Su La Repubblica Michela Marzano discute del discorso di Ambra Angiolini sulle disparità di genere e la parità salariale, sottolineando l’importanza del linguaggio nella promozione dell’uguaglianza di genere.
Marzano sostiene che, mentre Ambra Angiolini ha ragione nel chiedere parità salariale e rispetto per le donne, ha torto nel pensare che il genere dei termini professionali sia solo una questione di “vocali”.
Le parole hanno un potere performativo e possono influenzare direttamente chi ci ascolta. Il linguaggio, infatti, è il primo mezzo con cui definiamo la nostra identità e può contribuire a modificare la realtà. Marzano ricorda che le donne, per lungo tempo, non hanno avuto accesso a molte professioni e, ancora oggi, faticano a farsi riconoscere nei ruoli che occupano.
L’autrice sostiene che i termini che ci designano e ci qualificano portano con sé lo sguardo che si ha sul mondo e sulla realtà. Pertanto, in un momento in cui il “maschile istituzionale” sta riprendendo quota, è necessario battersi non solo per il 20% di retribuzione che manca alle donne, ma anche per uscire dall’ombra che, in assenza delle parole giuste, continua a renderci invisibili.
Marzano afferma che la lotta per l’uguaglianza di genere dovrebbe includere anche una battaglia per il linguaggio corretto e la designazione appropriata dei ruoli professionali, poiché ciò può contribuire a modificare la percezione delle donne nella società e a garantire il riconoscimento e il valore del lavoro femminile.
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