di Redazione Milano
Al procuratore generale di Firenze sono andati 13 voti, contro i tre per Giuseppe Amato e i sei per Maurizio Romanelli: «Sono onorato, metterò il massimo impegno». Il consigliere togato indipendente Nino Di Matteo: discontinuità con la gestione di Francesco Greco
È Marcello Viola il nuovo procuratore di Milano, votato dal plenum del Csm a maggioranza. Al procuratore generale di Firenze sono andati 13 voti, contro i tre per il procuratore di Bologna Giuseppe Amato e i sei per il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli. Tre gli astenuti: il vicepresidente del Csm David Ermini, il primo presidente Pietro Curzio e il procuratore generale Giovanni Salvi. «Sono onorato e ringrazio il Csm per questa nomina così importante», è il primo commento di Viola: «È una nomina che mi responsabilizza molto — aggiunge — e sono consapevole del fatto che guidare la Procura di Milano sia un incarico particolarmente delicato. Ma metterò il massimo impegno nello svolgere il ruolo direttivo che mi è stato assegnato come ho sempre fatto».
La successione a Greco
Si chiude con la scelta di un «papa straniero» — il primo a non provenire dai ranghi della magistratura meneghina — la delicata partita della nomina del procuratore che succede a Francesco Greco, andato in pensione a novembre. Viola è in magistratura dal 1981 e nella sua lunga carriera è stato tra l’altro pm a Palermo, poi procuratore a Trapani, fino ad approdare alla procura generale di Firenze, che ha diretto dal 2016. La commissione per gli incarichi direttivi si era spaccata sui candidati e a fine febbraio aveva proposto al Plenum tre nomi. Nella votazione a Palazzo dei Marescialli quello di Viola ha prevalso nettamente. Il voto è avvenuto dopo una lunga e intensa discussione da parte dei consiglieri del Csm , nel corso della quale sono state ricordate le tante tensioni che hanno attraversato la Procura di Milano nell’ultimo periodo. La scelta di Viola, come ha sottolineato il consigliere togato indipendente Nino Di Matteo, è «in discontinuità» con la gestione precedente della Procura milanese. Opinione condivisa anche da altri consiglieri dell’organo di autogoverno della magistratura.
La cena all’hotel Champagne
Viola aveva in ballo anche la domanda per la Procura di Palermo e per la Direzione nazionale antimafia. In passato era stato in pole position (con 4 voti di proposta) anche per la successione di Giuseppe Pignatone alla Procura di Roma, procedura che aveva subíto però contraccolpi dalla scoperta della famosa cena all’Hotel Champagne: quella nella quale il 9 maggio 2019 l’allora consigliere del Csm Luca Palamara, cinque ex togati del Consiglio, e i deputati renziani Luca Lotti (indagato in quel momento proprio dalla Procura di Roma) e Cosimo Ferri (magistrato già leader della corrente di Magistratura Indipendente) erano stati intercettati da un’inchiesta perugina mentre discutevano appunto della nomina del capo dei pm romani, immaginando che per i propri interessi il candidato più adeguato fosse Viola, risultato però poi sempre estraneo sia a queste manovre sia alle chat di Palamara.
Il caso Roma
Dopo la pubblicazione delle intercettazioni i consiglieri coinvolti si dimisero dal Csm e furono sostituiti e altrettanti nuovi eletti, la procedura ripartì e il Csm si espresse a favore del procuratore aggiunto Michele Prestipino, vice di Pignatone, la cui nomina però fu poi annullata dal Consiglio di Stato in un lungo contenzioso amministrativo sfociato infine pochi mesi fa nella decisione del Csm di nominare a Roma non più Prestipino, ma il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, preferito anche qui a Viola.
Le reazioni a Milano
Il nuovo procuratore capo troverà a Milano «un ufficio con una radicata tradizione di impegno e professionalità», commenta l’ex capo Edmondo Bruti Liberati, che augura buon lavoro a Viola: «Alcune controverse recenti vicende (i verbali Amara e le divisioni tra toghe, ndr) non possono far dimenticare una lunga storia dalle indagini su Piazza Fontana a quelle sulla loggia P2, sulla bancarotta del Banco Ambrosiano, su terrorismo, corruzione, reati societari, criminalità organizzata e mafiosa». Mentre alcuni pm hanno scritto questo messaggio per Romanelli in una delle chat interne: «Maurizio, rimane da parte nostra la grande stima e il riconoscimento per quanto hai fatto in questi anni alla Procura di Milano».
Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Milano e della Lombardia iscriviti gratis alla newsletter di Corriere Milano. Arriva ogni sabato nella tua casella di posta alle 7 del mattino. Basta cliccare qui.
7 aprile 2022 (modifica il 7 aprile 2022 | 15:25)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-04-07 13:25:00, Al procuratore generale di Firenze sono andati 13 voti, contro i tre per Giuseppe Amato e i sei per Maurizio Romanelli: «Sono onorato, metterò il massimo impegno». Il consigliere togato indipendente Nino Di Matteo: discontinuità con la gestione di Francesco Greco, Redazione Milano