Manfredi ora cambi passo

Manfredi ora cambi passo

Spread the love

Con la firma del Patto per Napoli l’esperienza amministrativa della Giunta Manfredi può prendere finalmente il largo. O, almeno, per la prima volta dal suo insediamento non ci sono più alibi per non poterlo fare. L’intesa che per ora ha scongiurato il default era stata del resto la premessa sia della candidatura che della successiva elezione dell’ex-rettore a sindaco. Manfredi – a questo punto – ha finalmente ottenuto lo strumento da lui considerato la conditio sine qua non per affrontare la sfida del governo di Napoli. E che di sfida si tratti è ben testimoniato dalle caratteristiche stesse dello speciale provvedimento assunto dal Governo per la città. Di sicuro si tratta di un sostegno, di un pilastro concesso in extremis da Roma per evitare l’inarrestabile smottamento finanziaro del Comune partenopeo. Ma non è un jolly elargito gratuitamente e senza garanzie. I contribuenti napoletani dovranno ripagarlo in moneta sonante caricandosi l’ulteriore prevedibile aggravio di imposte comunali (addizionali Irpef) già da tempo schizzate ai livelli più alti tra quelli consentiti sul piano nazionale. L’Amministrazione dovrà garantire una poderosa inversione di tendenza nella capacità, finora assai scarsa, di esigere tributi, prosciugando l’area dell’evasione nella corresponsione di servizi essenziali (nettezza urbana, acqua, riscossione delle multe). E mettendo mano, contemporaneamente, sia alla riorganizzazione quantitativa e qualitativa dell’organico comunale, che alla messa a profitto del patrimonio pubblico e al risanamento delle grandi partecipate, (Azienda idrica e Anm, bus e metro, in primis) che fanno capo a Palazzo San Giacomo. Tutto ciò per consentire il recupero di almeno un quarto (300 milioni circa) dell’imponente aiuto governativo da un miliardo e 231 milioni erogato⁶ per tranche nei prossimi 21 anni. Ma se questo, ridotto in estrema e scarna sintesi, è il marchingegno politico finanziario architettato in questi mesi con lodevole e infaticabile ostinazione dai tecnici di palazzo Chigi sotto la paziente direzione del sottosegretario Garofoli e, assieme al sindaco, per il Comune, dell’assessore al Bilancio, Baretta, il quesito che la squadra di Palazzo San Giacomo, nel suo stesso interesse, dovrebbe porsi è: questa indispensabile scialuppa concessa da Roma, pur se necessaria, sarà sufficiente non solo a impedire il naufragio, ma anche a consentire una navigazione efficace nei prossimi anni alla città? Il giorno del Patto, siglato in pompa magna, com’è giusto che fosse, al Maschio Angioino e suggellato dalla simbolica stretta di mano di sindaco e premier, è stato un buon giorno per Napoli, come hanno, con onestà intellettuale, riconosciuto tanti osservatori e anche autorevoli esponenti dell’opposizione in consiglio comunale. Con la stessa onestà e lucidità intellettuale sarebbe perciò auspicabile che dall’interno dell’amministrazione, magari proprio sotto la positiva spinta che da quest’intesa certamente scaturisce, maturasse la consapevolezza che, a sei mesi di distanza dall’elezione, sarebbe il caso di produrre un vigoroso cambio di passo. In che direzione? Semplice. Quella che da tempo, ormai, anche dalle colonne di questo giornale, simpatizzanti o meno del governo neoeletto suggeriscono: più impegno a attenzione per il quotidiano, le buche stradali, la manutenzione del verde, la frequenza di bus e metro, la pulizia e il decoro, l’attenzione per i più fragili e i senza dimora, la sicurezza pubblica e così via. Se su tutte queste cose, almeno nelle intenzioni, la Giunta Manfredi c’è, ebbene, agli occhi del cittadino comune, ancora, non si vede. Se con Draghi al Maschio Angioino il gotha della politica locale e nazionale ha celebrato la sua giornata «straordinaria» – ed è sicuramente un grande risultato – è opportuno che ad essa seguano tante giornate «ordinarie», magari meno luccicanti di flash e fari di telecamere, ma più proficue di realizzazioni concrete. Ai Patti devono seguire, adesso, i fatti, se si vuole che al Manfredi uno, che da professionista stimato ed ex rettore e ministro. che ha saputo vincere, possa seguire il Manfredi due che, da sindaco, sappia anche convincere. La buona politica sa che il consenso vero deve guadagnarselo, dal basso, tra la gente. Un tempo, coi grandi partiti di massa e i sindacati in campo era certamente più facile, ci pensavano loro. Oggi, bisogna, onestamente, riconoscerlo, venuto meno quel collante tra istituzioni e cittadini, costruire quel feeling, per chi amministra, è un impegno in più, al quale, però, non è possibile sottrarsi. D’altra parte, grandi visioni e ordinaria amministrazione non possono che essere, per una metropoli come Napoli, due facce della stessa medaglia. Le prime sono indispensabili per dare la giusta direzione, la seconda scandisce il quotidiano: è quello che il comune cittadino vive e tocca con mano. Da sempre, in politica, funziona così: vedere per credere. L’ingegner Manfredi e la sua squadra non possono non saperlo. Perciò, il sindaco Manfredi, a patto firmato, farebbe bene, per il bene suo e della città a darsi una mossa. 