di Barbara Visentin
Il cantante della band presenta il nuovo album: ««Being funny in a foreign language» e racconta delle sue sofferenze e di quella volta che la band disse no a Ed Sheeran
«Riuscire a essere spiritosi parlando in una lingua straniera richiede molta intelligenza ed empatia: se tutti fossero in grado sarebbe più semplice risolvere tanti problemi che ci troviamo davanti». Matty Healy, leader dei 1975, spiega così il titolo del nuovo album «Being funny in a foreign language», quinto lavoro del gruppo britannico, subito primo in classifica in Inghilterra, Australia e Irlanda. Lui l’impegno in tal senso ce lo sta mettendo: «Me la cavo in spagnolo grazie a una ex fidanzata, sto provando a imparare l’italiano e anche il giapponese», racconta via Zoom, seduto sul letto della sua camera mentre mangia, più simile a uno studente squattrinato che al frontman di una delle band più cool degli ultimi anni.
Figlio di attori, ha fondato la band quando aveva appena 13 anni e ora che ne ha 20 di più dice di non essere intaccato dal successo e di non rendersi conto di quanto è popolare il suo gruppo: «Sono cose che non mi interessano. Suonavamo da 10 anni prima che iniziasse a importare a qualcuno, non ho mai fatto altro e non saprei fare altro. All’inizio eravamo una “band per le band”, gli altri gruppi ci conoscevano, venivano a vederci, ma non avevamo dei nostri fan. Poi, dopo anni, abbiamo iniziato ad avere i concerti sold out, ci siamo detti “oh, allora interessa a qualcuno” e abbiamo continuato a fare quel che già facevamo».
I 1975 nel loro sound rimescolano e aggiornano al presente tanti generi e suggestioni, tra pop, rock, richiami anni 80, elettronica e strumenti suonati (questi ultimi preponderanti nel nuovo album rispetto ai precedenti). Si preoccupano solo «di fare arte», dice Healy, al punto che ha destato un certo clamore il loro no a Ed Sheeran che li avrebbe voluti come gruppo spalla: «Quella storia è stata ingigantita, io non volevo neanche fare il suo nome e lo rispetto tantissimo — spiega lui —. Il fatto è che a un certo punto della carriera ti vengono proposte delle opportunità commerciali e penso che accettarle o meno sia quel che fa cambiare le band nel tempo. Noi in questo momento volevamo concentrarci sul nostro tour da solisti, avremmo detto di sì solo perché ci davano un sacco di soldi. E secondo me, se non sei un uomo d’affari, non è una buona ragione». Healy aggiunge che «i 1975 non sono una band molto ricca»: «Tutto quel che avevamo guadagnato l’abbiamo speso per organizzare i concerti, show fuori dalla nostra portata che però erano davvero da vedere. Lo stiamo facendo di nuovo, ma proprio per questo tarderemo a venire in tour in Europa e faremo prima i festival».
Nei testi, Healy si guarda intorno, analizza il mondo dei social, solidarizza con i teenager di oggi che, dice, «sono costretti ad avere un’opinione su argomenti complessi come politica, identità di genere, crisi climatica, mentre la mia generazione doveva preoccuparsi solo della patente o delle ragazze». Ex consumatore di eroina, ne scrive e ne racconta spesso: «Parlo di droghe dal primo disco, sia come metafora sia perché ne facevo un uso pesante, poi ne sono diventato dipendente e poi ho smesso». Dal web, invece, si dice ancora «ossessionato», anche se ormai usa i social solo «per humor e per la musica», dopo essere stato preso di mira dal popolo di Twitter perché aveva infilato un suo brano in un tweet di sostegno al Black Lives Matter. «Passo un sacco di tempo a indagare internet e penso che se il continuo avanzare della tecnologia ci porterà a non notare più la differenza fra un’esperienza online e una offline, la maggioranza delle persone sceglierà di passare la vita in quella online». Uno scenario distopico, ma forse solo per chi non è nativo digitale: «Quando parliamo di prenderci una pausa dai social, torniamo indietro a un mondo che ricordiamo. Ma per i più giovani quel mondo non ha significato perché non l’hanno mai conosciuto».
24 ottobre 2022 (modifica il 24 ottobre 2022 | 19:20)
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, 2022-10-24 17:20:00, Il cantante della band presenta il nuovo album: ««Being funny in a foreign language» e racconta delle sue sofferenze e di quella volta che la band disse no a Ed Sheeran , Barbara Visentin