Maschere di silenzi, un romanzo scritto dagli studenti

Maschere di silenzi, un romanzo scritto dagli studenti

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di Anna Maria De Luca

Un romanzo polifonico scritto dagli studenti della quinta M del liceo linguistico del polo liceale di Rossano (Cosenza) coordinato dalla loro professoressa Alessandra Mazzei nel modo più complesso, ben riuscito: non un’impostazione antologica ma un romanzo che racconta la difficoltà di comunicare. E’una struttura a più voci narrative scritta dai giovani autori liceali che hanno posto al centro della storia un adolescente, la sua quotidianità familiare e scolastica vissuta indossando maschere per nascondere le proprie fragilità.

Il libro si chiama infatti “Maschere di silenzi” e racconta la storia di Matteo, un adolescente che si affaccia al mondo ma con sulle spalle il peso della famiglia e l’inquietudine per il presente: “Oggi mi pesa particolarmente la monotonia del tutto. Mi pesano le parole sgarbate spesso urlate di mio padre, sempre le stesse, per le stesse cavolate, che mi riecheggiano con forza in testa. Mi pesa il pianto sommesso di mia mamma e la sua incapacità di trovare il coraggio per contraddire ciò che quella voce le  sbraiata addosso ormai da anni. E mi pesano, più di tutto il resto, quelle ferite che non riesco a curare e lasciare cicatrizzare. Fuggire sarebbe l’unica soluzione”.

Con questo bagaglio sulle spalle, Matteo tutti i giorni entra in classe con le cuffie alle orecchie per non sentire professori che minacciano e fanno note. Intanto, seduta nel suo banco, Serena inizia ad innamorarsi: “vorrei strappargli quelle maledette cuffie. Vorrei  prenderlo a ceffoni: non gli importa di nessuno, non si accorge nemmeno di chi ha intorno; siamo ormai nella stessa classe da quasi quattro anni e sono state pochissime le volte in cui mi ha rivolto lo sguardo.  Vorrei tanto sapere cosa gli frulla per la testa, che succede, se c’è un motivo per il quale si comporta così. E se c’è qualcuno con cui abbia mai parlato veramente. Al primo liceo era tra i ragazzini più educati. E’una persona davvero complicata, avranno ragione gli altri che dicono che conviene non immischiarsi per non sporcarsi”.

Matteo vorrebbe dire a sua madre  “che è bella, che sa fare mille cose ed è stata una madre fantastica finché la depressione non è arrivata. Ma anche io sono un debole e molto spesso l’ incapacità di manifesterà le mie emozioni, di trovare le parole giuste e di mettermi a nudo mi paralizza”. Vorrebbe dire a suo padre che ha bisogno di dialogare con lui. E a sua sorella Alice che ha nostalgia di lei: pur vedendola tutti i giorni, non la riconosce più per come si è trasformata, non riescono più a parlare. 

Alice, rintanata nel suo banco in terza fila, uscita lato finestra, masticando scompostamente chewing gum si tuffa nel piccolo mondo del suo zaino che contiene tutto meno che libri, alla ricerca di uno specchio: “Da bambina  ogni volta che mi avvicinavo ad uno specchio avevo la speranza di trovare in quella proiezione l’espressione di una donnina che assomigliasse sempre di più alla madre e ora  invece faccio di tutto per essere l’esatto contrario, significasse pure diventare volgare! Non voglio che qualcuno mi scopra triste”. E cosi finisce sui social con foto imbarazzanti, bullizzata. La reazione sarà l’autolesionismo. Non vogliamo raccontarvi oltre, vi anticipiamo solo un lieto fine dopo un segreto di famiglia svelato. Un libro che merita di essere letto: molti ritroveranno tanto di sé, quei silenzi in cui ci si rifugia per proteggersi, i “come stai?” attesi e mai arrivati, i “cosa hai fatto a scuola? Niente”, le distanze siderali tra persone vicine fisicamente, le parole non dette che nessun cellulare o nuovo motorino potranno restituirci. Nessuno sa raccontare i ragazzi più che i ragazzi stessi. Dal liceo di Rossano, diretto da Antonio Pistoia, è partito un messaggio universale. Da cogliere e non dimenticare.

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, , Pubblicato da Redazione Tuttoscuola
di Anna Maria De Luca Un romanzo polifonico scritto dagli studenti della quinta M del liceo linguistico del polo liceale di Rossano (Cosenza) coordinato dalla loro professoressa Alessandra Mazzei nel modo più complesso, ben riuscito: non un’impostazione antologica ma un romanzo che racconta la difficoltà di comunicare. E’una struttura a più voci narrative scritta dai […]
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