19 aprile 2022 | 08:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-19 06:37:00, Con la firma del Patto per Napoli l’esperienza amministrativa della Giunta Manfredi può prendere finalmente il largo. O, almeno, per la prima volta dal suo insediamento non ci sono più alibi per non poterlo fare. L’intesa che per ora ha scongiurato il default era stata del resto la premessa sia della candidatura che della successiva elezione dell’ex-rettore a sindaco. Manfredi – a questo punto – ha finalmente ottenuto lo strumento da lui considerato la conditio sine qua non per affrontare la sfida del governo di Napoli. E che di sfida si tratti è ben testimoniato dalle caratteristiche stesse dello speciale provvedimento assunto dal Governo per la città. Di sicuro si tratta di un sostegno, di un pilastro concesso in extremis da Roma per evitare l’inarrestabile smottamento finanziaro del Comune partenopeo. Ma non è un jolly elargito gratuitamente e senza garanzie. I contribuenti napoletani dovranno ripagarlo in moneta sonante caricandosi l’ulteriore prevedibile aggravio di imposte comunali (addizionali Irpef) già da tempo schizzate ai livelli più alti tra quelli consentiti sul piano nazionale. L’Amministrazione dovrà garantire una poderosa inversione di tendenza nella capacità, finora assai scarsa, di esigere tributi, prosciugando l’area dell’evasione nella corresponsione di servizi essenziali (nettezza urbana, acqua, riscossione delle multe). E mettendo mano, contemporaneamente, sia alla riorganizzazione quantitativa e qualitativa dell’organico comunale, che alla messa a profitto del patrimonio pubblico e al risanamento delle grandi partecipate, (Azienda idrica e Anm, bus e metro, in primis) che fanno capo a Palazzo San Giacomo. Tutto ciò per consentire il recupero di almeno un quarto (300 milioni circa) dell’imponente aiuto governativo da un miliardo e 231 milioni erogato⁶ per tranche nei prossimi 21 anni. Ma se questo, ridotto in estrema e scarna sintesi, è il marchingegno politico finanziario architettato in questi mesi con lodevole e infaticabile ostinazione dai tecnici di palazzo Chigi sotto la paziente direzione del sottosegretario Garofoli e, assieme al sindaco, per il Comune, dell’assessore al Bilancio, Baretta, il quesito che la squadra di Palazzo San Giacomo, nel suo stesso interesse, dovrebbe porsi è: questa indispensabile scialuppa concessa da Roma, pur se necessaria, sarà sufficiente non solo a impedire il naufragio, ma anche a consentire una navigazione efficace nei prossimi anni alla città? Il giorno del Patto, siglato in pompa magna, com’è giusto che fosse, al Maschio Angioino e suggellato dalla simbolica stretta di mano di sindaco e premier, è stato un buon giorno per Napoli, come hanno, con onestà intellettuale, riconosciuto tanti osservatori e anche autorevoli esponenti dell’opposizione in consiglio comunale. Con la stessa onestà e lucidità intellettuale sarebbe perciò auspicabile che dall’interno dell’amministrazione, magari proprio sotto la positiva spinta che da quest’intesa certamente scaturisce, maturasse la consapevolezza che, a sei mesi di distanza dall’elezione, sarebbe il caso di produrre un vigoroso cambio di passo. In che direzione? Semplice. Quella che da tempo, ormai, anche dalle colonne di questo giornale, simpatizzanti o meno del governo neoeletto suggeriscono: più impegno a attenzione per il quotidiano, le buche stradali, la manutenzione del verde, la frequenza di bus e metro, la pulizia e il decoro, l’attenzione per i più fragili e i senza dimora, la sicurezza pubblica e così via. Se su tutte queste cose, almeno nelle intenzioni, la Giunta Manfredi c’è, ebbene, agli occhi del cittadino comune, ancora, non si vede. Se con Draghi al Maschio Angioino il gotha della politica locale e nazionale ha celebrato la sua giornata «straordinaria» – ed è sicuramente un grande risultato – è opportuno che ad essa seguano tante giornate «ordinarie», magari meno luccicanti di flash e fari di telecamere, ma più proficue di realizzazioni concrete. Ai Patti devono seguire, adesso, i fatti, se si vuole che al Manfredi uno, che da professionista stimato ed ex rettore e ministro. che ha saputo vincere, possa seguire il Manfredi due che, da sindaco, sappia anche convincere. La buona politica sa che il consenso vero deve guadagnarselo, dal basso, tra la gente. Un tempo, coi grandi partiti di massa e i sindacati in campo era certamente più facile, ci pensavano loro. Oggi, bisogna, onestamente, riconoscerlo, venuto meno quel collante tra istituzioni e cittadini, costruire quel feeling, per chi amministra, è un impegno in più, al quale, però, non è possibile sottrarsi. D’altra parte, grandi visioni e ordinaria amministrazione non possono che essere, per una metropoli come Napoli, due facce della stessa medaglia. Le prime sono indispensabili per dare la giusta direzione, la seconda scandisce il quotidiano: è quello che il comune cittadino vive e tocca con mano. Da sempre, in politica, funziona così: vedere per credere. L’ingegner Manfredi e la sua squadra non possono non saperlo. Perciò, il sindaco Manfredi, a patto firmato, farebbe bene, per il bene suo e della città a darsi una mossa. 19 aprile 2022 | 08:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,

Pietro Guerra

Pietroguerra.com.com è un sito web dedicato alle notizie per il personale scolastico, docenti, dirigenti scolastici, personale ATA, personale educativo, genitori e studenti

View all posts by Pietro Guerra →

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.