di Federico Fubini
L’ex ambasciatore americano a Mosca: Servono risorse per il governo ucraino e la stessa cosa successa con l’Afghanistan
Con l’ingresso nel secondo anno di guerra e l’avvicinarsi delle presidenziali americane nel 2024, c’ un nuovo fronte russo che si sta aprendo. Non di guerra combattuta sul terreno, ma di guerra economica condotta con un tratto di penna nelle capitali occidentali. E non immediato ma ben visibile all’orizzonte, come un anno fa si profilavano le sanzioni al petrolio di Mosca.
Il nuovo fronte vale 365 miliardi di dollari: in gioco c’ il sequestro delle riserve in valuta della banca centrale di Mosca detenute e sequestrate, in gran parte, in Europa. Quei fondi potrebbero essere destinati all’Ucraina per la ricostruzione e, prima ancora, per permetterle di proseguire la guerra, specie se la nuova maggioranza repubblicana alla Camera dei rappresentanti ostacolasse nuovi aiuti americani quando a settembre sar esaurito il pacchetto attuale da 43 miliardi di dollari.
Sul tema intervenuto ieri Michael McFaul. Ex ambasciatore americano a Mosca fino al 2014, consigliere di Barack Obama, oggi docente di Stanford vicino alla Casa Bianca, McFaul uno dei due coordinatori del gruppo di esperti che raccomanda ai governi occidentali le sanzioni contro Mosca. L’altro coordinatore Andrii Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
In un incontro con un gruppo ristretto di media internazionali, McFaul stato netto: Pensiamo questo sia il momento giusto per trasferire quelle risorse al governo ucraino, ha detto a proposito dei 365 miliardi di dollari di riserve russe oggi parcheggiate e sequestrate soprattutto in Germania, Francia e Austria. Nei giorni scorsi Matt Gaetz, repubblicano della Florida che siede nella Camera dei rappresentanti, ha depositato in aula la prima risoluzione che chiede l’interruzione dell’aiuto finanziario e militare a Kiev. Nei prossimi mesi gli ostacoli per Biden su questo fronte possono solo aumentare. Il dibattito sul sostegno a Kiev diventer molto pi acuto, specialmente quando si entra nella campagna per le presidenziali — ha riconosciuto ieri McFaul —. Di qui la nostra idea che bisogna trovare nuove risorse per il governo ucraino.
Sarebbero le riparazioni pi elevate mai imposte a una potenza in guerra da almeno un secolo. M serve una decisione unanime dell’Unione europea e soprattutto in Germania restano molti dubbi: a Berlino si sostiene che non sarebbe legale violare fino a questo punto le prerogative di uno Stato sovrano, neanche se si tratta della Russia.
McFaul non ci sta. Di recente gi successo all’Afghanistan — osserva —. Perch non con Mosca che ha accresciuto le sue riserve sovrane grazie alle entrate straordinarie da gas e petrolio generate proprio invadendo l’Ucraina?. Per lui, restituire quei 365 miliardi al Cremlino creerebbe una crisi politica negli Stat Uniti. Non mi chiaro perch mia madre in Montana dovrebbe pagare la ricostruzione dell’Ucraina con le sue tasse, dice McFaul, quando ci sono quelle riserve. Secondo McFaul il sequestro sarebbe anche un segnale alla Cina di quel che potrebbe accadere, se invadesse Taiwan.
Il gruppo Yermak-McFaul sta anche spingendo l’Europa a mettere sotto sanzioni il commercio di diamanti russi e a una stretta sull’oro, il cui divieto viene aggirato. Ma cerca anche di aprire alcuni fronti in pi: prendere misure contro Rosatom, il monopolio di Stato di Mosca del nucleare, far dichiarare ai governi occidentali la Russia uno Stato sponsor del terrorismo e allargare le sanzioni ai propagandisti filo-putiniani e agli artisti russi che non denunciano il regime. Questa una guerra fra idee – taglia corto McFaul –. Non puoi far finta di essere qualcuno quando sei in Russia e qualcun altro quando sei in Italia.
14 febbraio 2023 (modifica il 14 febbraio 2023 | 22:34)
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