Mario Fiorentini è morto, addio al partigiano più decorato d’Italia

Mario Fiorentini è morto, addio al partigiano più decorato d’Italia

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di Paolo Conti

Mario Fiorentini aveva 103 anni. Comandò il Gruppo di azione patriottica Antonio Gramsci. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri: «Ci lascia un grande esempio di coraggio e umanità». E Zingaretti: «Siamo qui oggi, liberi grazie a persone come Mario»

Addio a Mario Fiorentini, morto a 103 anni, dopo una vita vissuta nella pienezza e nella consapevolezza delle scelte nelle diverse stagioni dell’esistenza. Senza di lui (e stavolta non c’è ombra di retorica) la storia della Resistenza italiana e soprattutto della Liberazione di Roma sarebbe diversa, anzi letteralmente amputata. Era il partigiano più decorato d’Italia (tre medaglie d’argento e tre croci di guerra) comandante del Gruppo di azione patriottica «Antonio Gramsci» che tra gli ultimi mesi del 1943 e il giugno 1944, ovvero nella tragica stagione dell’occupazione nazifascista di Roma, riuscì ad avere la meglio contro tre battaglioni tedeschi in scontri in aperto giorno. Semplicemente mitiche le sue quattro evasioni da altrettante carceri naziste. Nomi di battaglia Dino, Giovanni, Gandi e Fringuello.

Basta scorrere, per capire la caratura del personaggio, le pagine del corposo saggio «La liberazione di Roma/ Alleati e Resistenza» di Gabriele Ranzato(Laterza 2019) per ritrovare le sue scelte e le sue gesta nella forza di una cronaca che sembra scritta in tempo reale. Come quando Fiorentini (che aveva già partecipato alla battaglia di San Paolo l’8 settembre 1943 contro i nazisti in arrivo) alle 12.30 del 28 dicembre di quell’anno, dunque pienissimo giorno, raggiunge Regina Coeli in bicicletta e lancia uno spezzone a miccia corta verso un camion tedesco in sosta vicino al carcere dove sono rinchiusi Sandro Pertini e Giuseppe Saragat. Lo scopo è ovviamente attaccare i nazisti ma anche «far sentire» ai due antifascisti imprigionati (entrambi futuri presidenti della Repubblica) che la Resistenza a Roma era ancora forte e attiva.

Fiorentini fugge sulla sua semplice bicicletta, mentre viene inseguito dalle raffiche di mitra sparati dai tedeschi dal primo piano di Regina Coeli. Difficile immaginare una scena più eloquente e significativa della forza che in quel periodo animava la Resistenza romana, caratterizzata dall’assoluto disprezzo del pericolo. Lo racconta con chiarezza anche a Gad Lerner nell’intervista audiovisiva raccolta in www.noipartigiani.it. Tutto questo era l’evoluzione di un percorso cominciato già prima del 25 luglio: lui e Lucia Ottobrini, poi compagna di una intera vita politica e personale, avevano fondato la formazione antifascista «Gli arditi del popolo». Fiorentini e Ottobrini fanno parte del gruppo storico della Resistenza romana accanto a Rosario Bentivegna, Carlo Salinari, Antonello Trombadori, Franco Calamandrei, Gioacchino Gesmundo e a Carla Capponi, Maria Teresa Regard, Marina Musu.

Poi c’è l’altra vita di Fiorentini, altrettanto incredibile, quella del dopoguerra. Fiorentini rifiuta candidature in Parlamento e, dopo un periodo non felice, si laurea tardivamente in matematica e in pochi anni realizza studi sui metodi omologici in algebra commutativa e in geometria algebrica. Insegna all’Università di Ferrara, di Montreal e al MIT di Boston. Il suo ultimo saggio è appena di pochi anni fa, «Zero Uno infinito/ Divertimenti per la mente» scritto col matematico ed enigmista Ennio Peres nel 2018, a cento anni di età. Un inno d’amore per i numeri e per gli infiniti giochi che permettono alla mente umana.

Addio a Mario Fiorentini: non una sola vita piena, ma tante insieme.

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9 agosto 2022 (modifica il 9 agosto 2022 | 14:02)

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