Mattarella nella chiesa degli ucraini d’Italia: «Faremo tutto quelloche è possibile»

Mattarella nella chiesa degli ucraini d’Italia: «Faremo tutto quelloche è possibile»

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di Marzio BredaLa commozione del capo dello Stato alle parole del rettore di Santa Sofia

«Faremo tutto quello che si può». Non è un rituale slancio missionario ma un concreto gesto di solidarietà, quello che induce Sergio Mattarella, sempre attento nel pesare le parole, ad avvicinare don Marco Yaroslav Semehen, il sacerdote dei cattolici ucraini in Italia, per assicurargli — fissandolo negli occhi e stringendogli le mani — il nostro impegno. Con la guerra scatenata dalla Russia di Putin è esplosa una grave crisi umanitaria, che l’Europa deve gestire subito e che, in assenza di un cessate il fuoco, sembra destinata a sommarsi a un catastrofico bilancio di lutti e distruzioni.
Un conflitto che ha preso forme imprevedibili e gravi, tali da preoccupare molto il presidente della Repubblica per gli sviluppi che rischiano di cambiare l’atlante geopolitico e le stesse prospettive dell’Italia e del mondo. Beninteso, anche se a norma di Costituzione il capo dello Stato presiede il Consiglio supremo di difesa, al Quirinale non c’è una war room. E ciò si spiega in parte anche alla luce della questione su chi comanda le forze armate in caso d’emergenza bellica (tema posto da Cossiga al governo Craxi nel 1986, cui la commissione Paladin rispose che quel potere spetta al governo).
In questo frangente non spetta dunque a lui prendere decisioni, come quella dell’invio di armi ai resistenti di Kiev, che infatti è stato deciso dall’autorità politica, perché spettava in primo luogo ad essa. Mattarella, comunque, si tiene comunque in stretto e continuo contatto con l’esecutivo Draghi, come del resto fa con i vertici delle nostre forze armate e della nostra diplomazia. Tra nuovi bombardamenti e attacchi su più fronti, i corridoi umanitari stanno fallendo e, in attesa che una mediazione sdrammatizzi almeno un po’ lo scenario, il presidente ha voluto esprimere la propria vicinanza alla gente dell’Ucraina con una visita alla basilica di Santa Sofia, la loro chiesa nazionale nella periferia di Roma. È la sede dell’associazione religiosa cui fanno riferimento molti ucraini nel nostro Paese e in queste settimane centro di raccolta degli aiuti che giungono alla Capitale per essere inviati in soccorso all’Ucraina. Ieri, prima domenica di Quaresima, il rito orientale celebrava con una speciale solennità la messa che è chiamata «dell’Ortodossia» (denominazione della celebrazione eucaristica nel rito bizantino) in lingua ucraina, con la benedizione delle icone.
«Probabilmente la nostra unica “colpa” davanti al governo russo è il voler essere europei», ha detto don Semehen, rettore della chiesa durante la messa all’aperto. «Oggi per l’Ucraina il tempo di Quaresima non è un tempo normale perché, nonostante le preghiere intense, viviamo un periodo molto difficile, un periodo di guerra e invasione russa nel nostro Paese, una guerra inutile e ingiusta». E ha poi aggiunto: «Il nostro è un popolo pacifico e non ha mai avuto una pretesa per nessun metro quadrato di terra, probabilmente è appunto il voler essere europei. Ma l’Ucraina è un Paese europeo, il centro geografico dell’Europa si trova in Ucraina. Tutti cominciando da Maidan, abbiamo scelto la strada di essere europei, di vivere in modo europeo, nel nostro Paese, con rispetto della vita umana, dei diritti umani, del diritto di vivere la sua indipendenza».
Frasi che, assieme al ringraziamento a «tutto il popolo italiano, nel quale vediamo i nostri fratelli», hanno scosso il capo dello Stato. Che si è sentito toccato in particolare dalla preghiera finale di don Marco: «In questa eucarestia chiediamo con il sangue dei nostri morti che loro siano profeti dell’innocenza della nostra terra e del desiderio di pace… Chiediamo che il buon Dio illumini i potenti di questo mondo perché prendano decisioni chiare per porre fine a questa guerra inutile».

7 marzo 2022 (modifica il 7 marzo 2022 | 09:31)
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, 2022-03-07 08:31:00, La commozione del capo dello Stato alle parole del rettore di Santa Sofia, Photo Credit: , Marzio Breda

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