Matteo Renzi: «Il veto del Pd ci apre uno spazio politico. Stare con Forza Italia? No, ha colpito Draghi»

Matteo Renzi: «Il veto del Pd ci apre uno spazio politico. Stare con Forza Italia? No, ha colpito Draghi»

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di Maria Teresa Meli

L’ex premier: la strategia di Letta regala Palazzo Chigi a Meloni. Basta demonizzazione, va incalzata sulle sue idee, sui contenuti

Matteo Renzi, il Partito democratico si è ripreso gli scissionisti di Roberto Speranza, ha stretto accordi con Carlo Calenda e ora farà altrettanto con i rossoverdi di Fratoianni e Bonelli e con Luigi Di Maio. Insomma, un’alleanza alquanto variegata quella di centrosinistra. Sfugge la ragione politica del mancato accordo con voi. La può spiegare lei?

«Credo che il motivo per cui Letta abbia parlato con tutti tranne che con noi sia legato a piccole vendette personali per le vicende del passato. Non si spiega una coalizione che mette insieme storie totalmente diverse che parte da un veto a una e una sola forza politica. Evidentemente Enrico pensava di ferirci nel dire: “Tutti, ma non Italia viva”. Vedendo come sono andate le cose non finirò mai di ringraziarlo. Ci ha restituito uno spazio politico e l’indecoroso balletto di queste ore del centrosinistra mi rafforza nel progetto di non partecipare a coalizione finte e posticce. Correremo da soli, parlando di inflazione, guerra, energia, cultura. E faremo una campagna elettorale in nome del coraggio e della coerenza».

Dica la verità, come c’è rimasto quando ha visto che Emma Bonino ha dichiarato che non la vuole nell’alleanza di centrosinistra?

«Mi è dispiaciuto per il popolo delle feste dell’Unità. Sono militanti sinceri e appassionati. Voteranno per Di Maio che accusava il Pd di rubare i bambini con l’elettroshock e staranno con chi ha votato 55 volte no alla fiducia a Mario Draghi… Ma è un problema loro, non mio».

In compenso Silvio Berlusconi la voleva con sé. Se lo aspettava? Com’è andata? Chi l’ha contattata, visto che ha detto di non parlare con il leader di Forza Italia da un anno e mezzo?

«Tutti dicono che non abbiamo voti. E poi però ci cercano tutti. Non possiamo stare insieme a Forza Italia non solo per il passato, ma anche per il presente. Draghi è andato a casa per l’azione di Conte ma anche per la sfiducia di Salvini e Berlusconi. E questo basta per dire che Forza Italia ha commesso un errore clamoroso. Molti moderati voteranno per noi, a condizione che non ci alleiamo con il Pd. E molti riformisti voteranno per noi, a condizione che non ci alleiamo con la destra. Questo è esattamente ciò che faremo».

Quand’è l’ultima volta che ha sentito il segretario del Partito democratico Enrico Letta?

«Il giorno dopo che aveva detto ai giornali che non voleva Italia viva. Mi ha detto che c’era stata un’incomprensione. E che ci saremmo risentiti. Gli auguro di cuore di trascorrere una buona estate: dal 26 settembre per lui non sarà facile. La sua strategia sta regalando Palazzo Chigi alla Meloni. E la brillante idea di iniziare la campagna elettorale proponendo di aumentare le tasse non mi è parsa la più geniale delle intuizioni».

Renzi, a suo giudizio non ci sono le condizioni per un accordo in extremis con il centrosinistra?

«No. L’unica cosa che potrebbe accadere è un accordo Pd-Cinque Stelle. Non ha alcun senso politico, ma avrebbe un senso matematico. Anche in quel caso, peraltro, noi andremmo da soli. Letta può fare un accordo numerico contro la Meloni e allora deve imbarcare i grillini. O può fare un accordo politico sull’agenda Draghi, ma allora che c’entra Fratoianni? Mi sembra che la strategia del segretario stia facendo male al Pd. Ma siccome stanno aspettando la direzione delle candidature, stanno tutti zitti e buoni. Si scateneranno dopo la sconfitta, è una tradizione a sinistra».

Lei si prefigge di raggiungere l’obiettivo del 3 per cento in un clima che porterà a una forte polarizzazione tra centrosinistra e centrodestra, come imposterà la sua campagna elettorale?

«Sulla serietà. La polarizzazione non sarà tra fascisti e antifascisti, ma tra persone competenti e populisti. In questo senso noi siamo forti, credibili e coerenti. E poi sulla dignità. Mentre Di Maio prende i seggi con il Pd, noi andiamo in mare aperto forti solo delle nostre idee e del nostro coraggio. E comunque il 3% non ci basta, puntiamo almeno al 5%».

Secondo lei c’è un pericolo fascismo, come sostengono alcuni, o piuttosto sono altre le cose che la preoccupano di un’eventuale vittoria del centrodestra?

«Basta con la demonizzazione dell’avversario. Farlo aiuta solo la Meloni che può fare la vittima. Va incalzata sulla sua idea di globalizzazione, di Europa, di competitività, di politica economica. Le va ricordato che faceva la ministra già 14 anni fa. Che ha detto di no alle infrastrutture necessarie per la sicurezza energetica del Paese, come Tap e trivelle. Che non ha votato per il Recovery Plan. Attacchiamola sui contenuti, non sulle camicie nere».

Alcuni osservatori prevedono che prima delle elezioni la mannaia giudiziaria si abbatterà sul centrodestra, lo ritiene anche lei?

«Non credo. È cambiato il clima rispetto a qualche anno fa. Io stesso sono stato vittima di molteplici aggressioni come sa chi ha letto “Il Mostro”. Ma oggi non c’è più quel “clima infame”. L’unico modo per fermare la Meloni è votare il centro riformista e liberale, il terzo polo, i moderati che bloccano gli estremisti. Ogni voto dato al terzo polo è un voto per l’europeismo e la serietà».

I sondaggisti in maniera pressoché unanime danno per scontata la vittoria del centrodestra, anche per lei il risultato di queste elezioni è già scritto?

«La destra è nettamente in vantaggio. Ma la Lega sta crollando. E per questo serve un terzo polo capace di fare un grande risultato. Il Pd è tornato il partito delle tasse, Fratoianni vota “no” alla Nato. L’unico modo per fermare lo tsunami nero è un voto moderato e riformista. Con un piccolo gruppo di parlamentari abbiamo portato Draghi a Chigi, un anno e mezzo fa. Se prendiamo il 5% lavoreremo per mantenere questo premier, che è l’orgoglio dell’Italia e che è stato mandato a casa da populisti e sovranisti».

6 agosto 2022 (modifica il 6 agosto 2022 | 07:17)

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, 2022-08-06 05:36:00, L’ex premier: la strategia di Letta regala Palazzo Chigi a Meloni. Basta demonizzazione, va incalzata sulle sue idee, sui contenuti, Maria Teresa Meli

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