Il 52% degli studenti di quinto superiore nel 2022 ha raggiunto un livello di competenza almeno adeguato in italiano. Nel 2019, prima del covid, erano il 64%. È quanto emerge da un’indagine dell’Osservatorio ‘Con i bambini’, che vorrebbe mostrare come dopo l’emergenza sanitaria gli studenti che si presentano all’esame di Stato hanno abbassato le loro competenze.
Nelle prove del 2022, si legge su Dire.it, è emerso come ragazze e ragazzi arrivino in V superiore con un forte bagaglio di disuguaglianze in termini di apprendimento. Disparità educative che non sono nuove e che ne incrociano altre.
Si passa dalla condizione sociale della famiglia di origine, alla cittadinanza, passando anche dal tipo di percorso di studi intrapreso. Senza dimenticare il territorio di residenza.
Per quanto riguarda l’origine familiare, analizzando le prove dell’anno scorso, l’indagine mostra come gli studenti con alle spalle una famiglia di status socio-economico-culturale alto raggiungono un punteggio medio di 202,6 in italiano. La quota scende a 191,3 tra quelli di famiglie di condizione medio-alta e a 185 in quelle medio-basse. Dato che precipita fra gli studenti con le famiglie più svantaggiate crolla a 171: oltre 30 punti in meno.
Un momento importante potrebbe essere quello dei risultati Invalsi, per capire se dopo le evidenti flessioni degli anni post-covid ci siano miglioramenti.
Tipo di istruzione
L’indagine mostra che anche i percorsi di istruzione riflettono questi gap, con la scelta della scuola che riflette gli stessi gap di partenza: i figli di lavoratori esecutivi sono la maggioranza relativa dei diplomati nei professionali e nei tecnici, mentre sono una minoranza nei licei. Lo stesso vale, a parti invertite, per chi proviene da una famiglia di classe elevata.
C’è da analizzare ovviamente anche le disuguaglianze territoriali, dove come accennato in precedenza, tra ragazze e ragazzi che l’anno scorso sono arrivati alla fine delle superiori, solo il 52% ha conseguito un livello di apprendimento adeguato in italiano. Si tratta di un dato che risulta dalla media nazionale, che si aggira sul 48% ma che in Calabria, Campania e Sicilia supera invece il 60%.
Si tratta, riferisce l’Osservatorio per i bambini, di ragazzi che in italiano si collocano nei livelli di apprendimento più bassi (1 e 2), ovvero con un risultato non in linea con i traguardi previsti alla fine del secondo ciclo d’istruzione.
Addirittura a livello comunale, si evince che sono 14 i capoluoghi dove oltre un terzo degli studenti di V superiore si attesta al livello 1 di italiano, quello più basso, nelle prove Invalsi. In tutti i casi si tratta di città del sud e delle isole: Enna, Crotone, Agrigento, Brindisi, Caserta, Napoli, Cosenza, Sassari, Messina, Catanzaro, Vibo Valentia, Palermo, Catania e Oristano. A Enna e Crotone oltre il 40% degli studenti di V superiore si attesta al livello minimo di competenze in italiano.
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