Mecenati, l’eredità del bello: la mostra alle Gallerie d’Italia di Milano

di GIOVANNI BAZOLI

Sostenere l’arte e condividerla con la collettivit. La lezione di Raffaele Mattioli, l’impegno di oggi. Le collezioni, i finanziamenti: agire per il patrimonio culturale

La mostra ospitata dalle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo a Milano Dai Medici ai Rothschild presenta oltre 120 opere di diverse epoche provenienti da prestigiosi musei internazionali come National Gallery di Londra, Muse du Louvre di Parigi, Albertina di Vienna, Staatliche Museen di Berlino e The Morgan Library & Museum di New York. Sono esposti autori come Verrocchio, Michelangelo, Bronzino, Caravaggio, Antoon Van Dyck, Francesco Hayez, e un inedito di Giorgio Morandi. Per Intesa Sanpaolo, e per me in particolare, un ulteriore motivo di orgoglio il fatto che il percorso espositivo si concluda con una sezione dedicata a Raffaele Mattioli, il banchiere umanista che tra gli anni Trenta e gli anni Settanta del Novecento guid la Banca commerciale italiana, confluita nel gruppo Intesa Sanpaolo, e che fu tra i protagonisti dello sviluppo culturale del Paese.

Molti dei maggiori mecenati, collezionisti e filantropi di tutti i tempi sono stati dei grandi banchieri che hanno voluto consacrare la loro ascesa sociale gareggiando con l’aristocrazia e i sovrani nel proteggere e incoraggiare gli artisti, anche acquistando le loro opere. Alcune di queste collezioni sono andate disperse, altre sono confluite nei musei e altre infine, giunte sino a noi, sono ancora possedute dagli eredi di coloro che le avevano realizzate. Per i grandi banchieri, mecenatismo artistico e collezionismo appaiono strumenti strategici di rappresentazione e di affermazione sociale, o meglio un esempio eloquente della sapiente trasformazione di capitale economico in capitale culturale e simbolico.

Il rapporto tra denaro e arte ha assunto nel corso della storia significati diversi, talora contraddittori. un rapporto tra opposti. E spesso lo stato: cio finalizzato all’esercizio del potere, del consenso e all’esibizione di una differenza di status sociale. Ma, nella stagione in cui si sono affermati i valori democratici, si andata profilando, come possibile, anche una reciprocit. Non pi l’arte influenzata dal committente, ma l’arte che modifica la committenza e quindi l’uso del denaro.

Nel quadro politico democratico, il denaro pu dispiegare la propria forza in senso positivo, come forza etica di cui la bellezza e arte sono l’espressione e il suggello. Si pu da questo punto di vista sostenere che un patrimonio di alto livello artistico e culturale — come quello che stato costruito da banchieri e mecenati — rappresenta una forma nobile di restituzione alla collettivit, all’umanit. un dato di fatto, invero, che senza il sostegno dato agli artisti da finanzieri e banchieri molte opere d’arte non avrebbero mai visto la luce. Questo avvenuto in Italia, come in Europa, come negli Stati Uniti.

Nel corso degli ultimi secoli, larga parte delle opere di propriet di finanzieri e banchieri poi confluita in importanti collezioni pubbliche e private di tutto il mondo e oggi possiamo ammirarne in questa mostra una rappresentativa selezione. Quella che Intesa Sanpaolo presenta un’originale e raffinata esposizione che racconta come dal Rinascimento all’et moderna la relazione tra banchieri e artisti abbia trasformato la ricchezza finanziaria in un patrimonio artistico di inestimabile valore. La fiducia e l’appoggio accordato a grandi artisti da figure illuminate di banchieri e mecenati, tra cui Mattioli, hanno prodotto nel corso dei secoli la nascita di tanti capolavori. Alcuni di essi possono essere ammirati in questa mostra grazie ai prestiti concessi da musei nazionali e internazionali.

Mattioli, di cui ricorrer l’anno prossimo il cinquantesimo dalla scomparsa, fu amico e sostenitore di artisti, scrittori e critici, e contribu anche a realizzare importanti iniziative editoriali, tra cui la monumentale catalogazione e pubblicazione del patrimonio artistico dei musei di Milano. Amico di Croce, di Roberto Longhi, ammiratore di artisti come Giacomo Manz, Giorgio Morandi e Renato Guttuso, diede credito alla nuova generazione di intellettuali del dopoguerra.

Occuparsi della cultura, della crescita e della societ civile condizione perch ci sia la possibilit di una crescita della banca stessa. Ritengo che l’animo di una banca, e non parlo solo di aspetti e implicazioni nell’ambito della cultura e dell’arte, sia nell’impegno, nel dovere che una banca deve avvertire — e che nella nostra Costituzione trova anche dei riferimenti espliciti — di contribuire al progresso non solo economico ma civile del Paese.

In tale contesto, l’impegno di Intesa Sanpaolo nel campo dell’arte e della cultura considerato, non solo in Italia ma anche all’estero, come un esempio di moderna interpretazione del mecenatismo, all’insegna del senso di responsabilit sociale che permea tutta l’attivit della banca. Ne sono testimonianza le quattro sedi museali di Gallerie d’Italia a Milano, Napoli, Torino e Vicenza, create per condividere con la collettivit palazzi storici e collezioni d’arte di propriet. I valori etici e culturali che hanno sempre guidato l’operato di Raffaele Mattioli verso obiettivi di interesse generale sono la sua eredit pi importante. Un’eredit che continua a ispirare l’attivit di Intesa Sanpaolo.

L’autore e la mostra

Giovanni Bazoli, autore dell’intervento che qui pubblichiamo, presidente emerito di Intesa Sanpaolo: domenica 18 dicembre compir 90 anni. La mostra Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi, a cura di Fernando Mazzocca e Sebastian Schtze con il coordinamento generale di Gianfranco Brunelli, in corso a Milano, alle Gallerie d’Italia, museo di Intesa Sanpaolo, fino al 26 marzo: la sezione finale dedicata a Raffaele Mattioli (1895–1973), di cui nel 2023 si celebreranno i 50 anni dalla scomparsa.

15 dicembre 2022 (modifica il 15 dicembre 2022 | 21:47)

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, 2022-12-15 20:48:00, Sostenere l’arte e condividerla con la collettività. La lezione di Raffaele Mattioli, l’impegno di oggi. Le collezioni, i finanziamenti: agire per il patrimonio culturale, GIOVANNI BAZOLI

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