Il governo Meloni, nel suo primo Consiglio dei ministri, ha deciso tra l’altro di far rientrare in servizio circa 4 mila medici che hanno rifiutato di vaccinarsi contro il Covid prima della scadenza del 31 dicembre; in molti, anche tra i medici, sono contrari Nella giornata di lunedì 31 ottobre, durante il suo primo Consiglio dei ministri operativo, il governo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di reintegrare immediatamente in servizio, senza aspettare la scadenza prevista del 31 dicembre, i medici che hanno rifiutato di vaccinarsi. Si tratta — come scritto qui da Margherita De Bac —di circa 4 mila dottori e operatori sanitari. Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha motivato la scelta sia con un quadro epidemiologico molto meno allarmante dei mesi scorsi, sia con carenze di organico che richiedono di «garantire il diritto alla salute». Come sintetizzato su PrimaOra da Gianluca Mercuri, lo sconto ai medici no vax ha una chiara valenza politica, espressa dalla voglia di dare un segnale di «discontinuità» con i governi precedenti. La premier ci teneva in quanto unica oppositrice di tutti gli ultimi esecutivi — ruolo che le è valso la conquista di Palazzo Chigi — e l’ha spiegato così: «Il Covid era diventato tema da campagna elettorale, era diventato ideologico e questo non ci ha aiutato ad assumere provvedimenti efficaci. Chi diceva altro era indicato come un mostro». Dopodiché, la carenza di personale medico è un problema oggettivamente drammatico, come ha spiegato l’ultimo Dataroom di Milena Gabanelli e Simona Ravizza: saldo negativo tra nuovo specialisti e pensionati, medici «gettonisti» strapagati che saltano da un turno all’altro, bandi disertati. La prossima mossa del governo, rivela Francesco Verderami, potrebbe essere l’abolizione del numero chiuso per l’ingresso all’università. Quanto alla retromarcia sulle mascherine – che restano obbligatorie negli ospedali e nelle Rsa -, nonostante i dinieghi del ministro di quello si tratta: una retromarcia, dovuta al monito di Mattarella contro il «liberi tutti» e all’allarme del mondo medico. Quindi una retromarcia opportuna. Per confermare il trend liberalizzatore, il governo pensa invece di accorciare l’isolamento dei positivi (ora è di 5 giorni a partire dall’assenza di sintomi e con tampone negativo). Le polemiche politiche (anche nella maggioranza)La decisione di reintegrare i medici No Vax ha scatenato diverse polemiche. Anzitutto politiche: sia da parte dell’opposizione («Il Governo Meloni ha fatto nel suo Cdm di esordio la sua prima scelta. Ha premiato i No Vax. Peggio di così era difficile iniziare», ha scritto Enrico Letta, segretario del Pd), sia da parte della maggioranza. «Forse si sarebbe potuta attendere la scadenza naturale della misura, il 31 dicembre, così da evitare che la maggioranza silenziosa di chi, onorando il camice, si è responsabilmente vaccinato si sentisse sconfitta dalla minoranza chiassosa dei No vax. Ma se lo chiede a me, chi è No vax, e quindi va contro la medicina e la scienza, non dovrebbe operare in campo sanitario», ha detto alla «Stampa» Licia Ronzulli , capogruppo dei Forza Italia al Senato. Il giono prima, sempre alla Stampa, Alessandro Cattaneo, capogruppo di Forza Italia alla Camera, aveva detto che «mi sembra un ossimoro un medico no-vax e da cittadino non vorrei avere davanti un medico che non si è vaccinato». Le polemiche tra i mediciPolemiche sono sorte anche dal campo medico-scientifico. «Il reintegro dei sanitari non vaccinati e le “sanatorie” per i no-vax rappresentano un’amnistia anti-scientifica e diseducativa», ha detto la fondazione Gimbe. «Ho qualche dubbio sulla capacità» dei medici no vax «di fare ricerca scientifica. Gli farei fare un corso tipo quelli che si fanno quando perdi la patente. Un corso immunologia e vaccinazione, così almeno scoprirebbero le indicazioni della scienza», ha detto a «Un giorno da pecora» su Rai Radio 1 il virologo dell’Università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi del capoluogo lombardo. Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, spiega che «ovviamente devono essere medici in linea con la scienza, quelli che vengono reintegrati»: ma fra gli operatori lasciati fuori «ce ne sono diversi che non sono realmente no-vax, ma è gente che ha fatto una dose o due dosi e magari non ha fatto il richiamo. In mezzo ci sono anche situazioni un po’ più ibride rispetto al no-vax che non vuole fare proprio niente per la sua ideologia totalizzante». Anche l’infettivologo Matteo Bassetti è stato contestato nella giornata del 31 ottobre al teatro Verdi di Gorizia dai no vax: dopo aver chiesto di uscire a chi non era d’accordo, per permettere a chi era interessato di poter seguire l’incontro, è stato costretto a farlo a sua volta dopo che la protesta era arrivata sotto il palco, ed è tornato in albergo scortato dalle forze dell’ordine. Antonio Ferro, presidente della Siti, la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica, aveva detto al Corriere che, sul ritorno al lavoro dei dipendenti no vax, c’erano anche problemi organizzativi: «I rapporti tra i sospesi e quelli che hanno continuato a lavorare, sobbarcandosi di molte ore di straordinario a vantaggio di colleghi rimasti a casa, sono tesi. In genere i no vax si concentrano a gruppi di due-tre nello stesso servizio perché l’uno tira l’altro e quindi è successo che in alcuni reparti si siano avuti grossi buchi di organico. Ci deve essere l’evidenza che chi ritorna al lavoro non mette a rischio gli altri. È un fenomeno che ha creato grosse discussioni nei reparti e rischia di innestare tensioni». Articolo in aggiornamento… 1 novembre 2022 (modifica il 1 novembre 2022 | 11:20) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-01 09:55:00, Il governo Meloni, nel suo primo Consiglio dei ministri, ha deciso tra l’altro di far rientrare in servizio circa 4 mila medici che hanno rifiutato di vaccinarsi contro il Covid prima della scadenza del 31 dicembre; in molti, anche tra i medici, sono contrari, Redazione Online