Nuove manifestazioni sono previste in più di 40 città italiane. Al centro della protesta ci sono soprattutto l’alternanza scuola-lavoro e, più genericamente, tutte le situazioni in cui gli studenti iniziano a lavorare come parte del loro progetto formativo.
In alcuni casi, agli studenti delle superiori si aggiungeranno anche quelli universitari.
Da Torino a Napoli, passando per Roma, sono stati organizzati vari presidi e cortei che seguono quelli del 28 gennaio. Allora le proteste erano legate soprattutto alla morte di Lorenzo Parelli, un 18enne rimasto ucciso mentre stava svolgendo un apprendistato previsto dal suo corso di studi in un Centro di Formazione Professionale.
Della sicurezza degli alunni si è tornato a parlare anche negli ultimi giorni per via di un altro decesso: quello di Giuseppe Lenoci, un 16enne morto in un incidente stradale nel Fermano. In quel momento, il ragazzo era a bordo del furgone di una ditta di termo-idraulica presso cui stava facendo uno stage.
Gli studenti chiedono di essere più tutelati, ma dietro alla scelta di protestare ci sono anche altre motivazioni.
“Scendiamo in piazza perché non possiamo più accettare la mancanza di dialogo e la totale assenza di una visione sul futuro dell’istruzione. Non accettiamo che la maturità cambi a metà di ogni anno. Vogliamo un luogo di costante dialogo e confronto con le istituzioni per ripensare completamente la scuola del futuro, a partire dalle innumerevoli criticità del sistema”.
Anche a Roma imponente manifestazione studentesca. I giovani chiedono l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro, più fondi per l’edilizia scolastica e le dimissioni del ministro dell’Istruzione Bianchi e della ministra dell’Interno Lamorgese, accusati di non ascoltare la voce degli studenti e di reprimere le manifestazioni studentesche. Presenti in piazza anche le forze dell’ordine, ma per il momento non ci sono state tensioni tra studenti e polizia.
“L’alternanza non la vogliamo”, hanno urlato i ragazzi dai megafoni.
Questo è il quarto venerdì di mobilitazioni studentesche, che dalle occupazioni di questo autunno sono aumentate fino a coinvolgere centinaia di giovani, soprattutto a Roma.
“Giuseppe è vivo e lotta insieme a noi. Le nostre idee non moriranno mai – ha urlato Tommaso, della Lupa – siamo arrabbiati fino al collo. A 16 anni non si può morire di lavoro”.
FOTO e VIDEO a cura di Patrizia Montesanti
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