Mastronardi: «Da piccola mi bullizzavano perchè ero famosa. Dovevo sposarmi, ma non ha funzionato»

Mastronardi: «Da piccola mi bullizzavano perchè ero famosa. Dovevo sposarmi, ma non ha funzionato»

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di Valerio Cappelli

Conosciuta per i ruoli da ragazza della porta accanto, l’attrice è la compagna di un narcotrafficante nel film in cui Nicolas Cage racconta i suoi (veri) fallimenti. «Il film tv su Carla Fracci? Siamo stati sfortunati. Sono tornata single, mi guardo intorno»

Alessandra Mastronardi è severa con se stessa, autocritica; l’aspetto garbato e gentile tante volte l’hanno indirizzata verso ruoli da ragazza della porta accanto. «Meg Ryan ci ha costruito la carriera. Io lo vedo come un limite».

Cambierà registro?

«L’ho appena fatto. In Altrimenti ci arrabbiamo sono una gitana circense, maneggio il coltello, addestro tigri e parlo una strana lingua inventata da me. E sono la donna di un narcotrafficante, In The Unbereable Weight of Massive Talent di Tom Gormican (in uscita il 22 aprile), dove Nicolas Cage racconta se stesso. Ma fino a un certo punto».

Cioè?

«Lui scherzando dice: questa è la storia di Nick Cage, non di Nicolas Cage. E’ basato sulla sua vita, sulle sue insoddisfazioni d’attore, certe scelte sbagliate, i debiti. Ma è romanzata sul narcotrafficante messicano suo fan che lo invita al compleanno e Nicolas viene ingaggiato dalla Cia per avere informazioni. E’ una commedia degli equivoci. Lui dice che la cosa più difficile sarà di far capire cosa c’è di vero e cosa di fiction, per esempio, dice sempre che lui, al contrario, del film, non trascura i suoi figli».

Perché vive a Londra?

«Avevo bisogno di cambiare aria, di crescere, di alzare l’asticella. L’ho deciso sette anni fa. Ho vissuto lo shock del pre e il dopo Brexit, il caro vita, i supermercati mezzi vuoti, gli amici che andavano via».

L’Italia vista da lontano?

«La ami molto di più, metti a fuoco le cose belle, la luce di Roma, i colori caldi che vanno dall’arancio al seppia, diventa una città all’improvviso romantica. Quando torno mi vengono addosso i difetti, soprattutto l’abbandono».

Ha iniziato giovanissima.

«A 12 anni, per caso. I miei genitori lasciavano me e mia sorella in vacanza al mare a Fregene, dove organizzavano giochi e una sfilata per bambini. Mi notò una agente di cinema e mi propose un provino. Mio padre, psicoterapeuta, mi disse sì purché fossero solo impegni estivi o nel week-end. Il mio primo film fu, con Barbara D’Urso, Il manoscritto di Van Hecken».

Com’è stata la sua adolescenza?

«Gli anni del liceo sono stati i più difficili. Recitavo, ero scomoda per i compagni di classe, a un mio spot con Ozpetek regista e Gianni Morandi, e loro mi prendevano in giro, ero abbastanza bullizzata, anche se all’epoca non esisteva questo termine, mi rubarono il cellulare…L’appiglio erano i genitori».

E il lavoro?

«Fino a 25 anni non avevo il coraggio di scrivere sul documento d’identità che ero attrice. Lo sono diventata sul campo, da autodidatta. Se vai in una scuola di recitazione e sbagli, ti correggono; se sbagli davanti a milioni di telespettatori…Ho avuto la sindrome dell’usurpatrice di ruoli. La mia scuola è stata I Cesaroni , solo che poi crescevo, volevo emanciparmi da quella romanità popolana e folk, mi sentivo sempre rigettata indietro. Sbagliavo io, ho imparato con gli anni».

Lei ha fatto 25 film e 19 serie tv, però viene percepita come attrice televisiva.

«E’ vero, perché ho fatto serie molto popolari e mi manca il film col morso. Però ho amato L’ultima ruota del carro di Veronesi con Elio Germano che ti porta per mano, le scene prendono vita e non te ne accorgi, tutto viene non solo naturale ma sentito. La serie che amo è L’allieva, dove sono una svampita tra le nuvole, ma non stupida, a metà strada fra Il diario di Bridget Jones e Alice nel paese delle meraviglie e Sex and the City».

Il film tv su Carla Fracci era troppo zuccheroso?

«I pareri sono stati discordanti. La sfortuna fu che morì in quei mesi, era come se tutti si aspettassero un film su di lei a posteriori, alla memoria. Non era così».

Come vive i provini?

«Sono la parte più dolorosa del mestiere, quando vanno male sono un rifiuto, è difficile non prenderla sul personale. Un regista una volta mi disse che mi avrebbe presa se avessi avuto un altro tono di voce, il mio lo infastidiva».

Ha lavorato con Woody Allen, Clooney, Pattinson…

«Woody Allen in To Rome With Love era di poche parole ma affilate come un bisturi, cambiò direzione a una scena di cui non era convinto dandomi un bicchiere in mano, fingendomi ubriaca prese un’altra piega; lo spot con George Clooney, beh lui chiamava tutti per nome, fino all’ultimo arrivato, ed è un segno di rispetto; lo stesso che ha avuto Pattinson in Life (sul fotografo che seguiva James Dean) : era sempre sul set, anche nelle scene che non lo riguardavano».

Ha 36 anni, si sposerà col suo fidanzato, l’attore scozzese Ross McCall?

«Veramente ci siamo lasciati, è durata quattro anni. Sono una da storie lunghe. Purtroppo non è andata. Ora mi guardo intorno, respiro la primavera».

2 aprile 2022 (modifica il 2 aprile 2022 | 12:19)

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, 2022-04-02 12:10:00, Alessandra Mastronardi: al liceo i compagni mi facevano dispettiSvolta sul set, più ruoli da cattiva, Valerio Cappelli

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