Massimo Ghini: La mia sfida in carrozzina. Una vera fatica recitare muovendo solo la testa

Massimo Ghini: La mia sfida in carrozzina. Una vera fatica recitare muovendo solo la testa

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di Emilia Costantini

L’attore protagonista con Paolo Ruffini dello spettacolo Quasi amici con la regia e l’adattamento di Alberto Ferrari, dall’omonimo film di Eric Toledano e Olivier Nakache

Non facile recitare per due ore in palcoscenico bloccato su una sedia a rotelle. Massimo Ghini ci riesce, interpretando il ruolo di Philippe in Quasi amici, dal film di Eric Toledano e Olivier Nakache. Lo spettacolo ha debuttato al Teatro Parioli, oggi al Metropolitan di Catania, con la regia di Alberto Ferrari. Nel ruolo di Driss, Paolo Ruffini.

Pi volte ho interpretato trasposizioni di film in palcoscenico – dice l’attore – ma la prima volta che mi capita di incarnare un tetraplegico, sul grande schermo impersonato da Franois Cluzet, e di stare fermo per tutto il tempo della rappresentazione. Ho accettato la sfida per un mio vezzo da artista, ma una bella fatica perch un conto fare il personaggio su un set cinematografico, dove ovviamente sono previsti i vari stop, un conto in teatro davanti al pubblico che assiste dal vivo. Per me, che gi di carattere non sono tipo da stare fermo e come attore sono molto fisico, la fatica doppia. Durante tutto lo spettacolo posso muovere solo la testa, in alto, in basso, a destra e sinistra. Per, sono abbastanza specializzato in malattie: in passato, per esempio, mi capitato di fare anche un malato di Alzheimer e, di recente, uno covidizzato. Mi diverte trasformarmi, mettermi in gioco.

Come si preparato?
Non voglio raccontare bugie… non ho frequentato l’Actor’s Studio per entrare nel personaggio: mi sono seduto e ho cominciato a recitare… mestiere. La vera emozione, per, l’ho provata quando al termine dello spettacolo, con cui abbiamo gi girato in alcune citt per rodarlo, sono venuti a farmi i complimenti spettatori che sono veramente paralizzati: mi aspettavano all’uscita del teatro per salutarmi e con loro ho chiacchierato a lungo. stato in qualche modo il condividere uno stato terribile, solo che io lo faccio per finta, loro lo vivono davvero.

La parte del badante, che nel film era l’attore nero Omar Sy, qui il bianco Ruffini…
Eh s, perch nella storia vera, da cui era tratto il bellissimo film, non si trattava di un nero africano, bens di un magrebino algerino. E noi abbiamo deciso di non tradire la verit di questa vicenda umana. Ci siamo concentrati sul suo contenuto pi profondo, ovvero sull’incontro tra un borghese intellettuale e un po’ snob, cio io, e un ignorante delinquentello, cio Paolo. Ma la nostra messinscena ha un linguaggio duro, politicamente scorretta cos come lo era il film: non c’ pietismo ecumenico.

E pensare che lei ha avvertito la sua prima attrazione per il teatro, servendo la Santa Messa…
Certo! Da ragazzino, facendo il chierichetto… perch se ci si pensa bene, la Messa esattamente una vera e propria rappresentazione, con tanto di costume da indossare, gesti da fare, parole sacre da dire… Pi teatro di cos! Per, poi, al liceo sono passato alle bombe molotov… era il periodo delle contestazioni studentesche e mi hanno pure bocciato.

Bocciato anche all’Accademia d’Arte drammatica…
S, ma la rivincita avvenuta quando Giorgio Strehler mi scelse, sia pure per un piccolo ruolo, nel suo Re Lear… e scusate se poco. Quando lo dissi a mia madre, ha pensato che me l’ero inventato… Invece il grande regista mi adorava, si divertiva a chiamarmi il “romanaccio”. Ma poi sono stato scelto da Vittorio Gassman per interpretare Cassio; Franco Zeffirelli per fare Mortimer nella Maria Stuarda con Rossella Falk e Valentina Cortese… e cos via. A certe persone dava fastidio che venissi ingaggiato da tali personalit, perch ero troppo figo, non avevo il fisico da giovane Werther e poi non ho fatto scuole e nemmeno le cantine dell’avanguardia anni ’70: sono subito passato in serie A. Semmai, per guadagnare un po’ di soldi d’estate, quando finivano le tourne teatrali, mi sono fatto le ossa organizzando spettacoli nei villaggi Valtour con Rosario Fiorello. Insomma, non mi sono fatto mancare niente.

Nemmeno l’impegno politico…
La passione l’ho ereditata da mio padre, partigiano ed esponente del partito comunista. A suo tempo, accettai di ricoprire la carica di consigliere comunale del Partito Democratico nel Lazio per volontariato, ma sottolineo: non ho mai cercato lavoro attraverso la politica.

4 marzo 2023 (modifica il 4 marzo 2023 | 21:05)

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