di Barbara Visentin
Il cantante torna alla musica a 10 anni dall’ultimo singolo con un omaggio a Rino Gaetano: «Un brano nato in sogno»
Cosa si sarebbero detti Rino Gaetano e la sua fidanzata storica Amelia Conte se quell’incidente d’auto del 2 giugno 1981 non se lo fosse portato via ad appena 30 anni? Marco Morandi li immagina dialogare in «Centonove», brano con cui omaggia il grande cantautore e con cui torna alla musica a 10 anni dall’ultimo singolo. «L’anno scorso ricorrevano i 40 anni dalla sua scomparsa, avevo trascorso una serata parlando di lui, immaginando che cosa avrebbe potuto dire oggi. Poi, quasi in un sogno, ho scritto di getto quel che avevo nella mia testa — racconta Morandi —. Il mattino dopo ho scoperto che anche Piji, l’amico cantautore con cui ne stavo parlando, aveva scritto qualcosa e sono rimasto sconvolto dalla coincidenza».
La fusione dei due testi è diventata «Centonove», dove il titolo riprende un verso di Rino Gaetano, «prendo il 109 per la rivoluzione»: «La canzone immagina la storia d’amore con Amelia che continua, d’altra parte avevano preso casa insieme, si dovevano sposare, avevano fatto i progetti di una coppia felice», dice Morandi. Proprio la compagna, insieme a fan, amici e collaboratori storici di Gaetano, compare nel video del brano: «Ho avuto la fortuna di conoscerla tempo fa, è una persona deliziosa, molto riservata».
La figura di Rino Gaetano è sempre stata centrale per Marco Morandi, 48enne figlio di Gianni che ha collezionato esperienze nella musica, in tv e a teatro: «Porto in giro la sua opera da molti anni, mi è stato concesso di cantarne la canzone inedita “Nuoto a farfalla” e abito anche in via Rino Gaetano» racconta. Secondo lui, è un artista in grado di parlare più che mai alle nuove generazioni: «Ci sono un sacco di giovani che trovano in Rino spunti e riflessioni, lo vedo ai concerti, quando arrivano ragazzi di 15-17 anni che sanno le sue canzoni a memoria. È vivo e attuale». Negli artisti nuovi manca una figura simile alla sua: «Trovare qualcuno con una visione fuori dal coro è difficile. Forse manca un po’ di coraggio, forse siamo distratti da mille cose e facciamo fatica a focalizzarci sulle cose importanti».
Marco Morandi nei prossimi mesi sarà in tour nei teatri con lo spettacolo «20 canzoni da portare su un’isola deserta», una collezione di pezzi che lui ritiene fondamentali, tra cui non possono mancare certo anche alcuni titoli di Rino Gaetano. Negli scorsi anni, tra le sue produzioni teatrali, c’è stato anche «Nel nome del padre storia di un figlio di…», spettacolo con cui ha deciso di mettere in scena oneri e onori dell’essere figlio di Gianni Morandi: «Mi sono reso conto che le domande della gente sono inevitabili così ho deciso di scherzarci su e raccontare io stesso degli aneddoti — spiega —. È stato anche un modo per esorcizzarlo. All’inizio potevo soffrire un po’ l’incombenza di avere un genitore come lui, ma ora sono sereno».
Per arrivare a questa serenità, racconta, «c’è un equilibrio da trovare con se stessi. Io mi sono fatto le mie esperienze e ho avuto le mie soddisfazioni». Gianni, con cui ha lavorato anche in tv, «è stato un padre abbastanza normale, certo non poteva essere molto presente, ma riusciva a esserlo con i principi di base. Non mi ha dato più di tanti consigli, ma vederlo lavorare sul campo mi ha fatto capire molte cose». Tornerà a Sanremo, dov’è stato l’ultima volta 20 anni fa? «La battuta che faccio sempre è che finché ci va mio padre non posso andare io. Quindi aspetto che lui non ci vada per andare».
3 novembre 2022 (modifica il 3 novembre 2022 | 23:14)
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, 2022-11-03 22:16:00, Il cantante torna alla musica a 10 anni dall’ultimo singolo con un omaggio a Rino Gaetano: «Un brano nato in sogno», Barbara Visentin