Maturità, cambia il punteggio: il triennio varrà come l'esame. E la seconda prova sarà decisa a livello di istituto

Maturità, cambia il punteggio: il triennio varrà come l'esame. E la seconda prova sarà decisa a livello di istituto

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Il ministro Bianchi non arretra sulla doppia prova scritta e l’orale alla Maturità: l’impianto deciso, nonostante le proteste degli studenti, arriva però con alcune modifiche alle commissioni parlamentari, l’ultimo passaggio (formale) prima di approdare in Gazzetta ufficiale.
La concessione, seppur minima, è sul peso del voto finale in centesimi oggi affidato per il 40 per cento al percorso di studi svolto nel triennio e il 60 per cento alla prova (20 per ciascuno scritto, 20 per l’orale). Nella nuova versione dell’ordinanza vengono attribuiti 50 punti per il triennio e 50 per le prove (15 per ciascuno scritto e 20 per l’orale). Gli studenti avevano chiesto che il valore dell’esame scendesse a 30.
Altra variazione riguarda la seconda prova che sarà decisa non più a livello di singole commissioni, ma di istituto. Significa che i docenti della disciplina che sono commissari di esame – per esempio tutti gli insegnanti di matematica – entro il 22 di giugno dovranno preparare tre ipotesi di prova, sulla base dei documenti consegnati a maggio dai consigli di classe. “Per tutte le classi quinte dello stesso indirizzo, articolazione, opzione presenti nell’istituzione scolastica i docenti titolari della disciplina oggetto della seconda prova di tutte le sottocommissioni operanti nella scuola elaborano collegialmente – si legge nell’ordinanza – tre proposte di tracce sulla base delle informazioni contenute nei documenti del consiglio di classe di tutte le classi coinvolte”.
Da queste tre tracce, il giorno dell’esame (23 giugno), ne sarà estratta una. Un’apertura al Consiglio superiore della pubblica istruzione che, oltre a critiche più pesanti, aveva sollevato il problema della disomogeneità di una prova decisa dalle singole commissioni.

Le ordinanze sugli Esami di Stato delle medie e delle superiori sono state trasmesse ai presidenti di Camera e Senato per l’acquisizione del parere da parte delle commissioni parlamentari, così come previsto dalla Legge di Bilancio. Ma la protesta non si ferma e allarga il campo agli investimenti sulla scuola. Domani, venerdì 11, gli studenti scenderanno di nuovo nelle piazze di alcune città (Milano, Crema, Brescia, Pescara, Ortona, L’Aquila, Lanciano, Perugia, Campobasso, Udine e Novara). “Negli ultimi mesi sono state numerosissime le proteste e le mobilitazioni studentesche, che però sono passate in silenzio agli occhi della politica – dichiara Luca Redolfi, coordinatore dell’Unione degli studenti – sono state fatte riforme e stanziati fondi come quelli per il Pnrr senza dialogare con nessuno. Vogliamo essere ascoltati:le mobilitazioni continuano verso gli stati generali della scuola del 18-19-20 febbraio”.

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