Mancati spostamenti dei docenti dal sud al nord, la scoperta del lavoro povero dei lavoratori della scuola

La scoperta dell’acqua calda

Il rifiuto di molte colleghe e colleghi residenti al Sud assunti a tempo indeterminato nelle regioni del Nord di accettare la nomina è oggetto di stupore e di interesse giornalistico e appare come qualcosa di singolare.

In realtà ciò che “si scopre” è sin banale:

  • la retribuzione del personale della scuola, anche dopo la chiusura dell’ultimo mirabolante contratto, fa sì che ci troviamo di fronte A UN CASO SPECIFICO DI LAVORO POVERO;
  • il costo in generale della vita e in particolare quello degli affitti è insostenibile per strati sempre più larghi della popolazione.

Visto che non siamo in nessun modo di fronte a una novità, è sin evidente che se si fosse voluto affrontare il problema le soluzioni sarebbero state altrettanto evidenti e cioè:

  • garantire incrementi retributivi adeguati a recuperare quanto perso dall’inflazione negli ultimi decenni, quantomeno il 25%;
  • garantire al personale obbligato a trasferirsi l’accesso al diritto all’abitare a condizioni sostenibili.

Come tutte le soluzioni semplici entrambe queste ipotesi non sono state nemmeno prese in considerazione dal governo e non sono state sostenute dalle organizzazioni sindacali istituzionali che hanno firmato senza particolari difficoltà un contratto che non prevede nemmeno il recupero dell’inflazione degli ultimi anni, per non parlare del pregresso.

È sin evidente che sarebbe fuor di misura ed ingenuo aspettarsi che il governo riconosca queste necessità e assuma misure adeguate, di conseguenza la parola e soprattutto l’azione passano alle lavoratrici e ai lavoratori della scuola, che solo dando vita alla necessaria mobilitazione possono cambiare la situazione.

La Cub Scuola Università e Ricerca propone di conseguenza che:

  • si pongano all’ordine del giorno dei collegi docenti di inizio anno mozioni in cui si richiedano aumenti retributivi e risorse necessarie a garantire la parità di condizioni fra colleghi residenti in loco e colleghi trasferitesi per quel che riguarda la spesa necessaria a una vita dignitosa;
  • si organizzino in tutte le scuole, nonché a livello territoriale, ad opera delle RSU di istituto, assemblee su questi temi per definire i punti centrali della piattaforma per il prossimo contratto;
  • mobilitazioni di fronte agli uffici scolastici provinciali e regionali;
  • forme di lotta dall’applicazione rigorosa del mansionario fino allo sciopero, per arrivare a un contratto sulla base dell’esigenze del personale e non dell’accordo fra Ministero e burocrazie sindacali.

Si tratta di un percorso di mobilitazione che deve vedere le lavoratrici e i lavoratori della scuola impegnati con le altre categorie del lavoro dipendente per un cambiamento della situazione esistente, che non possiamo continuare ad accettare come fosse un destino ineluttabile quando invece è il prodotto delle scelte dei nostri avversari.

La partita si giocherà nelle scuole così come nelle piazze.

Per la CUB Scuola Università Ricerca

Il Coordinatore Nazionale

Cosimo Scarinzi

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