Marco Accetti, oggi 66enne, sul quale il pm della Procura di Roma Erminio Amelio indaga per la vicenda Skerl (vedi punto 4), nel 2013 si era autodenunciato presentandosi alla Procura di Roma, sostenendo di aver partecipato ai sequestri di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori (avvenuti rispettivamente il 22 giugno e il 7 maggio 1983). L’uomo aveva consegnato un flauto che la famiglia aveva riconosciuto come quello di Emanuela (riscontrando anche la presenza di un angolo lesionato nella custodia), ma nelle successive analisi sullo strumento non erano state trovate tracce sufficienti di saliva ai fini dell’estrazione del Dna. La voce del supertestimone (non creduto dalla Procura e prosciolto nel 2015, con la richiesta di archiviazione fortemente voluta dall’allora procuratore Giuseppe Pignatone) presenta fortissime somiglianze (se non piena identità) con quella di uno dei telefonisti che nel 1983 contattarono la famiglia e lasciarono messaggi in audiocassette. Accetti (qui un articolo sull’auto di colore verde che avrebbe usato per il sequestro) ha raccontato di essere stato ingaggiato nell’azione Orlandi-Gregori da un gruppo di tonache al fine di tenere le ragazze fuori casa alcuni giorni, in modo da favorire un ricatto contro Wojtyla. L’obiettivo sarebbe stato quello di contrastare la politica fortemente anticomunista del papa polacco, ma poi per una serie di complicazioni (non ultima l’enorme clamore mediatico) le ragazze non tornarono più a casa.
31 luglio 2022 | 13:32
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, 2022-07-31 13:29:00, Il fotografo romano (classe 1955) appare in sei casi di scomparsa o omicidi degli anni ‘80-’90. A bordo di un furgone travolse e uccise il piccolo Josè Garramon nel 1983. Sosteneva che la tomba della Skerl fosse vuota: il controllo al Verano, nel luglio 2022, lo ha confermato, Fabrizio Peronaci