Non sto facendo la morale.
Qual il punto?
Che il chupito a 2 euro non pu essere l’unico focus, come se fosse scontato che le serate a quell’et debbano andare cos. Mi piacerebbe che ci fosse altro intorno.
Cosa invece le d fiducia?
Che se hanno uno stimolo, i ragazzi smentiscono tutto quanto abbiamo appena detto. Se diamo un segnale alla loro esistenza, l’ultima cosa che vogliono fare stordirsi.
Si riesce a dare stimoli?
Mia madre lavorava tantissimo. Io potevo essere una disgraziata. Di certo ho molto pi tempo per dare continui input a mia figlia. E poi io ho conosciuto Internet degli albori. Ora con lei ci scambiamo i podcast. proprio un altro mondo.
Milano anche un po’ capitale della musica trap. E delle recenti derive criminali di molti artisti ragazzini. Che messaggio mandano ai loro coetanei?
Guardiamo pi indietro. Per origine, quel genere nasce come manifestazione di un disagio.
ORA LA TRAP, PRIMA I TALENT. ANCHE NELL’INDUSTRIA MUSICALE C’ UNO SFRUTTAMENTO COMMERCIALE CHE TENDE A SPOLPARE IN FRETTA. FORSE SERVIREBBE UN PO’ PI DI EDUCAZIONE ALL’ASCOLTO
Non solo milanese.
Certo. Per ogni metropoli ci sono un sacco di periferie. Pensiamo a Living for the city di Stevie Wonder, anno 1973. Il disagio delle periferie gi scritto tutto l, in quella canzone.
Qual la radice?
Una citt dovrebbe offrire opportunit, ma poi tanti si trovano a nascere e morire senza avere davvero a portata di mano nessuna delle prospettive che si intravedono.
Parti di Milano, e di ogni altra metropoli, che restano tagliate fuori.
Le persone vengono messe di continuo nelle condizioni di desiderare ci che non potranno mai avere, a meno che non abbiano un concreto accompagnamento. Se questo non c’, rimane solo il disagio.
L’industria musicale lo sta alimentando?
Ora la trap, prima i talent. Anche nell’industria musicale c’ uno sfruttamento commerciale che tende a spolpare rapidamente. Forse servirebbe un po’ pi di educazione all’ascolto.
Alcuni nuovi trapper sembrano pi personaggi crime che musicisti.
abbastanza scontato, per ogni artista che emerge, ce ne sono tanti altri che provano a sfruttare la moda del momento.
Il 7 dicembre la pi milanese delle date. Sant’Ambrogio, Prima della Scala. Lei invece, milanese, quella giornata l’ha passata Roma, per la prima di Cats (da protagonista).
Singolare coincidenza.
Che per racconta simbolicamente un filo della sua carriera. Cantautrice, violoncellista, il jazz, i musical. Come si muove tra questi mondi?
Ho iniziato con una formazione classica, ma ero anche un’adolescente con gusti contemporanei. La voglia di guardarmi sempre intorno mi rimasta da l.
Quanto conta il coraggio di cambiare?
Ogni esperienza, per definizione, transitoria. La affronto con il massimo impegno e la massima intensit, ma senza solennit, senza pensare che il mondo giri intorno a quel che sto facendo in quel momento. Anzi, penso a cosa far dopo.
In che ambito si vede di pi?
Nell’evadere dall’abitudine costante, e molto italiana, di incasellare sempre tutto, a volte in modo forzato.
Poco prima che la conversazione si concluda, Malika Ayane si ravvia le lunghe treccioline di capelli biondi. Si trova a Roma. Dice: Andr un po’ a esplorare la citt. Battuta: non sar cos comodo farlo con i mezzi pubblici. La risposta la riporta col pensiero a Milano, al suo tram, al valore sociale di un buon trasporto pubblico per i ragazzini di ogni periferia del mondo.
In effetti a Milano potevo e posso spostarmi in mezz’ora dall’estrema periferia al pieno centro. Questa non solo una comodit. un’opportunit: di vivere davvero la citt e le occasioni che ti offre.
9 dicembre 2022 (modifica il 9 dicembre 2022 | 14:11)
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, 2022-12-10 18:11:00, Incontro con la cantautrice e violoncellista, figlia di immigrati e cresciuta alla periferia della metropoli, «così perfida, eppure così generosa». «Il mio ricordo più intenso? Quel tram, linea 27, che mi riportava dal centro ai confini della città. E Milano per me è un tram chiamato opportunità», Gianni Santucci, foto di Maki Galimberti