Medici obiettori di coscienza: quando tutelare il nascituro tutela anche il profitto

Medici obiettori di coscienza: quando tutelare il nascituro tutela anche il profitto

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di Roberto Saviano

La foto parla da sola: «Tieni le tue leggi lontano dal mio corpo» porta scritto sulla propria pelle una donna che protestava in piazza a Los Angeles contro la recente sentenza della Corte suprema Usa che ha cancellato il diritto costituzionale all’aborto

Questa rubrica di Roberto Saviano è stata pubblicata su 7 in edicola l’8 luglio. E’ dedicata alla fotografia. Meglio, ad una foto «da condividere con voi — spiega l’autore — che possa raccontare una storia attraverso uno scatto». Perché «la fotografia è testimonianza e indica il compito di dare e di essere prova. Una prova quando la incontri devi proteggerla, mostrarla, testimoniarla. Devi diventare tu stesso prova»

Dice che in Molise ci sono solo due medici abortisti e che le cose vanno male, ma io ricordo che fino a pochi anni fa non ce n’era nemmeno uno. Fino a pochissimo tempo fa in Molise tutte le strutture pubbliche praticavano l’obiezione di coscienza al 100% e quindi, chi avesse voluto abortire, avrebbe dovuto spostarsi altrove. E altrove le cose non andavano e non vanno molto meglio. Ciò che è accaduto negli Usa ha acceso i riflettori su un dramma eterno – l’accesso all’aborto – che solo formalmente ha trovato una soluzione in Italia con la 194 del 1978 e in Usa con la sentenza Roe contro Wade del 1973. L’argomento è interessantissimo e ricco di sfumature, lo si può affrontare attraverso molte lenti, ma quella che preferisco è seguire il profitto: cui prodest? Chi trae profitto dall’aborto negato nelle strutture pubbliche?

IN ITALIA SOLO IL 30% DEI GINECOLOGI PRATICA ABORTI IN STRUTTURE PUBBLICHE. LA SOLUZIONE? IL PRIVATO, DOVE PAGHI PER UN DIRITTO

In Italia solo il 30% dei ginecologi pratica l’aborto nelle strutture pubbliche, ci sono intere aziende ospedaliere in cui tutto il personale ha scelto di obiettare. In queste realtà territoriali, molto più diffuse di quanto si pensi e presenti in ogni angolo del Paese, la soluzione è il privato. Pagare per un diritto che è costituzionalmente garantito. La stessa cosa avveniva – e avverrà in maniera ancor più drammatica – negli Usa dove, se è vero che la sentenza Roe contro Wade garantiva l’accesso all’aborto facendo ricorso al Quattordicesimo Emendamento (diritto alla privacy inteso come diritto di libera scelta, diritto di autodeterminazione), anche lì abortire senza dover pagare era ed è un’impresa ardua. E allora, provando a non apparire complottista, mi domando se la tutela della vita del nascituro non sia piuttosto tutela del profitto.

Mi domando se tutte le persone che, a vario titolo, si impegnano perché un diritto come l’aborto sia considerato un privilegio, un capriccio immorale della donna, o peggio, un metodo di contraccezione, stiano pensando a tutelare i diritti di un essere umano non ancora nato o i profitti di qualche essere umano già nato. Il progressivo smantellamento della sanità pubblica a vantaggio della privata mi farebbe pensare di non essere poi così lontano dal vero. Quindi, se da un lato sentirsi fare la morale o addirittura leggere di esternazioni di esultanza per un diritto negato è davvero inaccettabile, dall’altro dovremmo interrogarci, a prescindere dalle biografie di questo o quel giudice, su quale sia il fine ultimo delle Corti costituzionali; fine non dichiarato, ma sempre perseguito. Su argomenti «divisivi» – come piace a certo giornalismo e a certa politica definire le questioni cruciali che determinano la quotidianità di noi umani – l’orientamento è sempre di base conservatore, tende sempre a cristallizzare lo status quo.

UNA MINORENNE INCINTA, PER IGNORANZA O PER ERRORE, HA LA VITA ROVINATA E NESSUNO NE TUTELERÀ I DIRITTI

Negli Usa, mi si dirà, il diritto c’era, a che pro stabilire che non fosse costituzionalmente garantito e affidarne la gestione ai singoli Stati? Solo formalmente il diritto era garantito; nella prassi gli ostacoli erano tanti e tali da essere già di fatto, il diritto all’aborto, un diritto negato. A questo si aggiunga l’orientamento politico dei giudici della Corte suprema e di alcuni Stati federali e si capisce bene come questa scioccante decisione fosse di fatto nell’aria da tempo e affondi le sue radici nella diserzione delle urne. Possiamo sentirci al sicuro in Italia? No. E non avremmo dovuto sentirci al sicuro nemmeno prima della sentenza Usa. In Italia abortire è relativamente facile per chi ha mezzi propri, quasi impossibile per fasce sociali ed economiche meno tutelate. Ma le fasce più deboli di norma non hanno voce né rappresentanti politici a garantirne i diritti acquisiti. Quindi si dirà sempre che abortire si può, basta volerlo.

Raccontate questa favola a una minorenne di provincia che, per ingenuità, ignoranza o errore è rimasta incinta; raccontatelo a lei che se lo vengono a sapere a casa la sua vita è rovinata! Per lei non è questione divisiva, ma vitale. La direzione dell’Italia è evidente da quando la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibili i tre quesiti referendari che avrebbero stimolato dibattito sul referendum spingendo verso il quorum e dato un impulso importante su diritti conquistati (eutanasia), contrasto alla criminalità organizzata (legalizzazione della cannabis) e responsabilità degli organi giudicanti. La foto che ho scelto parla da sola: tieni le tue leggi lontane dal mio corpo.

8 luglio 2022 (modifica il 8 luglio 2022 | 07:42)

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, 2022-07-09 02:54:00, La foto parla da sola: «Tieni le tue leggi lontano dal mio corpo» porta scritto sulla propria pelle una donna che protestava in piazza a Los Angeles contro la recente sentenza della Corte suprema Usa che ha cancellato il diritto costituzionale all’aborto , Roberto Saviano

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