Maurizio Martina (Fao): «La fame colpirà 220 milioni di persone»

L’intervista

di Alessandra Arachi 27 mag 2022

Maurizio Martina, lei che è vicedirettore della Fao, ci sa dire quando parliamo di merci bloccate nei porti ucraini di che quantità si parla? E di quali merci?
«Stiamo parlando di almeno sei milioni di tonnellate di grano e di circa quattordici milioni di tonnellate di mais, se ci riferiamo ai due principali cereali di cui l’Ucraina è storicamente un grande produttore mondiale».

Qual è la percentuale di grano che la Ue importa dalla Ucraina? E i paesi in via di sviluppo? E l’Italia?
«L’Italia importava circa il 13% del mais dall’Ucraina. Per il frumento tenero le importazioni dirette sono minori — circa il 3% — ma certamente anche il nostro Paese risente dell’effetto indiretto dell’aumento dei costi sul mercato globale. In generale, le esportazioni di grano dall’Ucraina in Europa nel 2020 sono state di circa 5,4 miliardi di euro. Per i Paesi in via di sviluppo la situazione è molto più delicata e preoccupante: ci sono almeno 36 dei 55 Paesi con crisi alimentari che dipendono dall’Ucraina e dalle esportazioni russe per oltre il 10% delle loro importazioni totali di grano».

Quali merci fondamentali per l’agricoltura vengono a mancare per la guerra?
«Accanto al problema delle tonnellate di beni agricoli primari come grano e mais fermi da settimane nei porti — e che rischiano di deperire con il passare dei giorni — vorrei sottolineare l’effetto negativo a cui stiamo assistendo anche in relazione al prezzo e alla disponibilità dei fertilizzanti. Se i prezzi rimangono così alti e l’accesso diventa sempre più difficile per le agricolture dei Paesi in via di sviluppo gli impatti saranno molto problematici con diminuzioni drastiche dei raccolti».

Quante persone nel mondo non avranno cibo a sufficienza per via della guerra?
«Già prima di questo conflitto la fame nel mondo stava crescendo. Quasi 200 milioni di persone in 53 Paesi nel 2021 sono entrate in una situazione quotidiana di fame acuta con un balzo di 40 milioni di persone in soli dodici mesi. Questa guerra aggraverà ancora lo scenario, le nostre prime stime indicano un aumento di altre 18 milioni di persone ma è chiaro che molto dipenderà anche dall’evoluzione del conflitto».

In che misura la guerra influisce sull’aumento del prezzo del grano?
«Come ha stimato la banca mondiale un aumento dell’1% dei prezzi alimentari di base può significare almeno 10 milioni di persone a rischio fame. Nessuna politica nazionale può affrontare da sola l’insicurezza alimentare globale. Serve una nuova stagione multilaterale a partire proprio dal cibo».

Il premier Draghi sta lavorando alla creazione di corridoi alimentari: che conseguenze ci sarebbero se l’iniziativa dovesse fallire?
«Se non si liberano quelle tonnellate bloccate l’insicurezza alimentare continuerà ad aumentare. L’azione del presidente Draghi conferma l’attenzione che il nostro Paese sui temi della sicurezza alimentare e a questo proposito voglio anche segnalare che con il ministro Di Maio stiamo lavorando a una specifica iniziativa che si terrà tra qualche giorno dedicata all’area mediterranea».

Le strade e la rete ferroviaria potrebbero supplire all’attività portuale?
«Si può tentare di muovere beni agricoli ma in quantità relative che di certo non possono supplire alle attività portuali. Si sta provando a organizzare spedizioni di cereali in Romania usando i camion per imbarcarle da lì verso il delta del Danubio. C’è anche il rischio che non si trovino più luoghi adatti per immagazzinare le prossime raccolte di giugno. Abbiamo bisogno che i porti riaprano per muovere le grandi quantità necessarie».

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, 2022-05-27 20:02:00, Sei milioni di tonnellate di grano e 14 milioni di tonnellate di mais sono bloccate nei porti a causa della guerra. Il vice-direttore della Fao: «Almeno 36 dei 55 Paesi con crisi alimentari dipendono dall’Ucraina e dalla Russia per oltre il 10% del loro importo totale di grano», Alessandra Arachi

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